REGIONE – “‘Il progresso, lungi dal consentire il cambiamento, dipende dalla capacità di ricordare… Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo’. Credo che l’affermazione del filosofo spagnolo George Santayana racchiuda il senso più autentico del valore della memoria e del Giorno stesso della Memoria: ricordare, rinnovare la coscienza e la consapevolezza di quei fatti che fanno parte del nostro passato collettivo, per non ripetere più tutto ciò che di negativo, di errato, di umanamente sbagliato, ne ha fatto parte. Ed è solo questa consapevolezza, questa memoria mai negata, che può concederci il privilegio del progresso, della crescita, della proiezione positiva verso il futuro”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri dedicando l’apertura della seduta odierna del Consiglio regionale alla Giornata della Memoria che si celebrerà domani, mercoledì 27 gennaio.
“Domani – ha proseguito il Presidente Sospiri – il mondo celebrerà la Giornata della Memoria, istituita in Italia 21 anni fa, nel 2000, prim’ancora che in Europa, per ricordare la data spartiacque del 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche della 60a Armata del Primo Fronte Ucraino arrivarono nella città Polacca di Auschwitz e rivelarono alla storia il suo campo di concentramento, aprendo la voragine e l’incubo su una fetta drammatica, tragica del nostro vissuto, aprendo la porta al buco nero della ‘Shoah’. Da quel giorno si sono susseguiti i racconti di coloro che, per loro stessa ammissione, hanno avuto la fortuna o ‘sfortuna’ di sopravvivere. Fortuna, perché, paradossalmente, in quel campo di sterminio vennero trovati solo i malati, i moribondi, circa 9mila persone in tutto, coloro che erano ormai ridotti in condizioni tali che comunque la morte sarebbe sopravvenuta da sé in pochi giorni.
Tutti i prigionieri che erano stati considerati sani, circa 60mila, una decina di giorni prima erano stati infatti prelevati e trascinati nella loro ritirata in una lunga marcia verso la morte. E quella errata valutazione significò per almeno la metà di quei sopravvissuti la seconda nascita. Sfortuna, perché l’essere sopravvissuto ha però condannato per sempre chi è riuscito a varcare vivo la soglia di Auschwitz a dover ricordare coloro che non ce l’hanno fatta, l’orrore vissuto, i familiari, gli amici, mariti, mogli, figli, che comunque erano persi per sempre, quei volti che mai più avrebbero rivisto. Chi è sopravvissuto – ha ricordato il Presidente Sospiri – è stato automaticamente e naturalmente investito del dovere della narrazione, di raccontare cos’è stata veramente la Shoah, cos’è accaduto dietro quei cancelli di Auschwitz o di Dachau, le atrocità viste e vissute che probabilmente mai nessun libro di storia né tantomeno una pellicola cinematografica potranno mai rendere, così come nessuna pellicola potrà mai tradurre la realtà drammatica di altri genocidi di massa che purtroppo hanno caratterizzato la storia della nostra umanità, dalle foibe al genocidio armeno sino a quello storicamente più recente perpetrato in Bosnia ed Erzegovina.
Ma la giornata della Memoria del 27 gennaio, è anche qualcosa in più. E’ il racconto dei tanti italiani, uomini, donne, che pure hanno reagito all’Olocausto, di italiani che hanno costruito frammenti di storia con un eroismo fuori dal comune, perché hanno sfidato anche la legge, mettendo a repentaglio la propria vita, in nome del valore e del principio dell’umanità per salvare chi era condannato alla deportazione per un certificato anagrafico. La giornata della Memoria è anche il giorno per ricordare i cosiddetti ‘Giusti tra le Nazioni’, nomi insospettabili le cui storie, in molti casi, stanno emergendo solo in tempi recenti e che invece meritano la ribalta perché rappresentano il volto più bello, più vero, del nostro Paese. Cito solo Giorgio Perlasca, il commerciante padovano che contribuì a salvare numerosissimi ebrei a Budapest spacciandosi per un diplomatico spagnolo.
Carlo Angela, il papà del più famoso Piero Angela, medico piemontese che nascose nella sua clinica numerosi ebrei facendoli passare per malati. Il campione del ciclismo Gino Bartali, che trasportò, all’interno della sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Ferdinando Natoni, appartenente alla milizia fascista, durante il rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 riuscì a salvare due ragazze ebree dichiarando che erano figlie sue. Giovanni Palatucci, poliziotto italiano, vicecommissario aggiunto di pubblica sicurezza, questore di Fiume, aiutò gli ebrei dopo le leggi razziali del 1938 salvandone alcuni durante la guerra e fino al suo arresto da parte dei nazisti.
Morì egli stesso nel Campo di concentramento di Dachau. E poi i tantissimi parroci, vescovi, suore, prelati, frati, rappresentanti della chiesa cattolica italiana che hanno salvato centinaia di ebrei, di oppositori politici, di rom, di persone che, in quella tragedia immane che fu la Shoah, rischiavano la deportazione e il viaggio nei treni verso la morte. Ecco – ha ricordato il Presidente Sospiri -, in quella che è una ricorrenza drammatica, io voglio sottolineare l’importanza del ‘ricordare’, del perpetrare la memoria di chi l’Olocausto l’ha vissuto, e di chi pure si è salvato dalla Shoah per l’eroismo di altri italiani.
Ed è ancor più rilevante per noi amministratori soffermare oggi il nostro ricordo su una data di assoluto rilievo, in un momento in cui la nostra storia recente, condizionata da una pandemia, ci impedisce celebrazioni di richiamo istituzionale, e soprattutto quando tanti testimoni di quella fetta di storia ci stanno lasciando per l’inesorabile scorrere del tempo, lasciando a noi il dovere del racconto. È nostro compito non perdere il filo di quella e di tante altre memorie storiche, perché ricordare resterà sempre l’unica vera arma efficace per non ripercorrere strade di guerra e di disperazione”.