I residenti hanno già espresso le loro preoccupazioni attraverso esposti, petizioni e richieste di chiarezza completamente ignorati dal sindaco .
L’interrogazione mira a scoprire
Se così fosse il sindaco dovrebbe ordinare immediati accertamenti perché una moschea, per essere tale, deve rispondere a precisi requisiti che presumibilmente non sono presenti nel locale di via Pisa .
“La situazione in via Pisa si sta facendo incandescente – hanno sottolineato i consiglieri
-. Da anni un piccolo locale situato al pianterreno di un palazzo residenziale, dove ci sono negozi, abitazioni, uffici, dunque in pieno centro, è occupato da una presunta Associazione culturale di religione islamica.
Tutto legittimo, se non fosse che da tempo ormai le attività svolte da quella stessa Associazione sembrano aver assunto una piega un po’ diversa dalle finalità iniziali.
Come hanno riferito i residenti, e come noi stessi abbiamo potuto verificare, in quel locale si registra un andirivieni continuo di cittadini di religione islamica, ma non parliamo di 10, 20, foss’anche 30 persone.
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I residenti dunque vedono solo il costante, continuo, incessante viavai e ascoltano, distintamente, le preghiere collettive che vengono praticate all’interno della struttura, con il tipico comportamento che si osserva, in genere, nelle moschee, ovvero i fedeli che prima di entrare per la preghiera, lasciano le scarpe o le ciabatte all’esterno del locale, una procedura che diventa ingombrante nel periodo del Ramadan, quando le presenze si moltiplicano in maniera tangibile, con arrivi anche da fuori provincia.
A questo punto il sospetto legittimo è che quel locale sia stato trasformato in una vera e propria moschea, e da qui le domande che i cittadini hanno già rivolto alle autorità cittadine, Comune, Asl, Questura, senza però, sembra, ottenere le risposte attese, domande che a questo punto riverseremo in una interrogazione urgente che sottoporremo al sindaco Alessandrini, ovvero, quale genere di attività si svolge all’interno di quel locale di via Pisa?
Attività culturali, incontri, dibattiti, o parliamo di una moschea? E ovviamente dal sindaco non ci attendiamo una risposta generica, ma una risposta basata su un’indagine conoscitiva che ha tutto il potere e il dovere di svolgere a tutela del territorio, anche in termini di sicurezza pubblica.
E poi: quel locale di via Pisa quante persone può effettivamente contenere? È legittima la presenza, praticamente quotidiana, di centinaia di persone?
Ci sono i servizi igienici necessari e previsti dalla legge, anche per le eventuali sedi associative?
Vengono rispettate tutte le norme in materia di sicurezza, comprese le uscite d’emergenza o le porte antipanico? Corrisponde al vero che all’interno di quel locale vengono anche preparati, somministrati e consumati dei pasti? E in quali condizioni avviene tutto ciò?
Riteniamo – hanno aggiunto i consiglieri Antonelli, D’Incecco e Rapposelli – più che legittimo farci portavoce di una problematica che non interessa solo un quartiere, ma tutta la città, e riteniamo doveroso, da parte del sindaco, non ridurre la questione a una bazzecola o, peggio, a una manifestazione di razzismo, ma piuttosto, in qualità di primo tutore della salute pubblica, chiediamo che dia risposte concrete e basate su osservazioni realistiche, ordinando anche l’esecuzione di controlli e indagini approfondite”.
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