Come da rituale, durante la celebrazione eucaristica, l’offertorio dei cesti stracolmi delle produzioni tipiche della provincia teramana tra cui pecorino abruzzese, salami teramani, conserve, pane e pasta, olio e vino ma anche ortaggi e verdure di stagione che sono state donate alla parrocchia per le famiglie più bisognose. Presenti il presidente di Coldiretti Emanuela Ripani, il direttore regionale Roberto Rampazzo e i presidenti di sezione insieme ai dirigenti provinciali di Coldiretti Donne Impresa, Giovani Impresa e Pensionati, oltre a numerose autorità tra cui il sindaco di Nereto Daniele Laurenzi, il sindaco di Campli Federico Agostinelli, il presidente della Terza commissione Agricoltura della Regione Abruzzo Emiliano Di Matteo e i consiglieri regionali Dino Pepe e Marco Cipolletti.
“La Giornata del Ringraziamento – spiega la presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani, che durante la celebrazione ha letto la Preghiera dell’agricoltore – è un appuntamento molto sentito per i produttori della provincia di Teramo. Quest’anno, abbiamo fatto coincidere la giornata con il primo dei tre giorni della merla, che la tradizione considera i più freddi dell’anno. La coincidenza è simbolica e ricorda lo stretto rapporto tra l’esito del raccolto annuale e le condizioni climatiche. Mai come in questo momento storico, caratterizzato da siccità e da un clima sempre più imprevedibile, l’agricoltura soffre. La Giornata del Ringraziamento è stata quindi un momento di gratitudine per il raccolto concesso negli scorsi mesi ma anche un augurio e una preghiera per quello che verrà”.
Lo stretto legame tra l’agricoltore e la natura è stato anche al centro dell’omelia, seguita come consuetudine dai saluti dei dirigenti di Coldiretti. Il Direttore Roberto Rampazzo si è soffermato sul “cibo come strumento etico di condivisione e di tradizione” evidenziando una forte preoccupazione sulla possibile diffusione del cibo sintetico. “Sembra un problema lontano ma anche sul futuro della tradizione agricola teramana pesa il “pericolo” del cibo prodotto in laboratorio – ha detto Rampazzo – in tal senso il cibo in provetta , presentato spesso come opportunità per l’ambiente e per la salute, è in realtà una strategia di annullamento del cibo inteso come condivisione, come legame con la storia e la cultura. Il rischio è l’estinzione del nostro patrimonio agroalimentare e di tutte le tradizioni ad esso collegate”.
La mattina si è conclusa con la benedizione dei mezzi agricoli in piazza tra canti e balli tradizionali.
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