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A Torre Cerrano si illustrano gli studi sulla moria di massa della Pinna nobilis

da Marina Denegri

I ricercatori sperano che salinità e temperatura del Mare Adriatico difendano il bivalve da una infezione pericolosissima

A Torre Cerrano si illustrano gli studi sulla moria di massa della Pinna nobilis

AREA DEL CERRANO (TE) – Le “Domeniche a Torre Cerrano alla scoperta dell’ambiente” organizzate dalla Cooperativa Clematis, continuano con l’appuntamento del 17 novembre 2019. Nel pomeriggio di domenica il Dott. Fernando Rubino (CNR-IRSA Taranto) ed il Prof. Pietro Giorgio Tiscar (Università di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria) ci illustreranno gli studi riguardanti la moria di massa della Pinna nobilis o “Nacchera di mare”, una specie protetta di bivalve endemico del Mar Mediterraneo.

L’incontro si svolgerà nella “Sala delle Conchiglie” del Museo del Mare di Torre Cerrano dove un esemplare enorme di Pinna Nobilis rinvenuto da pescatori proprio nelle acque antistanti la costa teramana, in un passato non troppo lontano, è esposto in una apposita bacheca.

L’AMP da tempo lavora su progetti che possano portare ad un ripopolamento di questo spettacolare animale che anticamente era frequente nei nostri fondali e oggi quasi estinto a causa dei sistemi di pesca che prevedono il trascinamento delle attrezzature sul fondale.

Attualmente questa specie è attaccata da una infezione che solo in Adriatico non è ancora entrata e la speranza dei ricercatori è quella che le condizioni particolari di salinità e temperatura del nostro mare siano l’elemento che difende le nostre Nacchere da quell’infezione.

Si tratta di un fenomeno che si sta manifestando su larga scala in tutto il Mediterraneo: iniziato nel 2016 lungo le coste spagnole nel 2018 è arrivato nel Mar Ionio e quindi nei Mari di Taranto e lungo tutto il Salento dove le popolazioni di questo bivalve, che negli ultimi anni avevano raggiunto elevate densità, sono state letteralmente azzerate.

La causa di tale mortalità di massa è l’infezione operata da un protozoo patogeno nuovo per la scienza: identificato dapprima in Spagna e denominato Haplosporidium pinnae, la sua presenza è stata associata dall’Università di Teramo agli eventi di mortalità riscontrati nel 2018 a Taranto.

Per studiare possibili soluzioni a questo fenomeno che rischia di far scomparire la Pinna nobilis, è fondamentale trovare esemplari ancora vivi da monitorare e studiare. A questo proposito, il CNR-IRSA di Taranto ha organizzato la campagna di Citizen Science “SOS Pinna nobilis: la Subacquea aiuta la Ricerca”, quale strumento per fronteggiare questa emergenza ambientale. L’obiettivo principale è quello di divulgare il fenomeno tra coloro che svolgono attività subacquee (forze armate, circoli sportivi, gruppi professionali, etc.) per poi coinvolgerli in azioni di monitoraggio su larga scala, lungo tutta la costa italiana, per localizzare, proteggere e osservare nel tempo eventuali esemplari di nacchera di mare ancora vivi e, infine, mostrare alla cittadinanza i progressi compiuti.

In questo senso, la Direzione Marittima di Pescara della Guardia Costiera assieme ai rappresentanti della Scuola Sub Loto ci illustreranno i risultati della missione effettuata al termine della scorsa estate presso l’arcipelago delle Isole Tremiti che ha permesso di segnalare l’arrivo della moria anche in Adriatico centrale. L’attività alle Tremiti è stata molto importante perché ha permesso di lanciare tempestivamente l’allarme, considerato che a luglio la popolazione di nacchere era segnalata come in buona salute.

In tale contesto il litorale abruzzese può rivestire un ruolo chiave in quanto, dalle azioni svolte, gli individui di Pinna nobilis osservati, pur non molto numerosi, sembrano ancora in buona salute ed è stata anche dimostrata la presenza di un reclutamento larvale ancora attivo. Da ciò emerge l’opportunità e la necessità di coinvolgere in maniera più organica e sistematica la popolazione locale al fine di incrementare le conoscenze acquisibili.

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