Il Mountain Festival saluta i turisti fra tartufi, sette note e vin brulé
OVINDOLI (AQ) – Se vi foste dimenticati che l’inverno, di rigido, ha solo la temperatura, ma non il cuore, l’Ovindoli Mountain Festival è qui proprio per ricordarvelo. Parte la tre giorni nevosa dell’avventura ad alta quota. Inaugurazione col botto fra il profumo mistico degli odori buoni del villaggio enogastronomico d’Abruzzo sulle frequenze di Radio Globo. Inizia tutto da qui.
Il 23 e il 24 gennaio, l’antica montagna d’Abruzzo scende a valle dalla vetta più alta della catena appenninica per andare incontro ai turisti, abbracciandoli di novità. C’è solo uno zero che vale il prezzo di 1000 dobloni d’oro ed è la O maiuscola all’inizio del trittico di parole dell‘Ovindoli Mountain Festival: la prima maratona di festa e sport sulla neve che dà un senso e un significato alla neve stessa. Fra le vette innevate d’oro bianco dell’Appennino, s’è bevuto tutto d’un sorso, la sera del 22 gennaio, la prima goccia di vino buono della seconda edizione del Festival della Montagna che esplode ed implode in Abruzzo. Ciurme di turisti indaffarate ai piedi del villaggio enogastronomico allestito in pieno centro storico ovindolese: l’abbraccio fra la vetta e la valle è riuscito perfettamente. Portata a casa l’iscrizione ai corsi d‘alta quota, sabato 23 gennaio, allo spuntare della prima alba mattutina, si incomincerà a svariare sulle piste da sci di Ovindoli Monte Magnola Impianti, grazie alle pratiche degli innumerevoli sport proposti dal programma di una festa sportiva che sa letteralmente d’Abruzzo. Presso piazza San Rocco, hanno preso vita, in vista dell’inaugurazione, le ‘case’ di legno dei prodotti più tipici del territorio, assieme ad una degustazione di liquido divino, quale vini, liquori e vin brulé, protagonisti di un lancio ufficiale del Festival della Montagna con la gente e per la gente che indossa gli sci al posto delle scarpe da ginnastica. Un adventure mini-camp (suddiviso in tre momenti di gioco avventuroso quali due ponti tibetani e la carrucola) ha fatto breccia nel cuore dell’inverno. Le redini del campo avventura sono state trainate da Vincenzo Salino e Felice Flavi, volontari della Pivec (Pronto Intervento Volontario Emergenze Civili), in collaborazione con la Edil Extrime (ditta specializzata in formazione e realizzazione di attrezzature in casi emergenziali) e la UTS (Unione tecnica di Soccorso).
Partner ufficiale e colonna sonora roboante, da due anni a questa parte, del Festival che cuce sui giacconi da sci dei visitatori il logo del divertimento, Radio Globo, la radio della Capitale, frequenza ascoltatissima che, grazie ad una collaborazione sinergica con Monte Magnola Impianti, darà voce, durante la tre giorni ovindolese, alle piste da sci innevate dedite allo sport. «Il paese di Ovindoli ci ha accolto nel migliore dei modi. – spiegano le due voci annidate da anni nei microfoni parlanti di radio Globo quali Roberto Marchetti e Federico della Valle, accompagnati dal tecnico Alessandro Battisti – L’anno scorso, abbiamo vissuto il Festival con il massimo dell’entusiasmo. Quest’anno, – aggiungono – speriamo di aumentare l’asticella del divertimento. La scorsa stagione dell’Ovindoli Mountain Festival ci ha lasciato nel cuore il ricordo del vero spirito avventuroso della montagna; in fondo, – spiegano – per accalappiare il respiro dei monti silvestri, non occorre andare fin sulle Dolomiti; dietro l’angolo di casa, infatti, dal Lazio all’Abruzzo, è possibile trovare, ad Ovindoli, gli occhi più belli ed appassionati della montagna». Ad addolcire la satira genuina dei tre della Radio maestra di Roma, la cioccolatiera adottata marsicana Margaret Di Lauridsen, titolare, assieme al marito, della realtà gastronomica ‘Gaudeamus’. «La mia azienda vive nella Marsica da 10 anni di età: mi sono trasferita qui nel 1997 e, proprio lungo via Moretti, ho dato alla luce questo crocevia color nero fondente. La specialità di ‘Gaudeamus’ è rappresentata dai cioccolatini ripieni. Oggi, nonostante l’economia non galoppante italiana, non ho affatto dei ripensamenti: l’Italia è bella, soprattutto dal punto di vista umano».
Fra i sapori e gli odori di un ‘noi’ viaggiatore del tempo, che vaga ancora per i boschi sacri della memoria, si ritrova quello del tartufo vero, il ‘quarzo’ prezioso delle terre abruzzesi. L’azienda ‘La Serra’ di Marcello Marcanio, a Celano, culla di tartufi freschi e dei prodotti tipici del bosco, ha sposato in pieno lo spirito guida del Mountain Festival, assumendo su di sé l’incarico di un paradisiaco percorso guidato fra gli aromi accattivanti di una terra antica, ma moderna al contempo. «Attivo sin dal 2002, produco tutte le tipologie di tartufo, fra cui spicca il rinomato tartufo bianco. Per andare a caccia dell’oro nero e bianco, soprattutto nelle nostre zone, occorre avere in primis un buon fiuto cagnesco di fianco e, in secundis, tanta passione archiviata nella testa, per non parlare poi di un amore smisurato per Madre Natura».
