Spettacolo presentato dal Circolo Il Nome della Rosa per sabato 27 novembre alle ore 21.30
GIULIANOVA (TE) – Monologo e musica liberamente tratto dall’omonima opera di Andrea Pazienza è quello che andrà in scena sabato 27 novembre alle ore 21,30 presso il Circolo virtuoso Il nome della Rosa di Giulianova sito in via Gramsci 46/a.
Per maggiori informazioni ci si può rivolgere al numero telefonico 338.9727534
Lo spettacolo è a cura di Danilo Di Feliciantonio al basso, drum machine e chitarra acustica;Marco Monachese sarà la voce narrante a cui si alterneranno gli interventi della voce femminile di Valeria Iezzoni.
Andrea Pazienza, un artista che ha lasciato un segno dovunque è passato:da San Benedetto del Tronto prima e da San Severo poi, ha intrapreso un percorso di vita e creativo che ha avuto in Pescara un momento formativo importante e in Bologna la consacrazione del suo immenso talento.
Ora Andrea Pazienza non c’è più! e dal 1988 se ne celebra la prematura morte a soli 33 anni.
Nel 1987 Pazienza pubblica Gli ultimi giorni di Pompeo, un fumetto che, però non si può “delittuosamente” ridurre a questa definizione.
Il Pompeo di Paz non è solo la storia di un artista che si confronta con il suo devastato e frenetico quotidiano, che si ribella e che si arrende molteplici volte, che urla il suo disagio ed il suo non appartenere al mondo circostante. E non è nemmeno unicamente un testamento ideologico o una sorta di premonizione dell’autore che piano piano stava scivolando senza scampo nell’abisso dell’eroina, in cui sarebbe sprofondato definitivamente un anno più tardi, come era già accaduto ad alcuni dei suoi compagni di avventura,uno su tutti Stefano Tamburini.
Gli ultimi giorni di Pompeo sono qualcosa di più complesso, di più sfaccettato. Un’opera capace di trascendere il semplice contesto di prodotto subculturale per cui era destinata, diventando vera e propria letteratura. Una celebrazione delle ansie, paure e contraddizioni di un’intera generazione;dell’uomo moderno,dell’essere umano in quanto tale.
Un mirabile racconto di impotenza ed onnipotenza allo stesso tempo, affidato ad un pennarello nero e a dei fogli quadrettati su cui l’autore letteralmente vomita il vortice delle emozioni, dei dubbi, dei turbamenti, degli incubi che si affastellano nel suo cervello.
Abbiamo cercato di rendere tutto questo in uno spettacolo che non è solo un monologo, ma una danza disarmonica di voci, suoni, musiche e rumori: un’esperienza tutt’altro che confortante.
hanno dichiarato gli organizzatori.
Un segno indelebile infatti, Andrea Pazienza lo ha lasciato, sdoganando il ruolo del “perdente” a livelli artistici impensabili venti anni fa; e con il passare del tempo evidenzia e non sbiadisce. Anzi lo avvicina sempre più al vissuto giovanile, e nella condivisione e nella sua rappresentazione ne alleggerisce il peso per i lettori “pazienti”.