Una politica sociale per l’Abruzzo
ABRUZZO – Il Patto per l’inclusione sociale, proposto dall’Assessore al lavoro, Marinella Sclocco, è solo il primo passo, tuttavia molto importante, per la definizione di un intervento strutturale, che la nostra Regione attende da molti, troppi anni.
La Cisl, unitamente alla Fp e FNP AbruzzoMolise, ne condividono le finalità che prevedono il concorso di competenze di diversi settori della Regione, ma credono che sia assolutamente necessario indicare subito delle priorità, viste le scarse risorse di cui la Regione può disporre.
1) Innanzitutto non è più rinviabile la redazione del piano socio sanitario, per il quale si dovranno prevedere linee di indirizzo e tempi certi. In tal senso è incomprensibile il ritardo sull’attuazione della integrazione socio-sanitaria, attraverso la coincidenza degli ambiti sociali con i distretti sanitari. In particolare, riguardo alle cure domiciliari risulta fondamentale l’integrazione con i servizi sociali dei comuni e l’istituzione di un fondo per l’integrazione socio sanitaria.
2) Si rende poi necessaria una verifica urgente delle misure in favore delle persone disabili, tra le quali diventano sempre più numerosi gli anziani non autosufficienti. Particolare importanza riveste il progetto di legge regionale sull’invecchiamento attivo, che va sostenuto con risorse adeguate.
3) Anche l’Abruzzo deve dotarsi degli strumenti per accompagnare l’azione del Governo nazionale che per la prima volta ha approvato misure strutturali per contrastare la povertà. Ma le risorse nazionali previste per il 2016 non sono certamente adeguate a garantire un vero Reddito di inclusione Sociale, così come proposto dalle Associazioni dell’Alleanza contro la povertà’. In tal senso si sono già attivate alcune Regioni meridionali, Basilicata, Molise, Puglia che, insieme a Lazio, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta ed alle province di Trento e Bolzano, hanno già approvato dei piani di intervento in favore delle famiglie a rischio di esclusione sociale.
4) L’erogazione di servizi sociali di qualità non può prescindere da una riscrittura delle regole sugli appalti ed il rispetto della legalità. L’applicazione dei contratti dei settore sociale e socio sanitario, l’esclusione di quelle cooperative che applicano contratti pirata, la formazione degli operatori e l’individuazione di profili professionali congrui e legati ai nuovi bisogni di cura, sono punti sui quali la Regione deve aprire un confronto con la parti sociali al fine di riscriverne le regole e controllarne gli esiti.
Il patto per l’inclusione e la solidarietà sociale deve assicurare un welfare inclusivo, aperto, integrato, accessibile, che metta al centro le persone, i loro bisogni ed i loro diritti. Ma un piano senza risorse resta una semplice dichiarazione di buoni propositi.
L’assessore ha confermato per il 2016 un impegno per il sociale di 22 milioni di euro, comprendenti anche la spesa relativa alla compartecipazione degli utenti per le strutture socio-sanitarie (circa 9 milioni), che così viene finanziata non con fondi aggiuntivi al fondo sociale regionale ma decurtando le somme relative ad altri livelli essenziali di assistenza.
La FP, la FNP e la CISL AbruzzoMolise chiedono alla Regione di individuare una percentuale del bilancio regionale da destinare al sociale, ma, vista la vastità degli interventi, credono che vadano anche approntati strumenti di legge per favorire l’adesione ed il sostegno al Piano da parte delle Fondazioni bancarie, delle imprese, dei privati.
Va infine risolto il problema della carenza delle risorse umane addette alle Politiche sociali regionali: attualmente poco più di una decina di persone, assolutamente insufficienti rispetto al lavoro che, soprattutto in un periodo di grave disagio socio-economico, la Regione dovrebbe assicurare. Eppure, gli impegni da affrontare sono tanti e tutti di grande importanza: Piano socio-sanitario, legge sulla non autosufficienza, legge sull’invecchiamento attivo, misure per favorire l’inclusione, completamento della normativa regionale sulle autorizzazioni e accreditamenti delle strutture sociali.
La situazione in cui versa l’Assessorato alle Politiche sociali, allora, non è forse il segnale più allarmante dell’interesse e dell’attenzione che il Governatore indirizza alle fasce più deboli della società regionale?