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I consiglieri di Forza Italia su attività venatoria

da Redazione

Cacciatori abruzzesi costretti ad andare fuori regione

PESCARA – “Risulta ormai evidente il progetto della Regione in atto nella Provincia dell’Aquila e, in particolare, nella zona coincidente con l’area esterna al Parco d’Abruzzo. Su pressione di poche decine di persone, i Sindaci dei Comuni limitrofi alla Zpe non ancora inclusi in essa stanno chiedendo alla Regione ed al Ministero di entrarvi, anche grazie al rappresentante regionale nominato al Patom. Una volta allargata la Zpe seguirà il passo finale, e cioè la istituzione dell’area contigua”. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo e il Capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri, il vice Presidente del Consiglio regionale Paolo Gatti e il Consigliere regionale Emilio Iampieri.

“Quello che l’assessore Pepe non sa – proseguono i Consiglieri di opposizione – è che la Legge sui Parchi, la n.394, prevede che all’interno delle aree contigue, una volta istituite, potranno cacciare solo i residenti dei Comuni facenti parti dell’area stessa. Da premettere che la Regione Abruzzo se decidesse di istituire le aree contigue dovrà farlo per tutto il territorio regionale per cui alla fine del percorso tutti i cacciatori abruzzesi, di cui il 90% sono residenti in Comuni posti al di fuori delle costituende aree, non potranno più cacciare nella loro regione. La giunta Chiodi aveva nominato per tale motivo propri rappresentanti al Ministero al fine di evitare dapprima l’allargamento delle prescrizioni della zona C1 alle zone C2 e si era ben guardata dall’istituire le aree contigue, in attesa di una riforma della 394, che introducesse il concetto di “residenza venatoria”.

“Queste situazioni vanno denunciate a tutto il mondo venatorio regionale – concludono I Consiglieri di Forza Italia – affinché si mobiliti immediatamente per scongiurare ciò che potrebbe avvenire: il 90% dei cacciatori delle 4 province cacciati dai territori più belli per l’attività venatoria, residuo peraltro già della chiusura effettuata con la istituzione dei parchi”.

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