Un figlio Luigi divenne medico. Non ebbe un buon rapporto con il Fascismo e questo lo portò a lasciare l’amministrazione dello Stato. Anni dopo, nel 1948, in maniera postuma alla sua morte fu nominato Intendente di Finanza di Prima Classe. La passione che lo accompagnò per tutta la vita fu la Storia e sono numerosissimi i suoi libri o trattati. Il più delle volte rivolti a Venezia e non a caso la sua opera di maggior successo fu: “Le origini romane di Venezia” scritto nel 1936. Realizzò un trattato sul monastero di Sant’Ilario.
E ancora: “Arte retrospettiva: le abbazie veneziane di S. Fregorio e dei SS. Ilario e Benedetto”; “Il libro del Prefetto: sistema corporativo romano di Costantinopoli e Venezia”; “ L’ editto di Egnazio sulla Laguna di Venezia”; “Carlo Magno a Venezia e le sue promesse”; “Alcuni presupposti della teoria contrattuale di diritto publico” e “Il porto-arsenale romano di Venezia : nuove documentazioni”.
Giuseppe Marzemin, per strano destino, si trovò a dover curare gli interessi economici (amministrò anche alcuni beni) di Gabriele d’Annunzio a Venezia (dove “il Vate” visse nella “Casetta Rossa” o anche “Casina delle Rose”) e il rapporto col “vate” divenne amicizia sincera e radicata. Un giorno D’Annunzio gli scrisse “Comincio a leggere il suo libro così pieno di elegante cultura” e per Marzemin fu più che una investitura. Importante e meritorio il sito www.marzemin.it a lui dedicato. A testimoniare il rapporto tra D’Annunzio e Marzemin ci sono numerose lettere e dediche (una di queste datata 1926 recita “ A Giuseppe Marzemin, all’italianissimo custore delle belle memorie patrie, hoc pietatis opus offre” segue la firma del “Vate”. Giuseppe Marzemin morì nel 1946.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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