TOLLO (CH) – Feudo Antico conquista la giuria del Premio Internazionale del Vino Mundus Vini con il Rosso Riserva Tullum Dop 2010 e il Rosso Tullum Dop 2011, entrambi premiati con la medaglia d’oro. Vini dalle radici antiche, prodotti in un territorio, quello di Tollo, in provincia di Chieti, dove il valore della viticultura esiste sin dall’epoca romana.
Il Rosso Riserva Tullum Dop 2010 conquista punteggi elevati in tutti i parametri valutati dai giudici (aspetto, odore, gusto e impressione generale), ottenendo, in particolare, il punteggio massimo per le caratteristiche visive, quali la limpidezza e la perfetta sfumatura di colore. Anche il Rosso Tullum Dop 2011 conquista i giudici in particolare per il suo aspetto, pur totalizzando punteggi molto elevati anche negli altri parametri considerati.
Ma i riconoscimenti per Feudo Antico non finiscono qui, in Italia, dove l’azienda prosegue la sua ricerca incessante sui vitigni autoctoni, ottiene importanti riconoscimenti da due tra le più note guide del panorama enologico. Per il terzo anno consecutivo, infatti, il Rosso Riserva Tullum Dop, annata 2011, riceve i prestigiosi Cinque Grappoli 2016 dalla Guida Bibenda Vini d’Italia, assegnati ai vini eccellenti, che hanno ottenuto un punteggio tra i 91 e i 100 centesimi.
Mentre la Guida ai Vini d’Italia Vitae 2016, edita dall’Associazione Italiana Sommelier, assegna, per il secondo anno consecutivo, il premio “4 Viti”, attribuito ai vini che hanno superato i 90 centesimi di votazione, al Pecorino Biologico Tullum Dop 2014. Un vino ottenuto da uve biologiche di Pecorino, seguendo il rigido disciplinare produttivo della Dop Tullum, a fermentazione spontanea, imbottigliato senza essere filtrato né stabilizzato, per esaltare al meglio la qualità della materia prima.
«Si tratta di premi di cui andiamo molto fieri, che riconoscono il lavoro di ricerca e innovazione portato avanti sui vitigni autoctoni sin dalla nascita del progetto Feudo Antico, nel 2004 – commenta Andrea Di Fabio, direttore generale di Feudo Antico – nato con l’intento di rivitalizzare le coltivazioni autoctone e proteggere un ambiente fragile, rafforzando al contempo il senso di appartenenza della nostra comunità».
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