Alla sala convegni della Fondazione Pescarabruzzo la presentazione del volume di Mario Quinto Lupinetti
PESCARA – La via politica, economica e sociale della città di Pescara nella fase di transizione dal regime borbonico al regno unitario viene proposta nel percorso politico e personale di Francesco Paolo D’Annunzio, noto amministratore e padre del più illustre pescarese, Gabriele D’Annunzio. Giovedì 19 novembre 2015 alle ore 17.30 presso la Sala Convegni FondazionePescarabruzzo, ci sarà la presentazione del volume di Mario Quinto Lupinetti dal titolo “Francesco Paolo D’Annunzio e le sue origini familiari”.
L’attività pubblica svolta da Francesco Paolo D’Annunzio tra il 1873 e il 1887 fu di cruciale importanza per lo sviluppo del territorio urbano di Pescara. Tra scelte e realizzazioni di portata strategica, quali la costruzione del porto canale, la sistemazione urbanistica e la nascita della stazione ferroviaria, il suo operato lo rende un dominatore, ingiustamente dimenticato, della scena politica municipale del secondo Ottocento cittadino.
L’immagine che si impone all’attenzione del lettore è quella di un amministratore capace, preoccupato per il futuro della comunità di riferimento. Per questo afferma il Presidente Nicola Mattoscio nella Prefazione del volume: “Le pagine sono meritevoli di lettura e riflessioni attente per tutti coloro che vogliano, attraverso la conoscenza del passato, costruire un’azione politica consapevole e responsabile, finalizzata allo sviluppo e alla crescita sociale e civile della nostra città”.
Il libro, pubblicato postumo, di Mario Quinto Lupinetti, non si arresta alla vita politica cittadina. L’autore affronta, con scrupolosa indagine documentale, la genealogia all’interno del nucleo familiare dannunziano, acclarando la discendenza del padre del poeta dal ramo dei Rapagnetta. L’originale appendice di Angelo Massimo Pompei conclude perciò l’opera spiegando i rapporti che Francesco Paolo prima e suo figlio Gabriele in seguito ebbero con il cognome Rapagnetta. Pompei conduce il lettore ad una riflessione sul modo in cui il poeta volle costruire l’immagine di sé attraverso il proprio nominativo. Già socialmente prestigioso, il cognome “D’annunzio” si unì al nome “Gabriele” che fu sublimato nell’immagine profetica dell’Arcangelo Gabriele in cui il Vate della Nuova Italia si volle trasfigurare fino a divenire profeta di bellezza dell’estetismo decadente europeo.
Interverranno alla presentazione Franco Di Tizio, studioso di Gabriele D’annunzio e il Professor Raffaele Colapietra. Eminente storico modernista e contemporaneista, nell’introduzione Colapietra ricorda con semplice e toccante verità il rapporto che lo aveva legato all’autore scomparso nell’ottobre del 2012. “Un uomo, Lupinetti, – dice Colapietra – disinteressatamente devoto alla ricerca […] la cui minuzia nelle osservazioni e perseveranza nello studio si armonizzavano perfettamente con quel che cercavo di essere, di vivere, e di fare io, l’onesto laborioso risultato di una semplice volontà”.