La sera organizzò corsi gratuiti di scuola serale per gli italo-americani. I suoi genitori erano nati a Popoli in provincia di Pescara
POPOLI – Hector D’Amato nacque a Boston, nel quartiere di Hyde Park, in Massachusetts, il 20 gennaio del 1909, da Loreto (trentunenne “contadino” – figlio di Antonio e Concetta Gagliardi) e da Marrianna Occhiolini (ventisettenne “cucitrice” – figlia di Giuseppe Cesare e Teresa Rosati). I suoi genitori, entrambi nati a Popoli in provincia di Pescara, si erano sposati nel loro paese il 10 gennaio del 1903. Il padre era emigrato una prima volta nel 1898, aveva solo venti anni, e giunse ad “Ellis Island” a bordo del piroscafo “Trojan Prince”. Loreto aveva però giurato di tornare a Popoli per sposare la sua amata Marianna.
E così fece. Appena sposati, Loreto e Marianna, partirono per l’America. Giunsero ad “Ellis Island”, nel 1903, a bordo del piroscafo “Phoenicia”. Loreto trovò lavoro per la “BF Sturtevant Company”, vi rimarrà per quarant’anni, azienda produttrice di ventole con sede a Boston e leader nella produzione di sistemi di raffreddamento e ventilazioni industriali ). Hector studiò alla “Hyde Park High School” e successivamente al “Wentworth Institute” di Boston. Divenne professore di “Industrial Art” (arti industriali) ed insegnò per lunghi anni, a partire del 1935, alla “Central High School” e alla “Malden Jr. High”.
Nel marzo del 1941 si arruolò volontario per combattere nella Seconda Guerra Mondiale. Combatté durante “La Campagna di Guadalcanal”. Si fece onore e per questo ottenne la prestigiosa “Purple Heart” (decorazione militare degli Stati Uniti assegnata dal Presidente degli Stati Uniti a soldati feriti o uccisi in servizio con le forze armate statunitensi). Ebbe ruoli preminenti nel “Sons of Italy”; “Italo-American Cultural Club” e “Massachusetts Teachers Association”. Contribuì a promuovere attività culturale e benefiche. Hector ebbe una sorella (Teresa) ed un fratello (Joseph – anche lui insegnante.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario Associazione Culturale “Ambasciatori della fame”