Giustino De Sanctis, nel 1872, vinse un concorso per essere assunto nell’amministrazione carceraria. Uomo di grande personalità e dedizione al servizio fu promosso, nel 1881, Direttore della casa di pena. In questo ruolo diede prova di grandi capacità rieducative che si espressero soprattutto nella valorizzazione dell’istruzione e favorendo l’apertura di scuole nelle case penali.
A tal riguardo come direttore del Regio Istituto di correzione paterna di Pisa ottenne, curando inclinazioni, imperfezioni e sensibilità dei ragazzi, risultati incredibilmente positivi. Fu anche direttore reggente della casa penale di Orvieto e di quelle di Napoli e Padova. Scrisse importanti testi che furono adottati in tutte le biblioteca carcerarie e non solo: “Mamme educatrici” (1881); “Deliquenza e delinquenti”; “Donne e fanciulli – i Corrigendi”; “La Correzione paterna” (1894); “Ninnolino. Storia di un discolo (1895); “Educazione e protezione dei fanciulli” (1896); “Fra la sventura” (1897); “Come ho educato i discoli” (1902) e “Riformatorii – Studi, note e ricordi” (1908). Tenne numerose conferenze sempre sul tema della necessità di rieducare i ragazzi tenuti in detenzione.
Su “Rivista italiana di neuropatologia, pschiatria e dell’elettroterapia” si scrisse di lui: “Ebbene Gistino De Sanctis, che all’ intelligenza accoppia una grande energia ed una eccezionale bontà d’ animo, cambiò politica pedagogica. Egli studiò uno per uno quei piccoli ribelli, come fanno i positivisti; tracciò un vasto programma di educazione, che fece comprendere a tutto il personale dell’ Istituto; migliorò le condizioni igieniche generali dei ricoverati; cercò fermamente di risvegliare in essi i sentimenti altruistici, istituendo premi, ed avvalendosi dell’azione suggestiva dalla quale seppe ritrarre dei grandi effetti”.
Giustino de Sanctis fu poi nominato Ispettore Generale delle carceri d’Italia. Sin dalla sua gioventù era stato attratto dalla passione letteraria. Scrisse anche numerose commedie di buon successo: “Flirtation” e “Mia Cucina”; “L’Emigrazione” (1874); “Domenico Veneziano” (1875); “La viola del pensiero” (1876); “L’ambizione accesa” (1879); “Per miseria” (1880) e il “Dottor Anacleto” (1880). Giustino De Sanctis morì a Roma nel novembre del 1913.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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