La conferenza internazionale è in programma nel Padiglione della Società Civile, Cascina Triulzia, Milano, oggi, 31 agosto 2015
MILANO – Il Ministero della Salute, Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, organizza la Conferenza Internazionale “Prevention and control of Campylobacter in the poultry production system” (Prevenzione e controllo del Campylobacter nel sistema di produzione del pollame).
Al tavolo del dibattito parteciperanno i rappresentanti della Commissione Europea, dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), del Laboratorio Europeo di Riferimento per Campylobacter e dei Laboratori Nazionali di Riferimento di alcuni Stati Membri. Presenti anche le associazioni dei produttori e trasformatori.
Oggetto della conferenza i dati più recenti sui livelli di contaminazione negli allevamenti di pollame e negli alimenti di origine avicola in Europa, l’efficacia delle diverse misure di biosicurezza, i principali fattori di rischio e i punti critici, con particolare attenzione ai sistemi di allevamento in uso. La comunità scientifica e i decisori politici si interrogheranno sull’efficacia delle misure in atto e sulle ulteriori possibili strategie di controllo e prevenzione dagli allevamenti alla tavola, prendendo in esame anche approcci efficaci di comunicazione del rischio in grado di aumentare la consapevolezza dei consumatori.
Per quanto riguarda gli allevamenti di pollame, l’Unione Europea produce circa 14 milioni di tonnellate di carni avicole ogni anno, importa più di 0,8 milioni di tonnellate di carne disossata per un valore di 2,2 miliardi di euro e ne esporta più di 1,5 milioni di tonnellate per un valore vicino ai 2,1 miliardi di euro.
La campylobatteriosi è una delle zoonosi a trasmissione alimentare più diffuse nel territorio dell’Unione con ripercussioni importanti sulla salute pubblica, sulla spesa sanitaria e sull’intera filiera agroalimentare. Solo nel 2013 nell’Unione Europea i dati ufficiali parlano di più di 200 mila casi, con un tasso di mortalità dello 0,05%. Le stime dell’infezione nell’uomo, tuttavia, si aggirano attorno ai 9 milioni di casi ogni anno con un costo di 2,4 miliardi di euro (ECDC/EFSA 2013, EFSA/ECDC, 2014). Si ipotizza, infatti, un numero effettivo di casi maggiore rispetto a quello notificato, poiché si valuta che non tutti vengano diagnosticati.
Il consumo di carne di pollo è la fonte d’infezione più frequente per l’uomo. I fattori di rischio maggiori sono rappresentati dal consumo di carne non sufficientemente cotta e dalla contaminazione in cucina tra alimenti nella loro fase di preparazione e manipolazione. Nello specifico, almeno il 20-30% dei casi umani è imputabile direttamente al consumo di carne di pollo, mentre il 50-80% dei casi troverebbe comunque nel pollame la propria fonte d’infezione.