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Giornata Internazionale della Donna

da Redazione

logo-cisl-red-greenLe riflessioni del Coordinamento Donne FNP CISL Interregionale Abruzzo – Molise

ABRUZZO – In un’epoca in cui i diritti umani, sotto il Patronato dell’ONU, sembrano affermarsi sempre più, anche per le donne dovrebbero scomparire tutte le forme di discriminazione che la storia ci ha lasciato. Al di là dei proclami i lodevoli intenti di parità e uguaglianza sembrano ancora lontani dall’essere raggiunti. Nel trattare le tematiche relative ai diritti delle donne va fatta una distinzione basilare tra paesi in cui le leggi si esprimono in maniera paritaria,dove la carenza consiste nella loro applicazione e paesi in cui la discriminazione è già nelle leggi: in Iran le donne non possono diventare magistrati, ingegneri, in Arabia non possono guidare o andare in bicicletta, in molti paesi vige ancora la lapidazione e nei paesi in via di sviluppo le donne vivono di fatto una condizione d’inferiorità, senza diritto al voto, senza accesso all’istruzione e al lavoro.

Le donne devono vivere passivamente all’interno di una società che non offre l’opportunità d’emergere come individuo ma che le confina a ruoli prestabiliti. Nei paesi cosiddetti evoluti le discriminazioni avvengono nel mondo lavorativo, nelle assunzioni , nelle retribuzioni inferiori che variano dal 10% al 30% a parità di lavoro. Nel divario uomo e donna un’ analisi da non sottovalutare riguarda la presenza femminile ai vertici di grandi aziende e nelle istituzioni:secondo l’ONU sono solo 25 le donne che ricoprono il ruolo d’amministratore delegato in compagnie inserite tra le 500 più importanti al mondo dalla rivista Fortune. Anche l’Europa in quanto entità sovranazionale, dimostra tutta la sua inconsistenza proprio in materia di politiche condivise e realizzate per contrastare la discriminazione femminile: un ‘Europa divisa in una parte dell’unione dove la parità è un dato di fatto e paesi dove complici le politiche sociali, i condizionamenti culturali e altri fattori le discriminazioni persistono e le donne ancora prima di entrare a pieno diritto nel perimetro sociale che si acquisisce solo attraverso il lavoro già ne vengono risospinte fuori con l’alternativa tra lavori con impegno temporale ridotto ,instabili e con scarse possibilità di sviluppo professionale e lavori che richiedono un impegno a tempo pieno ma che offrono scarsi margini di flessibilità nei momenti critici dell’arco familiare (presenza di bambini piccoli ,di disabili o persone anziane che necessitano di cure), paesi dove la maternità rappresenta l’incubo di perdere il posto di lavoro, dove sembra d’obbligo l’uso del neutro maschile e risulta troppo faticoso ricordare che ci sono lavoratori /tri, professionisti/ste, pensionati/te. Non dimentichiamo tutte le forme di violenza verso le donne che inducono a considerare la donna oggetto da possedere e sottomettere ai propri voleri perpetuati da chi non conosce il proprio mondo interiore con la conseguenza di non saper gestire le divergenze con modalità rispettose e non dominanti dove si soddisfano i bisogni dell’ uno calpestando quelli dell’altro e incapaci di instaurare relazioni sane ed equilibrate.

Ricordiamoci non solo l’8 marzo, che nel corso dei secoli le donne hanno contribuito al cambiamento dell’umanità, nel campo scientifico, economico, culturale, di tutte quelle donne sconosciute che hanno lottato contro gli stereotipi inossidabili e hanno con la loro intelligenza dimostrato quanto è indispensabile la presenza della donna nella società. A tutte le donne auguriamo una vita senza umiliazioni e soprusi, dignitosa e di essere dolci e forti come il profumo delle mimose.

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