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Giuseppe Placidi presenta “Quella notte che durò una settimana” a L’Aquila

da Marina Denegri

quella notte che durò una settimana

Il 9 dicembre, nella sala ipogea del Consiglio Regionale, la presentazione del nuovo volume di Giuseppe Placidi

L’AQUILA –  Verrà presentato giovedì 9 dicembre alle 18, nella sala ipogea del Consiglio Regionale a L’Aquila, il volume di Giuseppe Placidi, “Quella notte che durò una settimana”. Il diario di un complicato momento di vita aquilana, a cura di Massimo Pasqualone e con un contributo memorativo di Gianni Anastasio e una riflessione e qualche aggiornamento di Marcello Verderosa.

Il volume, che in copertina porta un’opera di Gabriele Ciccozzi, per le edizioni Teaternum, racconta le tristi vicende legate all’arresto di Giuseppe Placidi, allora sindaco de L’Aquila, e verrà illustrato dal critico letterario Massimo Pasqualone, dal sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto, dal vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Santangelo, moderati dal giornalista Angelo De Nicola.

Se non fosse una storia vera– scrive Pasqualone nella prefazione- questo libro avrebbe dell’incredibile con le sue vicissitudini, le sue angosce, le sue tristezze, le sue peculiari verità di un’Italia che arranca, ieri come oggi, allora come domani. Giuseppe Placidi ha vissuto in prima persona una storia tutta italiana, dall’arresto al proscioglimento, senza però importanti passaggi intermedi, opportuni per una vita dedicata all’impegno politico e professionale. La vicenda di Placidi è esemplificativa di una stagione, e le due testimonianze in appendice ne sono un plastico esempio. Come editore ho riflettuto a lungo sul volume e come intellettuale e critico letterario mi sono chiesto le ragioni di un libro che definirei di inchiesta o biografico, una biografia tormentata a causa di una improvvisa tempesta giudiziaria, finita poi in un bicchiere d’acqua. Che cosa rimane di quella tempesta? Che cosa di quei giorni oscuri? Giuseppe Placidi ce lo racconta con uno stile pacato e chiaro, denso di tristezza per una sventura che non doveva capitare. A distanza di circa trent’anni, la narrazione mantiene tutta la sua attualità, in una sorta di scire est meminisse, per evitare che accada di nuovo e che non si ripetano simili incidenti che tanto danno producono nella vita di un uomo”.

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