PESCARA – Nel giorno dedicato al ricordo dei martiri delle foibe, la Città di Pescara, la presidenza del Consiglio Comunale e l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmata hanno onorato la memoria di quanti persero la vita in quei tragici eventi. Il programma di manifestazioni, dopo la celebrazione della Santa Messa presso la chiesa dello Spirito Santo, ha previsto i suoi momenti salienti in Piazza Martiri Dalmati e Giuliani – dove è stata deposta una corona d’alloro – e in piazza Italia dove è stato reso omaggio, presso la lapide posta nei giardini a lei intitolati, a Norma Cossetto figura simbolo dell’eccidio compiuto dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale. Presenti alle celebrazioni il Prefetto Giancarlo Di Vincenzo, il Questore Luigi Liguori, la vicepresidente della dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia Donatella Bracali, il sindaco Carlo Masci, il presidente del Consiglio Comunale Marcello Antonelli e le autorità civili, militari e religiose.
Durante la funzione religiosa è stata data lettura di un messaggio inviato ai presenti da Mario Sirola Diracca, presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, e della “preghiera dell’esule”. In Piazza Martiri Dalmati e Giuliani si è tenuto il momento centrale; dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento che ricorda il sacrificio di quegli uomini e di quelle donne, e la benedizione religiosa, il sindaco Carlo Masci, nel suo intervento, ha sottolineato come “la celebrazione della giornata odierna non è solamente un omaggio alle vittime e condivisione delle lacerazioni dello sradicamento. È un momento per riflettere sulla nostra storia, sugli errori e sugli orrori, per fare i conti con il nostro passato e avere consapevolezza di chi ne ha pagato il prezzo più alto, senza ricevere né comprensione né solidarietà per la tragedia vissuta”.
Riguardo all’azione di quelle poche frange della società e della politica che ancora oggi, intorno alla vicenda delle foibe, continuano a negare, minimizzare e ad assolvere fatti e protagonisti, il primo cittadino ha aggiunto che ormai “siamo passati dal negare la tragedia che ha travolto gli italiani dell’Istria, della Dalmazia e della Venezia-Giulia, i fiumani e gli zaratini, a quella di rinnegare le sofferenze racchiuse in due tremende parole: foibe ed esodo. Sono le due facce della stessa medaglia, quella della sconfitta e della vergogna di una nazione che ne caricò il peso su coloro che proprio per difendere l’appartenenza e l’italianità, erano stati oggetto di un odio feroce”.