Si è passati, infine, dal palato che degusta il sapore salato al gemello che preferisce, invece, l’invitante miele delicato dell’apicoltore Fabio Alberto Montagliani, esperto di api per la terza generazione e originario di Aielli. Nel villaggio enogastronomico di piazza, quindi, fra i passi mai assordanti delle note suonate dai ragazzi del ‘Folk and Blues dall’Abruzzo all’Irlanda’, si ode anche l’odore di un miele da medaglia d’argento. «Io sono un produttore biologico, arrivato a produrre, quest’anno, circa 14 tipologie di miele, alcune delle quali anche premiate a livello nazionale. Fra di esse, spicca l’acacia, varietà più quotata per quel che concerne la stagione odierna. Il nostro fiore all’occhiello – continua il produttore – è raffigurato dal Millefiori. Lo ‘fabbrichiamo’, grazie alla fatica di 500 alveari, sopra gli 850 metri di altitudine». Un miele che ancora resiste, quindi, contro il fantasma degli insetticidi.
La Piazza di Ovindoli è divenuta, per una sera sola, quindi, il luogo preferito del ritrovo del gusto prima che dei sensi più ovvi della vista e del tatto. Durante le giornale di sabato e domenica, invece, la neve compierà il tanto atteso e affamato altro passo in avanti, lungo il tragitto del turismo di qualità. Colonna sonora della serata di presentazione del Festival, il grido di battaglia musicale di un gruppo sui generis. Di sangue spiccatamente irlandese, la voce del complesso ‘Adriano Tarullo Band’, è ora residente ad Avezzano da oltre 15 anni, dove ha avuto modo di incrociare i giusti binari per far sì che la locomotiva della sua musica, a metà strada fra il rock, il celtico e l’armonia irlandese, trovasse il giusto sospiro. Lungo il corso principale del Comune montano, inoltre, ci si inerpica e ci si incammina per i ‘divini sapori’ del luogo. Presente all’appello dei ricamatori del gusto proibito, anche il signor Gabriele Gemini, esperto di gastronomia: «I miei prodotti di punta – dice – sono salumi e formaggi abruzzesi. La mia azienda è in vita da 10 anni circa, ed è ‘seduta’ accanto alla produzione personale che ho di liquori, la quale sopravvive da sei anni». Prodotti apprezzati, questi, in tutto il mondo, esportati anche in America. Fa da contraltare alla carne di qualità, il legume sano della terra marsa. A Santa Jona, frazione di Ovindoli, fa tappa un’azienda che ha a che fare con la concezione più antica della ricchezza del territorio; si chiama ‘Come natura crea’ e fa le scarpe all’urbanesimo odierno. Alessandro Marcanio, imprenditore agricolo dall’anima verace, vende praticamente natura. «Tratto legumi, tartufi e prodotti di nicchia, assieme al più particolare topinambur rosso, un prodotto che da 15 anni coltivo e curo personalmente. È la famosa ‘patata dei poveri’, nata in cattività in quanto pianta infestante. In gergo, ha nome di ‘Carciofo di Gerusalemme’, una pietanza molto salutare dal punto di vista della celiachia». Fritto o in brodo, è un toccasana contro il freddo strillante dell’inverno.
A chiudere un ventaglio di espositori enogastronomici low cost, ma di hight quality, che fanno da specchio all’identità più intima di un territorio, anche il cartello del sociale. L’Associazione ‘A.s.d. One Love’, che ha sede proprio nel Comune di Ovindoli stesso, è una parentesi positiva lasciata aperta sul concetto del volontariato moderno. Una pesca di beneficienza ha concluso, di fatti, in sorrisi ed abbracci salutari, la prima notte del Festival della Montagna appenninica. Questo ‘abbraccio’ di velluto associativo consta di 40 membri attivi. Loro campo operativo: le adozioni degli amici a quattro zampe a costo zero. «Noi – spiega la volontaria Francesca Calabrese – diamo seguito ad attività cinofile e di volontariato nei canili che trovano casa fra le mura delle nostre zone di residenza». L’associazione, affiliata alla Federazione di impronta nazionale Fics (Federazione italiana cinofilia, sport e soccorso), dà respiro a vari progetti di vero e proprio abbaio felice. «Da un anno a questa parte – avverte – abbiamo dato luogo a 30 adozioni in totale».
Il mare d’inverno, quindi, attrae non solo vecchi lupi di neve, ma anche nuovi palati turistici. L’offerta è variegata, come afferma il vicesindaco di Ovindoli, Marco Iacutone: « Immerso – afferma – nel verde più brillante del Parco regionale Sirente-Velino, il Comune di Ovindoli, oggi, offre tutto ciò che c’è di più buono in Abruzzo, dallo sport al cibo, dal vino alla goliardia, dalla musica alla cortesia. Noi amministratori comunali, tentiamo, infatti, di incorniciare in maniera diretta ciò che abbiamo già in nostro possesso e dotazione, come il grande dono delle montagne. Mi faccio artefice di una promessa rivolta a chi sta leggendo in questo momento: alla prossima edizione, speriamo di allungare la festa qualche giorno in più, perché Ovindoli crede nel progetto fermamente. Si sbandiera sempre, nei piani politici più alti, di ripartire dal territorio: pare che ci voglia molta fatica per mettere in piedi un evento del genere, che, appunto, riparte dal territorio stesso, ma – conclude il vicesindaco – nella realtà dei fatti, occorrono solo pochi ingredienti di qualità, come l’entusiasmo, le montagne, il centro storico e i prodotti tipici del Parco, per far sì che ciò avvenga. A noi cosa compete, in fondo? Solo il loro armonioso assemblaggio, in maniera tale che diventino un’offerta amalgamata per i turisti che chiedono il ‘di più’».