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Export, Abruzzo a picco nonostante la ripresa nazionale

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Analisi della Cna: tra i mezzi di trasporto male le due ruote, cresce lo spread con la media Italia

PESCARA – Bene le quattro ruote, male le due: risultato, annaspa l’Abruzzo dell’export, nonostante i forti segnali di ripresa a livello nazionale. E’ la fotografia del terzo trimestre del 2012 tracciata da uno studio realizzato da Aldo Ronci, per conto della Cna abruzzese. Tra giugno e settembre scorso, secondo i dati diffusi dall’Istat e pubblicati l’11 dicembre scorso, complessivamente, le esportazioni della nostra regione sono ammontate a 1.646 milioni di euro, conseguendo una flessione di 66 milioni rispetto ai 1.712 dello stesso periodo dell’anno passato. In termini percentuali, il decremento è stato del 3,9%: «Fatto tanto più grave – osserva il curatore dell’indagine – se si considera che, nello stesso periodo l’export in Italia è cresciuto del 2,2%. Insomma, tra Abruzzo e Italia c’è uno spread negativo di 6,1 punti percentuali».
«Il dato negativo abruzzese – illustra ancora Ronci – risente delle difficoltà di quello che resta il comparto produttivo più significativo: la produzione di mezzi di trasporto, che nella nostra realtà pesano per il 35% del totale, contro il 3% nazionale. In realtà, la presenza di alcune corazzate multinazionali in Val di Sangro (Sevel, Honda) si traduce, sempre nel terzo trimestre del 2012, in una lieve ripresa nella vendita di furgoni, con un incremento di 14 milioni di euro, pari al +2,4%, dopo due trimestri di diminuzione; mentre, al contrario, segna decisamente il passo la vendita di moto, con una caduta di 44 milioni, pari a -37,1%. Per tutti gli altri prodotti, invece, la flessione è stata più lieve: -36 milioni, con il -3,5%».

L’andamento negativo del terzo trimestre, così, finisce per incidere pesantemente sull’intera bilancia dell’export nei primi nove mesi dell’anno: tra gennaio e settembre, infatti, le esportazioni hanno registrato un fatturato complessivo di 5.206 milioni di euro, mentre nel 2011 erano state di 5.450: con una flessione, dunque, di 244 milioni di euro. In tal modo, è cresciuto anche il divario tra media regionale e media nazionale: a fronte del -4,5% regionale, il risultato nazionale ha segnato un incrementato del 3,5%, con un differenziale negativo per l’Abruzzo, dunque, che sale addirittura a 8 punti percentuali. Segno più nei primi nove mesi dell’anno – e arriviamo alle poche note positive – si registra nella produzione di articoli farmaceutici (44 milioni; +19,7%); macchine e apparecchiature (30 milioni; +6,7%); prodotti agricoli (4 milioni; +10,3%). Andamento in pareggio, invece, per quel che riguarda un altro settore importante della nostra economia, come l’agro-alimentare (319 milioni di euro).
«L’Abruzzo dell’export – commenta il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo – continua ad essere dominato, nel bene e nel male, e nonostante la pluriennale mancanza di politiche per l’attrazione di nuovi investimenti, dall’andamento dei grandi gruppi industriali, che per anni ha condizionato positivamente le esportazioni abruzzesi». «Tuttavia – prosegue – oggi si tratta di cambiare passo, senza più fare della produzione di mezzi di trasporto l’unico riferimento del nostro export: il tentativo di strutturare il sistema delle piccole imprese sui mercati internazionali, anche attraverso la creazione di poli di innovazione e di reti d’impresa, a nostro giudizio muove nella giusta direzione. Che è quella di accrescere la capacità competitiva, e perciò anche sui mercati esteri, di quel tessuto di Pmi e micro-imprese, che da sempre viene considerato spina dorsale della nostra struttura produttiva. Da solo, tuttavia, senza una strategia che unisca gli interessi dei grandi e dei piccoli, con azioni incisive e mirate da parte delle istituzioni, questo tentativo si rivelerà insufficiente».

 

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