La presentazione il 16 maggio prossimo presso il Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara
PESCARA – Ventiquattro imputati tra politici, imprenditori ed ex dipendenti comunali, trentuno avvocati impegnati ad assistere i rispettivi clienti, seicento testimoni ed oltre trenta udienze, sono questi i numeri che hanno caratterizzato il Processo Housework, quello relativo alle presunte tangenti al Comune di Pescara.
L’inchiesta è stata condotta dal pubblico ministero Gennaro Varone e il processo ha avuto inizio nel 2011 e si è concluso nel febbraio 2013.
Il project financing dei cimiteri e l’appalto dell’area di risulta sono stati i punti cardine che hanno animato il dibattimento, ma non solo questi. Si è discusso, infatti, anche della famosa Lista Dezio, quella che fu ritrovata dagli inquirenti nell’ufficio di Guido Dezio, ex braccio destro di D’Alfonso; della vicenda della villa di Lettomanoppello; dei rapporti d’amicizia tra l’imprenditore Carlo Toto e l’ex sindaco D’Alfonso, e dei numerosi viaggi che sarebbero stati effettuati tutti a spese di Toto. Tra gli altri argomenti nel dibattimento hanno trovato posto: l’Agenda del Sindaco, la Comunicazione Istituzionale, i Fondi al Partito La Margherita, la Fondazione Europa Prossima, il bar del Tribunale, il calice di Toyo Yito, il Ponte del Mare ed altre vicende minori come quella del giornalista Di Miero, le spese elettorali per le elezioni regionali del 2005, per la Convention di Prodi e tanto altro ancora.
Gli imputati in questo processo: Luciano D’Alfonso, Guido Dezio, Massimo e Angelo De Cesaris, Finizio Giampiero, Pierpaolo Pescara, Marco Molisani, Fabrizio Paolini, Marco Presutti, Vincenzo Fanì, Rosario Cardinale, Giacomo Costantini, Nicola Di Mascio, Enzo Perilli, Colanzi Pietro, Alberto La Rocca, Carlo e Alfonso Toto, Giampiero Leombroni, Marco Mariani, Francesco Ferragina, Antonio Dandolo, Luciano Di Biase e Vincenzo Cirone. Le accuse mosse agli imputati: associazione a delinquere, corruzione, peculato, appropriazione indebita, concussione, truffa, falso e falso ideologico.
“L’idea di scrivere il libro – dichiara l’autrice – è nata immediatamente a seguito dell’esplosione dell’inchiesta che seguivo in qualità di inviata di un portale d’informazione. Qualcosa mi ha lasciata perplessa nel corso delle indagini preliminari e ciò rappresenta l’input che ha scaturito in me il desiderio di seguire più radicalmente la vicenda giudiziaria. Mi preme sottolineare – ha ribadito Rita Consorte – il mio intento primario, ossia quello di rendere noto all’intera collettività, attraverso le molteplici deposizioni dei testimoni tratte dagli atti pubblici, la verità processuale che ha determinato l’assoluzione dell’ex Sindaco e degli altri imputati coinvolti nell’inchiesta”.
Dichiarazione che trova riscontro e conferma nelle parole calibrate e mirate del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta, autore della prefazione: “In questo libro si compie un’operazione apprezzabile: quella, cioè, di ricostruire dall’inizio alla fine una vicenda processuale che ha visto uno dei politici più noti d’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, uscirne indenne e, sotto il profilo politico, per molti versi, rafforzato. La collega Rita Consorte pubblica gli atti del processo con puntigliosa meticolosità riproducendo, addirittura, gli errori in essi contenuti. Un lavoro di ricollocazione dei fatti e degli avvenimenti che ne rende facile la lettura grazie anche al quadro di insieme storicamente definito con organicità e completezza”.
Il libro, edito dalla casa editrice Tracce di Pescara, sarà presentato Venerdì 16 maggio alle ore 17.30 presso la Sala G. Favetta del Museo Genti d’Abruzzo, primo piano in Via delle Caserme alla presenza dell’autrice Rita Consorte, e delle istituzioni inoltre, l’evento è stato patrocinato dal Comune di Pescara.La presentazione sarà a cura di Stefano Buda.
La cittadinanza è invitata a partecipare.
La redazione de L’Opinionista si congratula con Rita e le formula i migliori Auguri con un detto caro agli antichi “Semper ad maiora”.