Per la prima volta l’approccio alla tematica del beat, come analisi di un grande periodo spartiacque nella storia del costume e della musica leggera italiana verrà affrontato con un taglio scientifico e metodologico. L’incontro si presenterà come un mix vivace di notizie, curiosità ed anche performance live.
L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento di Studi Classici della Facoltà e avrà come animatori tre testimoni oculari dell’epoca che, con diverso grado di coinvolgimento, forniranno un’esaustiva immagine del fenomeno: un cantante di fama nazionale (Gene Guglielmi), un attento osservatore dell’atmosfera del Piper (Claudio Scarpa) ed un prototipo del fenomeno beat di provincia (Umberto Bultrighini) .
Gene Guglielmi, cantautore italiano giunto alla notorietà negli anni’60, in pieno periodo beat, ebbe un enorme successo con “I capelli lunghi” che divenne uno dei brani manifesto di quell’epoca.
Personaggio eccentrico anche nel look (famosi i suoi occhialini rotondi), ha continuato nel tempo ad avere il favore del pubblico (da ricordare la canzone “E voi, e voi, e voi” ), collaborando anche con grandi nomi della musica italiana.
Negli anni’70 diventa docente universitario e forma i Questions, gruppo che abbraccia un genere decisamente diverso dalle sue origini musicali, la disco music (“Devil” la loro canzone più famosa). Dopo lo scioglimento della band, si ritira per alcuni anni dall’attività. Torna dopo circa venti anni quando viene prepotentemente riscoperto dai gruppi della nuova ondata beat ed il suo nome si accosta agli Avvoltoi, con cui poi inciderà nel 2008 anche due versioni de “I capelli lunghi” e “E voi, e voi, e voi”. Riprende così a fare concerti e nel 1998 viene ospitato nella trasmissione di Fabio Fazio “Quelli che il Calcio”. Ultimo suo lavoro discografico è “Le lavandaie di Maggie”, uscito lo scorso anno.
Claudio Scarpa è uno dei più importanti critici musicali italiani, profondo conoscitore degli anni ’60, del beat italiano, inglese ed americano, nonché dei cantautori ’60, ’70, ’80 americani, del folk music & protest songs, rock e pop in generale. È stato l’ideatore ed animatore della fanzine “Anni’60” (uscita a cavallo fra la fine degli anni’80 e l’inizio dei ’90), coautore con Red Ronnie dell’enciclopedia edita dalla Fratelli Fabbri Editori “Quei favolosi Anni Sessanta”, nonché collaboratore di riviste quali “Raro!”, “Ciao 2001”, “Music”, “Vintage!”, “Musikbox” (da lui anche fondata), autore del libro “Ma che cover abbiamo noi”, ideatore del gruppo su facebook “Quelli che gli anni’60…”, coautore con Gene Guglielmi e Umberto Bultrighini di una monografia di prossima pubblicazione sulla rivoluzione musicale degli anni’60.
Umberto Bultrighini è oggi Direttore del Dipartimento di Studi Classici dall’Antico al Contemporaneo della Facoltà di Lettere dell’Università G. d’Annunzio; in occasione di questo seminario interverrà come critico musicale con alle spalle un cospicuo pedigree di articoli e saggi sulla musica leggera del secondo dopoguerra nonchè in veste di protagonista “secondario” del beat italiano in quanto leader dei Tubi Lungimiranti, band ancora oggi in attività che ha un suo pubblico di nicchia ed è molto ricercata anche a livello collezionistico.
L’ingresso al seminario è aperto a tutti.
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