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Fd’I-An su Avvio anno scolastico

da Redazione

PESCARA – Riceviamo e pubblichiamo la nota della Prof.ssa Alessandra Petri, Dipartimento Regione Abruzzo Scuola e infanzia FDI AN:  “Riprende, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, la propaganda del premier. Ma chi vive la scuola sa benissimo che rimangono sul tappeto i problemi più emergenti tra cui l’edilizia scolastica, relegata ad interventi “liberali” che premieranno solo le scuole che avranno nel loro territorio magnati pronti ad intervenire.

Del resto era stampato a chiare lettere nel racconto de “La buona scuola”: che gli investimenti non possono essere solo a carico dello Stato. Il Def parla altrettanto chiaro: nei prossimi cinque anni la spesa dell’istruzione calerà dal 3.7 al 3,5 % ben lontana dalla media europea del 5.7%.

Dietro la propaganda del merito avremo, grazie alle scelte sulle assunzioni, almeno la metà dei professori assunti che non hanno mai messo piede nelle scuole. Sono lasciati a casa coloro che finora hanno sostenuto i nostri ragazzi e sono da loro conosciuti, in barba alla sbandierata “continuità didattica”, e che hanno conseguito pari titoli di abilitazione. I neo assunti non assicurano la copertura delle materie, le più richieste, come quelle scientifiche e questo ricadrà sulla qualità dell’insegnamento essendo autorizzati dalla legge approvata ad insegnare su “classi affini”. Tradotto: professori di matematica abilitati in computisteria valuteranno i nostri figli, professori di diritto che somministreranno l’Invalsi di Italiano…

Per gli esclusi anche la beffa: nelle tv di Stato, è data la notizia che verrà bandito un concorso per recuperare abilitati mancanti in quelle materie. Peccato che il concorso, inutile e costoso, il Governo l’abbia voluto per dare loro un contentino, non perchè non ci siano abilitati preparati. La soluzione ragionevole, rispettosa delle norme europee, meno costosa per lo Stato e di qualità per gli studenti era quella, proposta dalle opposizioni, FDI AN in testa, di assumere attraverso un concorso per titoli.

L’Europa stabilisce la equipollenza dei titoli di abilitazione e un nuovo concorso non è necessario per selezionare chi già ha superato prove di Stato ed in vista del 40 % di pensionamenti di professori di ruolo. Renzi pensava, giocando a fare il furbo, di evitare la maxi multa in arrivo dall’Europa che ha condannato l’italia per l’abuso dell’utilizzo di supplenti su posti vacanti invece che bandire concorsi. Ciò varrà per quei docenti assunti che nelle Gae lavoravano da tempo, ma per la metà di loro, che non hanno mai lavorato, non avrà effetto. Lo avrà per i docenti, i veri precari della scuola, abilitati ed esclusi dal piano, che faranno ricorso. E che lo Stato dovrà risarcire con ingenti conseguenze sulle tasche dei cittadini italiani.

Le modalità di assunzioni avranno ricadute anche sulla continuità didattica ed il benessere dei docenti. Un piano comprendente gli abilitati – senza l’escamotage dell'”organico potenziato”, ideato non per sostenere l’autonomia scolastica ma per sistemare docenti che non sanno dove farli insegnare e che andranno a ricoprire mortificanti mansioni “multitasking” (supplenze, materie da “potenziare”) – avrebbe evitato di far partire lontano da casa tanti docenti, in gran parte madri di famiglia, con ripercussioni ovvie sulla resa e sulla stabilità dell’insegnamento. Le cattedre ci sono nel territorio, ma per scelte governative, (non basate sul fabbisogno delle scuole ma sullo “svuotamento di una graduatoria”), sono state riservate ai docenti che andranno a confluire negli “albi territoriali”, compresi nella fase C del piano, da avviarsi nel 2016, costringendo altri a partire. Esemplare in tal senso la protesta sarda.

A completare il quadro dello smantellamento della scuola pubblica, della dignità della professionalità dei docenti e della libertà di insegnamento è la nota dolente dell’assetto aziendalistico previsti dalla Riforma Renzi: da precari rimarranno precari. Si passerà, appena andata a regime la “Riforma” , dall’attesa in una graduatoria all’attesa in un “albo” aspettando la chiamata di un dirigente che secondo il nuovo assetto comanderà l’azienda scuola. Rinnovando o meno il suo contratto. Precarietà e timori che si ripercuoteranno sugli alunni. Il tutto condito dalla volontà di prevedere un potere piramidale di controllo sulla scuola senza precedenti, che dal Miur arriva ai docenti, essendo stati stanziati 7 milioni di euro per anno per assumere senza concorso dirigenti Miur che controlleranno i dirigenti scolastici(senza competenze specifiche essendo dei docenti), che a loro volta assumono e controllano i docenti. Con la ciliegina sulla torta di un comitato di valutazione che non ha eguali in Europa e che dovrebbe essere connotato da caratteristiche di imparzialità e terzietà.

Noi combatteremo per affermare senza sosta che la scuola è una libera comunità educante non una azienda. Che il lavoro di team basato sulla fiducia in ogni ruolo dà vigore ad un organismo vitale per il nostro tessuto sociale. E che la missione della scuola, fermo restando la possibilità di dialogare con il tessuto sociale ed economico del Paese, elemento introdotto dai nostri governi precedenti, non può ridursi a reclutamento del mercato del lavoro e non può prescindere dalla missione formativa della coscienza critica dei futuri cittadini italiani”.

 

 

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