L’AQUILA – Si è svolta ieri, per la prima volta nel nuovo Auditorium del GSSI – Gran Sasso Science Institute, a L’Aquila, la cerimonia di apertura dell’Anno Accademico 2018-2019 del GSSI.
La mattinata ha avuto inizio con la relazione del Rettore, Professor Eugenio Coccia, un quadro del percorso compiuto e delle prospettive della Scuola, protagonista di molti progetti: “Noi abbiamo una missione molto chiara – ha affermato –, quella di portare avanti delle ricerche di frontiera. Il GSSI ha un’identità che si sta delineando, si sta affermando come centro di attività curiosity-driven, in un’ottica interdisciplinare e di collaborazione tra aree. Ma non basta: il nostro coinvolgimento sociale è molto forte e vogliamo anche essere un ponte tra ricerca, industria e mondo del lavoro. I nostri valori sono la libertà di ricerca, il merito, la responsabilità sociale, la trasparenza. Vogliamo che il progresso derivante dalle ricerche scientifiche vada a vantaggio di tutti”.
Il Rettore ha ricordato i numeri del GSSI, che conta 160 studenti, 130 ricercatori e professori di differenti nazionalità. Si è poi soffermato sull’altissimo numero di domande – nel 2018 circa 1300 per 34 borse di dottorato, che da questo ciclo durerà non più 3 ma 4 anni –, sui meccanismi di selezione. Il Professor Coccia ha menzionato alcuni dei progetti che caratterizzano il lavoro della Scuola: il progetto CUIM, un grande database in grado di offrire informazioni importantissime sulla ricostruzione e sul territorio, gli studi sul terremoto, il progetto DarkSide sulla materia oscura. Non è mancato un accenno al successo dei dottori di ricerca usciti dal GSSI in questi anni e già tutti impegnati in progetti professionali e di ricerca di grande interesse e prestigio.
Fisiche, plurale femminile, il secondo momento della cerimonia, ha permesso ai presenti di entrare nel vivo delle ricerche del GSSI, grazie alla voce di tre studiose. Una nuova astronomia, il discorso tenuto dalla ricercatrice Marica Branchesi, ha ripercorso i momenti entusiasmanti della scoperta delle onde gravitazionali e della nascita dell’astronomia multimessaggera: “Mi rivolgo in questo giorno a tutti voi, studenti e giovani ricercatori, perché oggi ha inizio la vostra esplorazione nella ricerca. Vi auguro di seguire i vostri sogni, di prendere parte presto a queste straordinarie scoperte”.
Le ricercatrici Elisabetta Baracchini e Karoline Schäffner hanno affascinato la platea con i loro studi sulla materia oscura. La dottoressa Baracchini, vincitrice di un ERC Consolidator Grant da circa due milioni di euro destinato al progetto INITIUM, ha osservato durante il suo intervento L’oscuro canto del cigno: “Sono orgogliosa di aver ricevuto questo finanziamento dato dall’ERC su soli criteri di eccellenza scientifica. E sono onorata di poter lavorare qui in Italia e nello specifico al GSSI e all’INFN, che incarnano quei principi di progresso scientifico internazionale e interdisciplinare per il progredire della conoscenza”.
La dottoressa Karoline Schäffner, che ha ottenuto oltre tre milioni di euro per il suo esperimento COSINUS, ha presentato idee innovative per la rivelazione diretta della materia oscura nel suo contributo COSINUS, le scintille dell’invisibile.
La parola è passata ai Nobel, per un indirizzo di saluto. Il Professor Barry Barish ha ribadito: “Sono felicissimo di essere tornato per l’inaugurazione dell’anno accademico in questa nuova sede del GSSI. È una grande emozione vedere cosa si è realizzato in cinque anni e anche vedere le carriere degli studenti usciti dal GSSI. Quando sei uno studente puoi cercare le onde gravitazionali o la materia oscura o altro. Importante è cercare di capire in quale direzione vanno l’universo, la società e il futuro dell’uomo. Ciò che oggi è il GSSI è davvero simile al sogno che Eugenio Coccia mi aveva descritto all’ inizio di quest’avventura. Discuteremo domani, nel consiglio scientifico, di un documento intitolato GSSI 2030, in cui cercheremo di delineare il futuro di questa istituzione”.
Il Senatore a vita e Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia ha evidenziato l’importanza della valorizzazione del capitale umano e la necessità di misure che rafforzino le attività di collaborazione tra mondo scientifico e industriale: “La nostra realtà scientifica è di primo ordine e nonostante le difficoltà economiche e strutturali molte sono le eccellenze nella ricerca. Questo patrimonio non va disperso. La crescita e la competitività passano necessariamente attraverso questa strada”.
Il Presidente f.f. dell’ISTAT Maurizio Franzini ha tenuto la Lectio Magistralis Le conseguenze economiche delle innovazioni tecnologiche, che ha messo in luce il rapporto fondamentale tra sviluppo tecnologico ed economico: “Rispetto al passato oggi le innovazioni pongono sfide più radicali alle regole con cui funziona il capitalismo e rendono necessaria una seria riflessione su come riformare le istituzioni economiche per fare in modo che dalle innovazioni vengano benefici per tutti”.
La cerimonia è stata arricchita dal concerto di un quartetto dei Solisti Aquilani, che stanno festeggiando il 50° anniversario della loro fondazione anche con una mostra allestita al GSSI.
All’ inaugurazione, erano presenti tutti i rappresentanti delle Istituzioni locali, politiche e culturali, oltre a importanti esponenti del mondo accademico e scientifico.
Nel pomeriggio il Sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha consegnato al Nobel Barry Barish un dono da parte della città – una riproduzione del rosone della Basilica di Collemaggio –, alla presenza del Rettore Eugenio Coccia, della Rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi e del Direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso Stefano Ragazzi.
Il primo cittadino ha affermato: “Si tratta di un piccolo ma significativo gesto, con cui la città dell’Aquila intende mostrare gratitudine a Barish per la sua straordinaria attività di ricerca e di guida scientifica, svolta da ormai molti anni nel nostro territorio, sia ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso sia al Gran Sasso Science Institute”.
Il Nobel ha ringraziato per il dono e ha commentato: “Grazie per questo pensiero, simbolo non solo di una città che rinasce e si ricostruisce come luogo di scienza e sapere, ma anche di un legame ormai indissolubile tra la cittadinanza – la società – e gli scienziati, oggi non più chiusi nella loro torre d’avorio, ma protagonisti della rinascita”.