Foschi, che ha effettuato anche un sopralluogo in reparto, ha sottolineato:
“Quello del Reparto di Allergologia dell’Ospedale civile è un bubbone ancora inesploso su cui vanno accesi i riflettori . Circa un mese fa, alcuni utenti regolarmente prenotati per effettuare i propri test allergologici, prenotati anche un anno fa, hanno ricevuto una telefonata direttamente dal reparto, in cui è stato comunicato l’annullamento dell’appuntamento e l’impossibilità a una immediata riprenotazione dei test. In sostanza ai pazienti è stato detto che, per cause indipendenti dal reparto stesso, non potevano più effettuare la prestazione ambulatoriale e che sarebbe stato il reparto a richiamare per fissare una nuova data non appena si fossero ripresentate le condizioni.
Gli appuntamenti annullati erano in realtà i più importanti, ovvero quelli inerenti le prove di sensibilità allergologica ai farmaci, per i quali è previsto il day hospital esclusivamente nel nosocomio proprio perché, dovendo verificare la sensibilità del paziente a farmaci che vengono somministrati e che potrebbero scatenare reazioni anche pericolose, che implicano la disponibilità di un’unità di pronto soccorso in emergenza in loco, possono essere eseguite solo in spazi ospedalieri, e non nei distretti di base, dove invece, sono state dirottate, in parte, le attività ambulatoriali per i test allergologici a polveri o alimenti, ovvero quelli più semplici.
I pazienti contattati, ovviamente, hanno protestato per tale rinvio comunicato anche un giorno prima dell’appuntamento, dopo aver già pagato anche il ticket per usufruire della prestazione: parliamo di persone che oggi non possono assumere neanche un’aspirina o un antibiotico a fronte di un raffreddore, influenza o di un’infezione, per paura di reazioni avverse, e che dunque hanno una necessità fondamentale di effettuare quei test. Una volta ricevuta la notizia, abbiamo deciso di contattare personalmente il reparto per capire cosa stesse accadendo, e la scoperta è stata assurda – ha riferito Foschi -: in sostanza al settimo piano dell’ospedale civile, dov’è stata trasferita allergologia, il reparto non esiste più.
Con il trasferimento, la direzione aziendale Asl aveva assegnato alla struttura, dotata di un primario, tre stanze, adibite all’accettazione dei pazienti, alle prime visite, all’esecuzione dei test, all’attesa e all’elaborazione dei prelievi eseguiti. A metà gennaio la Asl, senza alcun preavviso, ha disposto, dall’oggi al domani, di togliere al reparto due di quelle tre stanze, chiedendone lo sgombero entro ventiquattro ore dalla comunicazione, dovendo destinarle a stanze di ricovero pazienti per non sappiamo quale altro reparto.
Questo significa che in ventiquattro ore, il personale di allergologia ha dovuto liberare le due stanze, ammucchiando tutta la propria dotazione strumentale nella terza e unica stanza rimasta disponibile, e oggi diventata uso magazzino, fermando le attività e le prestazioni ambulatoriali. E sino a oggi è stato impossibile, persino per medici e infermieri, sapere dalla Direzione Asl se e quando verranno eventualmente restituite al reparto le due stanze sottratte, consentendo la ripresa delle attività, o quale diversa soluzione logistica si voglia, eventualmente, adottare per consentire la riapertura del Reparto di allergologia. Nel frattempo riteniamo che la chiusura del reparto vada anche comunicata agli operatori del Cup, il Centro Unico di Prenotazione, che, a un mese dallo smantellamento del reparto, sono all’oscuro dell’iniziativa. Ovviamente – ha detto Foschi – riteniamo una simile iniziativa semplicemente vergognosa, inaccettabile, un ulteriore tentativo di mortificare l’attività di professionisti e, più in generale, l’ospedale di Pescara. La vicenda va affrontata immediatamente dalle Istituzioni, a partire dal Governatore Marsilio che ha il potere di controllo regionale sull’attività della direzione aziendale della Asl, e va risolta a tutela del diritto alla salute di centinaia di utenti”.
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