Il testo si apre con la dedica a Giulio Giorello, matematico e storico della scienza, recentemente scomparso. Fina l’ha definito un “libro sul mito troiano, sul peregrinare di Enea. Una riscrittura, un racconto particolarmente efficace che parla non solo agli esperti, con perle di approfondimento che spaziano tra i saperi e le storie”.
Manzella registra il lavoro di Guidorizzi nell’ambito di una generale riscoperta dell’eroe di Virgilio segnata da diversi articoli e pubblicazioni: “Ognuno di noi dà l’Eneide per letta, ma lo facciamo in età giovane, quando molti elementi possono sfuggire. Rileggendola colpisce in generale la forza, e la modernità di alcuni passaggi, come il dialogo con Didone”. Sul libro di Guidorizzi il sottosegretario ha rilevato come “batta molto su Enea profugo, e il suo approccio di uomo delle istituzioni, costruttore di città, che sceglie il pubblico e lavora coinvolgendo i suoi uomini con grande senso del popolo”.
Guidorizzi ha ricondotto la generale recente rivalutazione di Enea alla sua capacità di “intercettare problemi che ci sono vicini. Enea è un profugo, e Roma nasce da un manipolo di disperati che sbarcano da esuli in una terra che non è loro. Non furono degli eroi a fondare Roma ma gente che veniva dalla terra. Enea al contrario degli eroi omerici non è narcisista, rinuncia a morire gloriosamente con le armi in pugno e salva il vecchio padre, si mette al servizio del suo popolo assumendo i doveri del leader. Nasce così una comunità inclusiva che mette assieme culture diverse, una circostanza che oggi ci fa riflettere, è ciò che dovrebbe essere l’Europa”.
Anche per Fina Enea parla a questi giorni “perché è un eroe della ricostruzione, dei tempi difficili, del senso del dovere, della resistenza, della resilienza”. Per Manzella “Enea è dentro questo nostro tempo, come atteggiamento, approccio e un certo modo di governare una comunità”.
L’autore ha riflettuto su alcune caratteristiche della storia di Enea che hanno permesso che fosse veicolata per così tanto tempo: “Stranieri si è sempre, una parte di noi stessi è sempre straniera a noi stessi e dobbiamo esplorarla. Una delle caratteristiche del mito è che non è mai finito, lo si reinterpreta, veicola valori forti della nostra società”. La particolarità dell’Eneide rispetto alle opere omeriche è che “si fondano delle città, mentre nelle altre si distruggono. Poi l’Iliade e l’Odissea ti mettono direttamente a contatto con il mito mentre l’Eneide è una grande opera della letteratura, il mito arriva dopo. Infine rispecchia meglio le origini dell’Italia, legate alla terra”.
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