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Giornata contro la violenza alla donne al Liceo Mibe, il report [FOTO]

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Per un giorno la scuola è stata teatro di tante esibizioni, perché, come dice la prof.ssa Nardella, non è tanto il risultato finale che conta, quanto il percorso interiore che questi ragazzi fanno nella consapevolezza che, soltanto insieme, la violenza sarà sconfitta

PESCARA – Una giornata particolarmente sentita, quella del 25 novembre, al Liceo Mibe di Pescara, dedicata contro la violenza alle donne. E ce n’erano tantissime, di donne, a iniziare dalla Dirigente scolastico, Raffaella Cocco, che ha ribadito il suo No alla violenza, alla organizzatrice dell’evento, prof.ssa Barbara Nardella, per arrivare alle tantissime alunne e rappresentanti di istituzioni che hanno dato il loro contributo alla riuscita di questa manifestazione. E c’erano gli uomini , come il capitano del comando della compagnia carabinieri di Pescara, Di Mauro, che ha parlato dell’importanza della denuncia e dell’essere consapevoli che dove c’è violenza non ci può essere amore.

Tanti i momenti intensi di una giornata tutta particolare iniziata con il Flash mob organizzato dalle prof.sse Posa e Romano: i ragazzi hanno fatto una performance di ballo con i loro abbigliamenti rigorosamente rossi, in tono con le scarpe rosse, simbolo di questa giornata; in seguito i bambini della scuola elementare del plesso Laporta, Pescara 7, invitati con le loro maestre, hanno fatto una esibizione teatrale interpretando in modo nuovo la favola di Cappuccetto Rosso per poi ribadire il loro desiderio di pace, perché, come hanno detto le maestre, non è mai troppo presto per iniziare a parlare del pericolo della violenza così da poter scegliere in modo consapevole la strada della pace. Suggestive le danze della sezione Coreutica del Liceo, organizzati dai proff . Sacchetta e Gaeta, che con le loro movenze facevano percepire il dramma di un amore doloroso, così come dal monologo “Donne e strega” organizzato dalla prof.ssa Vicino si percepisce la forza della donna che non ha paura della parola.

Ed è proprio la parola l’arma salvifica contro la spirale di violenza che si insinua piano e poi non lascia scampo, come ha ribadito la psicologa Loredana Girasole, nel suo intervento: l’uomo malato di gelosia e possessione mira a isolare la propria vittima e a farla sentire sempre inadeguata e in qualche modo sbagliata: solo avendo il coraggio di parlare, raccontare e ribellarsi si può fermare una strada dall’epilogo drammatico. Anche Manuela Carulli, commissario polizia postale, ha parlato dell’importanza della comunicazione, dell’attenzione che dobbiamo, adulti e ragazzi, avere nei confronti di una nostra foto che, nostro malgrado, finisce online, soprattutto se questa faceva parte di una momento intimo dato in mano a una persona sbagliata.

Oggi la legislazione sta facendo passi importanti nella tutela della donne, ma occorre avere in mente una cosa drammaticamente vera: spesso sono le donne che non hanno il coraggio di andare fino in fondo nella denuncia dell’uomo violento contribuendo a rafforzare quel vortice di maltrattamenti da cui non c’è scampo. Interessanti anche i contributi delle rappresentati dell’Udi, Unione donne italiane, e del centro antiviolenza Ananke, nel ribadire l’importanza di non lasciare sole le donne che subiscono maltrattamenti.

Ai vari rappresentanti intervenuti sono state consegnate incisioni della sezione Grafica curata dai proff. D’Agnese e Volpe, mente la sezione Audiovisiva e Multimediale, con i proff. Finore e Di Donato, curavano le foto e le riprese.

Ogni sezione artistica del Liceo Mibe ha dato il suo contributo per rendere questa giornata davvero costruttiva: la sezione Architettuta, con la prof.ssa Ragni, ha ipotizzato la Casa Viola, una proposta di rifugio per donne vittime di violenza, il Design, con la prof.ssa Nubile, ha creato dei segnalibri ricordo, mentre i ragazzi del Figurativo, coordinati dalla prof.ssa Dell’Elice, hanno realizzato, durante la manifestazione, delle opere a tema che poi sono state esposte. Per un giorno la scuola è stata teatro di tante esibizioni, perché, come dice la prof.ssa Nardella, non è tanto il risultato finale che conta, quanto il percorso interiore che questi ragazzi fanno nella consapevolezza che, soltanto insieme, la violenza sarà sconfitta.

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