Le due panchine inaugurate nella scuola primaria di Fossa alla presenza del dirigente scolastico Lattanzi e della scrittrice Pelliccione
CELANO – Due panchine rosse per dire “no” alla violenza psicologica e fisica contro le donne, in ambiente familiare e lavorativo. Sono state inaugurate questa mattina, nella scuola primaria di Fossa, le panchine simbolo della campagna di sensibilizzazione contro la violenza ai danni delle donne. Alla manifestazione, organizzata dal corpo docente dell’istituto scolastico, hanno preso parte gli alunni, il sindaco di Fossa, Fabrizio Boccabella, il dirigente scolastico, Antonio Lattanti e la giornalista e scrittrice, Monica Pelliccione, autrice di saggi e libri che toccano il tema della sottomissione del mondo femminile a quello maschile, nei rapporti sentimentali e in ambiente lavorativo.
“La società moderna è ancora costretta a fare i conti con le disuguaglianze e i soprusi nei confronti delle donne”, ha detto Boccabella, “che subiscono pressioni fisiche e psicologiche. Noi amministratori abbiamo il dovere di sensibilizzare il più possibile a questo argomento perché il silenzio e la solitudine acuiscono la violenza stessa“.
“L’accoglienza che mi è stata riservata a Fossa la dice lunga sull’importanza di fare cultura”, ha dichiarato Pelliccione, “e di spargere, tra le giovani generazioni, il seme del rispetto verso le donne, che non devono più essere costrette a subire alcuni tipo di violenza o di pressione, in famiglia come sul lavoro. L’uomo che può dirsi tale è colui che fa del rispetto uno stile di vita, senza utilizzare la forza. E la donna deve sentirsi libera di scegliere chi amare e di fare carriera, senza pressioni, al di là degli stereotipi di una società che risulta ancora impari, che troppo spesso non le rende giustizia“.
“Parte tutto dal rispetto”, le parole di Lattanzi, “che deve animare ogni nostra azione. Ringrazio le docenti che hanno organizzato questa giornata: un tema complesso quello della violenza che si declina in molti ambiti. La violenza è sempre sbagliata, contro una donna, i bambini, gli animali, verso la natura. Non si risolvono le diatribe con la forza, ma con il dono della parola. In tutto questo, la violenza sulle donne è ancora più grave e vergognosa perché si va ad attaccare una parte di noi. Non esiste proprietà privata, quando si parla di donne: non può pensarlo un fidanzato o un marito, tanto meno un datore di lavoro che si arroga il diritto di fare pressioni utilizzando la posizione sociale di forza”.