Giornata odierna di prevenzione dell’Acufene a Pescara

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“La risposta dell’utenza al nostro appello a partecipare è stata straordinaria” Lo ha detto il dottor Francesco Berni Canani, medico specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale

PESCARA – “Oltre un centinaio di persone, di età variabile tra i 30 e i 70 anni, hanno preso parte quest’oggi alla Giornata gratuita di prevenzione e informazione sull’Acufene, il tipico ronzio dell’orecchio che parte improvvisamente senza ragioni apparenti, spesso trascurato a tal punto da cronicizzarsi.

La risposta dell’utenza al nostro appello a partecipare è stata straordinaria, segno di quanto sia sensibile la problematica e quanto sia importante parlarne per insegnare ad affrontarla, perché l’Acufene non è una condanna, ma piuttosto una patologia che dev’essere riconosciuta, indagata, in molti casi curata, e comunque può sempre essere trattata per giungere all’eliminazione o alla drastica riduzione del disturbo, facendo ricorso a tutte le metodologie possibili: dall’arricchimento sonoro alla Terapia del suono sino alla terapia cognitivo-comportamentale, ossia la Mindfulness”. Lo ha detto il dottor Francesco Berni Canani, medico specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale, Dirigente medico del reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale civile di Pescara, ideatore e promotore della ‘Giornata sociale di Prevenzione’ dedicata all’acufene svoltasi presso il Centro di riabilitazione Fisioter di Pescara, affiancato dal dottor Alessandro Giannandrea, psicoterapeuta dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e istruttore di Mindfulness.

“La domanda ricorrente tra i pazienti è sempre stata la stessa: ‘dottore perché ho questo rumore nell’orecchio e che devo fare?’. Parliamo di persone che, in alcuni casi, convivono con quel ronzio anche da venti o venticinque anni, pensando di non avere soluzioni al proprio problema. Oggi allora siamo partiti innanzitutto spiegando cos’è l’acufene, ovvero la percezione soggettiva di uno stimolo sonoro – ha illustrato il dottor Berni Canani –, una sofferenza dell’organo dell’udito, ma l’orecchio è solo il bersaglio ultimo di un disturbo che nasce dalla corteccia cerebrale e che può insorgere in relazione a cause spesso diverse fra loro Sicuramente c’è una causa legata alle comuni malattie dell’orecchio, come l’otite da infezioni batteriche o virali, l’otosclerosi, la timpanosclerosi, anche la stessa sindrome di Meniere, i traumi acustici e qualsiasi altra causa responsabile di un danno diretto a carico delle strutture dell’organo uditivo. In altri casi l’acufene può essere determinato da patologie traumatiche o disfunzionali muscolo scheletriche del rachide cervicale o dell’articolazione temporo-mandibolare, o ancora problemi posturali globali. Altro meccanismo ben conosciuto responsabile dell’insorgenza degli acufeni è quello psicologico: disturbi d’ansia e dell’umore come gli stress emotivi possono scatenare l’insorgenza del disturbo la cui persistenza sarà appunto legata anche alla cattiva conoscenza del problema e al counseling negativo ricevuto spesso dal medico di base o da uno specialista in Otorinolaringoiatria non esperto in materia”. Infine l’acufene può insorgere da cause diverse come squilibri ormonali, disfunzioni organiche come problemi cardiaci, pressione alta, diabete, disfunzioni della tiroide, colesterolo e trigliceridi alti, ritmi di vita scorretti, oltre all’uso di alcuni farmaci comuni che possono avere effetti tossici sull’organo dell’udito.

Un soggetto che lamenti la comparsa improvvisa di un suono anomalo nell’orecchio “deve in breve tempo riferirlo al proprio medico curante – ha detto il dottor Berni Canani, tracciando il percorso diagnostico – che, a sua volta, non dirà mai al proprio paziente che ‘non c’è nulla da fare’, ma piuttosto farà la prima valutazione del quadro generale, per poi indirizzare il paziente allo specialista otorino che formulerà la propria diagnosi partendo dalla valutazione dell’organo uditivo, attraverso gli esami classici come quello audiometrico, l’acufenometria, le otoemissioni acustiche, l’otoscopia, per poi decidere eventuali approfondimenti neuroradiologici, come la Tac o la Risonanza magnetica, l’ecodoppler dei vasi aortici e intracranici, o esami dell’articolazione temporo-mandibolare”.

Una volta individuato il problema, come va affrontato? “Attraverso un approccio medico integrato polispecialistico – ha affermato il dottor Berni Canani – che veda il coinvolgimento di più figure professionali, ossia, oltre allo specialista Otorinolaringoiatra, anche il medico fisiatra, lo psicologo, l’audiologo, l’odontoiatra e ricercatori in grado di analizzare, diagnosticare e affrontare la problematica e offrire una terapia efficace a chi soffre di acufeni. Il protocollo diagnostico oggi consente di analizzare, di capire a fondo il tipo di acufene e di impostare la terapia più efficace per curare o, quanto meno, alleviare significativamente la patologia. Non esiste una terapia unica per l’acufene, ogni caso richiede un approccio personalizzato al problema. È possibile applicare, ad esempio, la Terapia del suono che si basa sull’arricchimento sonoro, già in uso da molti anni, ovvero la somministrazione al paziente, durante la giornata, di tracce sonore che favoriscono la neuromodulazione della percezione dell’acufene, una terapia impiegata anche di notte, diffondendo nell’ambiente suoni della natura, come la pioggia, un ruscello, rumori del bosco, della foresta o della campagna, sui quali va a concentrarsi l’attenzione del soggetto affetto da acufene che riesce così a distogliere la propria attenzione e a prendere sonno. Il suono, inoltre, può anche essere in grado di indurre reali modificazioni delle vie nervose acustiche, riuscendo, in alcuni casi, a ridurre l’intensità oggettiva dell’acufene e a limitare l’iperacusia in modo efficace”.

Ma oggi nel trattamento dell’acufene ha assunto massima rilevanza soprattutto la ‘terapia cognitivo-comportamentale’ che mette in gioco la figura indispensabile dello specialista psicologo, “il quale – ha ancora spiegato il dottor Giannandrea – deve far comprendere al paziente cos’è l’acufene e quali sono le cause che possono generare il disturbo. Attraverso la terapia cognitivo-comportamentale il paziente conosce la patologia e impara ad affrontarla e a gestire il complesso emozionale utilizzando delle tecniche di rilassamento e una ristrutturazione cognitiva dei pensieri e situazioni scatenanti, favorendo l’abitudine all’acufene. Grande efficacia in questo senso assume la mindfulness che utilizza tecniche di meditazione ed è impiegata da circa trent’anni nella pratica clinica per la dimostrata efficacia in numerose patologie stress-correlate, nei disturbi dell’umore, nell’ansia e nel dolore cronico. La mindfulness consente di imparare a vivere l’acufene in modo differente, perché potenzia l’attenzione che, attraverso la pratica, diventa più ‘fluida’, cioè maggiormente in grado di focalizzarsi su ciò che c’è momento per momento piuttosto che legarsi selettivamente all’acufente. Soprattutto la meditazione insegna a non vedere più l’acufene come una minaccia e a liberarsi delle sensazioni di ansia e paura correlate”.

“Il successo della giornata – ha aggiunto il dottor Berni – ci induce a ripetere l’iniziativa perché informare la popolazione è il mezzo principale per prevenire”.

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