Flette il made in Abruzzo nei primi tre mesi 2019: automotive ok, crollano gli altri settori. Pescara a picco, ecco tutti i dettagli
PESCARA – Diciassette milioni di euro in meno. É il bilancio, tutt’altro che esaltante, che affonda l’Abruzzo delle esportazioni nei primi tre mesi del 2019. A rivelarlo è lo studio condotto da Aldo Ronci per la CNA Abruzzo, studio secondo il quale l’ammontare complessivo dell’export delle nostre imprese, tra gennaio e marzo di quest’anno, si è fermato a quota 2.184 milioni di euro, contro i 2.201 dello stesso periodo dell’anno passato: con una differenza di 17 milioni di euro. Cifre che, tradotte in percentuale, vogliono dire lo 0,7% in meno di un anno fa, in un Paese – l’Italia – in cui al contrario la bilancia commerciale, alla stessa voce, segna un incremento di due punti percentuali. Un dato impietoso, tanto più se confrontato con la performance di un anno fa, quando l’incremento sull’anno precedente era stato addirittura del 7%.
Bilancio negativo, insomma, senza tanti giri di parole, come illustra lo stesso curatore dell’indagine: «Il risultato della nostra regione è frutto dell’andamento opposto di due settori: da una parte l’automotive, con il vento sempre in poppa, una crescita complessiva di 42 milioni di euro e un aumento percentuale del 3,8% a fronte di una flessione nazionale del 3,5%; dall’altra, invece, il crollo pressoché generalizzato degli altri settori, eccezion fatta per il ramo della pelletteria, protagonisti di un saldo negativo di ben 59 milioni di euro».
Con l’eccezione insomma per le pelletterie (17 milioni in più in carniere), insomma, sono stati tutti gli altri comparti produttivi a segnare pesantemente il passo: così le apparecchiature elettriche (-18 milioni), la farmaceutica (-16), la gomma e la plastica (-16), le macchine e gli apparecchi (-23).
Facile immaginare il riflesso automatico dell’andamento dell’export sulle province abruzzesi. Così, se proprio grazie ai mezzi di trasporto la provincia di Chieti conferma la propria storica leadership (15 milioni in più nell’indagine trimestrale), le altre si ritrovano a sommare le conseguenze della flessione di più comparti. Con effetti pressoché nulli all’Aquila (comunque capace di un milione in più), assai negativi nel Teramano (-13 milioni, con il buon andamento delle pelletterie non in grado di compensare le perdite dell’area farmaceutica), addirittura pesantissimi nel Pescarese: -20 milioni di euro, con un crollo percentuale del 13,5% rispetto all’anno precedente.
L’agro-alimentare, infine, perde a sua volta colpi, passando da 152 milioni del primo trimestre 2018 a 149 del 2019, e dunque con un decremento di 3 milioni di euro. Anche qui, manco a dirlo, in netta controtendenza rispetto alla media nazionale, che cresce del 5,3%, contro la flessione abruzzese dell’ 1,8%.