PESCARA – Il vicecapogruppo del Pdl Armando Foschi, replicando alle affermazioni del consigliere Di Pietrantonio su una presunta crisi in seno alla maggioranza , ha detto:
come sempre il consigliere Pd Di Pietrantonio non ha compreso: non ha compreso il segnale lanciato dai due assessori di Pescara Futura, gli amici Cardelli e Cazzaniga, che si sono dimessi perché non attaccati alle poltrone. Non ha capito che si sono dimessi perché non vivono di politica e amano la politica al di là degli incarichi, quindi sono pronti a proseguire il proprio impegno sociale anche in posizione esterna all’amministrazione. Non ha compreso lo spirito di unità che ha legato sin dal primo giorno l’intera coalizione, in cui tutti sono pronti a fare un passo indietro anche per garantire quel turn over stabilito dall’inizio.
Ma sapevamo che il Pd e il consigliere Di Pietrantonio non avrebbero compreso un modo di fare politica diametralmente opposto a quello del Pd e del centro-sinistra, rimasti attaccati alle proprie poltrone anche a fronte dell’arresto del primo cittadino, quando tutta la città, nel dicembre 2008, chiedeva serenità e un commissariamento dinanzi ad accadimenti amministrativi gravissimi. E sapevamo che il consigliere Di Pietrantonio e il Pd avrebbero strumentalizzato le dimissioni di Cardelli e Cazzaniga sbandierando il fantasma di una crisi inesistente. Sapevamo che il consigliere Di Pietrantonio e il Pd non avrebbero capito, lo sapeva la città e tant’è stato.
Il centro-sinistra ci ha abituati a plateali e roboanti uscite di scena di assessori, sindaci e consiglieri: chi non ricorda l’assessore Simona Di Carlo ‘defenestrata’, e difesa solo dal centro-destra all’epoca in opposizione, solo per aver osato chiedere, come assessore al turismo, di svolgere dei concerti a Pescara. Non un assessore o un consigliere del Pd ha alzato un dito o detto una parola per difendere l’assessore sbattuto fuori in quattro e quattr’otto. Chi non ricorda l’assessore della prima giunta di centro-sinistra sottoposto agli arresti ad appena ventiquattro ore dalla nomina, o ancora le ‘dimissioni’ strategiche di altri assessori che, a qualche giorno dalle elezioni amministrative, hanno lasciato il proprio incarico per prendere le distanze da un’amministrazione che hanno appoggiato per sei anni votandone anche gli atti. E ancora i consiglieri ‘trattenuti’ in aula fisicamente per sei anni per imporre loro di votare delibere non condivise come l’istituzione del Registro delle Unioni civili. Scene tragicomiche che i pescaresi non hanno mai visto né mai vedranno con un governo di centro-destra in cui il turn over concordato tra gli assessori viene addirittura salutato con conferenze stampa, doni e abbracci. Come sempre lo scenario descritto dal consigliere Di Pietrantonio è fantapolitica: al Comune di Pescara non ci sono crisi, non c’è immobilismo, la macchina amministrativa sta lavorando a pieno regime, Turismo e Commercio non subiranno alcun trauma e non c’è alcuna lotta per la spartizione delle poltrone. E tra l’altro ci stiamo occupando anche della crisi economica mondiale, come raccomandato dal consigliere Di Pietrantonio. Ha poi suscitato un inevitabile sorriso l’ultimo invito del consigliere Di Pietrantonio che ha chiesto alla maggioranza di dimettersi, un invito che sono certo avrà suscitato l’imbarazzo dello stesso Di Pietrantonio la cui maggioranza non ha avuto il pudore di rimandare al voto la città neanche dopo l’arresto del proprio sindaco.