Una selezione di 114 film (di 50” ciascuno) realizzata a partire dalle 1.422 vedute cinematografiche prodotte dalla Société Lumière fra il 1895 e il 1905. I film sono stati assemblati in un montaggio rappresentativo dei temi e dei soggetti affrontati da Louis Lumière e dai suoi operatori.
“Nei film dei Lumière a essere mostrata non è la Storia, ma la vita. E la vita è qualcosa di più profondo. È per questo che questi film sono così importanti: aprono la porta alla nostra immaginazione. È esattamente quello che oggi ci piace chiamare opera d’arte”.
È a partire da questa riflessione di Jean Renoir che nasce questo prezioso film che sarebbe riduttivo definire un semplice documentario. Anche perché la realizzazione si deve a Thierry Frémaux che, prima di diventare il brillante direttore del Festival di Cannes, è stato ed è tuttora Direttore Artistico dell’Istituto Lumière di cui Bertrand Tavernier è Presidente. È da loro che nasce l’idea di proporre una panoramica al contempo agevole e approfondita del lavoro di chi il cinema lo ha letteralmente inventato.
Con la collaborazione del laboratorio L’Immagine Ritrovata che ha provveduto al restauro si ha così la possibilità di compiere un tuffo nel passato che non ha nulla di polveroso o di didascalico. Suddiviso in undici capitoli il film, con la voce guida di Valerio Mastandrea nella versione italiana, ci mostra come in queste brevissime riprese fosse già concentrato in nuce il futuro di quell’espressione artistica in cui soprattutto Louis Lumière credeva.
Alle 20,30 sarà proiettato il film, “Ritratto di famiglia con tempesta”: fino a ieri Shinoda Ryota aveva tutto: una consorte, un figlio e un altro romanzo da scrivere dopo aver vinto un premio letterario prestigioso. Poi qualcosa è andato storto, Kyoko gli ha chiesto il divorzio, Shingo lo vede soltanto una volta al mese, il romanzo è rimasto un’intenzione. Per pagare l’assegno mensile alla ex moglie, lavora per un’agenzia investigativa, per dimenticare le indagini ordinarie gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli quello che ha perduto. Ma la vita è più complicata di così, bugie, tradimenti, meschinità gli hanno alienato la fiducia degli affetti.
Ryota gira a vuoto e fatica a trovare il suo posto nel mondo e in quello di suo figlio. Poi una sera un ciclone si abbatte su Tokyo e sulla sua famiglia che trova riparo a casa della madre, felice di averli di nuovo tutti e tre insieme. La notte porterà consiglio e Kyoto proverà a riguadagnare la fiducia di Shingo e a ‘scommettere’ questa volta sull’amore. Il vento si placa e una mattina tersa si prepara. Infaticabile ritrattista di famiglie, di cui fa un campo di investigazione privilegiato, Hirokazu Kore-eda realizza un’ode all’istante, solo rifugio di un mondo dove niente è permanente, soprattutto le relazioni umane. In quell’intervallo e dentro una notte tempestosa ritrova una famiglia. Una famiglia che probabilmente non tornerà mai unita ma che impara ad esserlo anche separata.
Alle ore 22,45 sarà proiettato “Alamar”: Matraca è un uomo anziano ed esercita la pesca con metodi antichi nel Banco Chinchorro, un’estesa barriera corallina nei mari del Messico. Un giorno suo figlio Jorge lo raggiunge con il nipotino, Natan, nella sua piccola palafitta. Natan ha cinque anni e vive a Roma con la mamma, Roberta. Prima che il piccolo inizi ad andare a scuola, Jorge vuole fargli conoscere il suo mondo. Giunti a Banco Chinchorro, Natan e Jorge accompagnano ogni giorno il nonno a pescare. Natan scopre una profonda connessione con la natura, imparando a perlustrare l’affascinante mondo che si cela sotto la superficie marina.
Ci sono film che nascono da un’urgenza più che da un progetto esclusivamente cinematografico. L’urgenza in questo caso è quella del regista Gonzàlez-Rubio il quale ha compreso, vivendo nell’area, che il Banco Chinchorro, dichiarato Riserva Naturale della Biosfera nel 1996 dall’UNESCO, sta diventando sempre più un’eccezione in un ambiente sempre più contaminato dalla distruzione della barriera corallina per lasciare spazio a navi da crociera che trovano sulla costa catene di hotel certamente non rispettose dell’ecosistema.
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