Era nato a Montazzoli nel 1897 e studiò a L’Aquila, servì l’Esercito nella gloriosa Brigata “Pinerolo”
L’AQUILA – Filippo, Gino, Aldo Franceschelli nacque a Montazzoli (CH) in via del Popolo, il 21 settembre del 1897 da Vincenzo, Rocco, Antonio Franceschelli (trentanovenne “gentiluomo” – figlio di Filippo, e Teresa Marchione) e Marianna, Luisa, Elvira Castracane (ventottenne nata a Villa Santa Maria (CH) e figlia del Cav. Saverio e di Matilde Sabelli). I genitori di Filippo si sposarono a Villa Santa Maria il 18 ottobre del 1894. Nel 1916, Filippo, conseguì la licenza nella Sezione Fisico-Matematica del Regio Istituto Tecnico dell’Aquila. Terminati gli studi entrò alla Scuola militare di Modena. Ne uscì sottotenente di Fanteria e partì immediatamente per il fronte.
Servì l’Esercito nella gloriosa Brigata “Pinerolo” (13° Fanteria). Con fede, impeto e sprezzo del pericolo prese parte ad ogni combattimento. Poi il 24 ottobre 1918, all’inizio della travolgente offensiva sul Monte Val Bella, cadde da eroe, guidando con slancio sublime i suoi uomini all’attacco della trincea nemica.
Ecco la motivazione con la quale gli venne assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Mirabile esempio di valore, col suo reparto, attraversò una zona fortemente battuta dall’artiglieria nemica e fra i primi irruppe nella trincea avversaria, impegnandosi in viva lotta corpo a corpo. Ferito gravemente, non desistette dall’azione finché le forze glielo permisero, ed esplicò continua opera di incitamento alla resistenza, rimanendo infine nuovamente colpito . – Stenfle, 24 ottobre 1918”.
Il cappellano militare del 13° Reggimento Fanteria, rev. Giuseppe Abate così scrisse: “Il Sottotenente Franceschelli Filippo di questo reggimento rimase disperso nei combattimenti che si svolsero sul monte Val Bella nella notte del 23-24 ottobre scorso. Pieno di slancio ed entusiasmo era penetrato col suo plotone nella seconda trincea nemica, quando dai suoi soldati fu visto cadere ferito ad una gamba ed al petto …”. Un soldato ricordò: “ Il sottotenente Franceschelli, ferito gravemente, disse a chi cercò di soccorrerlo: « Lasciami ! …. Compi il tuo dovere! ….. Io muoio! …. “.
Dopo la battaglia, i suoi fanti, in quella montagna piena di cadaveri cercarono il suo corpo. Ma non ne trovarono traccia e il cappellano militare: “É però molto probabile, che questi sia stato raccolto e poi seppellito dal nemico stesso sul posto. Anche dopo l’azione vittoriosa del mese scorso furono fatte ricerche sul luogo dove il valoroso Ufficiale era caduto, ma sempre con risultato negativo”.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”