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Il Banchiere degli abruzzesi d’America

da Redazione

di berardino Frank (Francesco) Di Berardino nato a Torricella Peligna (CH) intorno al 1870. La storica foto della “Banca Frank Di Berardino”

PESCARA – Frank Di Berardino può essere ritenuto a giusta ragione “il pioniere” della nostra emigrazione nello Stato della Pennsylvania e non solo. Infatti, quando il giovanissimo Frank (Francesco) arriva a Philadelphia, la nostra lingua da quelle parti è assai poco conosciuta. Bastano pochi mesi al geniale e instancabile giovanotto di Torricella Peligna per ambientarsi e soprattutto per capire quanto, in questa parte d’America, ci sia bisogno di mano d’opera. Da subito si attiva nel favorire l’arrivo di abruzzesi ai quali rende la sua assoluta disponibilità. Per questo crea una specifica Agenzia che ha contatti con le più grandi imprese locali. In particolare conosce e ne diventa amico di uno degli uomini più ricchi al mondo quell’Andrew Carnegie che anni dopo diverrà un generosissimo filantropo. Gli immigrati italiani erano generalmente inconsapevoli delle specifiche opportunità disponibili a Philadelphia ma erano guidati dall’idea che qui potessero fare facili guadagni. Essi, quindi, si diressero verso questi luoghi fiduciosi nel “sogno americano” che veniva garantito dal loro “paesano” Frank Di Berardino.

Soprattutto nel periodo tra il 1900 e il 1919 furono migliaia e migliaia gli abruzzesi sbarcati in questa parte del nuovo Continente. Di Berardino li inserì soprattutto nella Miniere e nelle Ferrovie dove il lavoro era assai duro e rischioso ma garantiva guadagni altrimenti impossibili per i suoi connazionali. Gli immigrati abruzzesi al loro arrivo trovavano puntualmente ad accoglierli o lo stesso Frank o comunque qualche suo collaboratore ed erano così indirizzati e guidati. Quando questi, spessissimo, non avevano ancora lavoro Frank li assisteva trovando loro alloggio e garantendo il pasto. Famoso divenne l’Albergo-Ristorante “La Corona di Ferro” dove il dialetto abruzzese era di casa e dove quasi ogni sera Frank si intratteneva.

Intanto ora Frank, che era divenuto l’indiscusso leader della numerosissima “Philadelphia Italian Community”, otteneva dalle autorità locali una stima sempre crescente ed era conteso dai “salotti buoni” della città”. Ora Frank capisce che quel fiume di denaro, che gli italiani guadagnano, deve essere organizzato, protetto ed indirizzato ed allora nasce “La Banca Frank Di Berardino” che si insedia al numero 821 della Christian Street. Attraverso la sua Banca favorisce la comunicazione dei suoi connazionali con le proprie famiglie e il deposito dei guadagni da inviare in Italia e li aiuta nella compilazione di ogni necessario documento. Così il primo sabato di ogni mese gli immigrati italiani, muovendosi in treno dalle loro diverse residenze di lavoro, giungono a Philadelphia per depositare il denaro frutto del loro durissimo lavoro. In brevissimo tempo la Banca “FRANK DI BERARDINO” acquista una notevole credibilità e diventa così la Banca di tutti. Una realtà così potente da essere in grado di incorporare due grosse altre realtà del settore la “Columbus Title” e la “Trust Company”. Ora Di Berardino non ha più ostacoli. Nascono intorno a lui, come è naturale,” varie “leggende”: lavora 20 ore al giorno (sembra assolutamente vero); è un benefattore (in effetti favorisce la nascita di asili e all’occasione si mostra generoso con chi, soprattutto se abruzzese, cade in disgrazia; è un inguaribile “Don Giovanni” (si favoleggiava sulle sue innumerevoli “amicizie” femminili), è uno spregiudicato affarista (molte volte ai prestiti da lui elargiti seguiva la impossibilità della restituzione e allora lui subentrava nella proprietà). Intanto apre sportelli bancari in altre città ed in particolare a Pittsburgh. Estende poi le sue attività nel campo dell’edilizia, dei trasporti e acquista addirittura due navi a vapore. Due sono i momenti che segneranno, in maniera diversa, la sua vita. Il primo è legato alla immane tragedia mineraria di Monongah ( 6 dicembre 1907). In quella catastrofe muoiono centinaia di minatori, la maggior parte italiani, e molti di questi è stato proprio lui a farli assumere. Promuoverà una raccolta fondi e solleciterà, ascoltato, l’amico Andrew Carnegie a fare altrettanto. Per giorni e giorni sostò dinanzi all’imbocco della miniera; il secondo è quando, in occasione della Prima Guerra Mondiale, raccogliendo la sollecitazione del Governo Italiano “E’ obbligo d’ogni italiano di concorrere con risparmi alla guerra di liberazione nazionale . Si fa opera patriottica e si fa insieme un buon affare” promuove la sottoscrizione dei titoli del Prestito Nazionale italiano. E quando parla durante gli eventi di promozione dice ” La patria combatte perché gli italiani siano nel mondo onorati e rispettati. E noi emigranti sappiamo cosa valga, fra gli stranieri, essere onorati e rispettati”. La sua Banca raccoglierà moltissimi fondi e alla fine il ringraziamento e l’encomio da parte del Governo Italiano. Quando muore la città di Philadelphia gli riserverà ogni tipo di onore. Il suo “testimone” sarà raccolto dal figlio Frank Jr. (nato a Philadelphia il 1 marzo del 1900) che si mostrerà all’altezza del compito. Così la dinastia Di Berardino durerà nel tempo.

(a cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”)

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