Il libro della giornalista Fabiola Paterniti è stato presentato all’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ di Pescara
PESCARA – “Ho deciso di raccontare la storia degli ‘uomini del Generale’ Dalla Chiesa perché sono stati ‘fantasmi’: hanno dovuto lavorare in clandestinità, in borghese, usando nomignoli, molti erano poco più che ragazzi, hanno rinunciato alla vita personale, alla famiglia, per lo Stato, per garantirci l’Italia che oggi conosciamo, senza stipendi straordinari. E lo Stato poi si è dimenticato di loro, hanno continuato a essere ‘fantasmi’, 50 in tutto ai quali, attraverso la loro stessa testimonianza, ho voluto dare un volto e un nome”. Così la giornalista Fabiola Paterniti che oggi ha presentato il suo volume ‘Tutti gli Uomini del Generale. La storia inedita della lotta al terrorismo’, dinanzi all’attenta platea degli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ nell’ambito del 21° Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’. Presenti nell’Aula Magna il fondatore del Premio ‘Borsellino’, Leo Nodari, la Dirigente dell’Istituto Alberghiero Alessandra Di Pietro, il Direttore del quotidiano ‘Il Centro’ Mauro Tedeschini e la rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale Angela Rapicavoli, originaria proprio di Palermo.
“Sono orgogliosa che il nostro Istituto sia stato scelto per ospitare alcuni degli eventi clou del Premio ‘Paolo Borsellino’ – ha detto aprendo i lavori della giornata la dirigente Di Pietro – che è un premio alla cultura della legalità. Attraverso il volume di Fabiola Paterniti scopriamo opere, azioni, testimonianze di persone che hanno rappresentato con la propria esistenza dei comportamenti integri, dei modelli positivi e di eccellenza”.
“Da 24 anni – ha detto Nodari – cerco di portare avanti quelle ‘famose idee che camminano sulle gambe degli uomini’, e ogni anno ricordiamo i nomi e i cognomi di quelle 632 persone, tra cui il Generale Dalla Chiesa, i giudici Falcone e Borsellino, cadute nella lotta alla mafia, il nostro impegno è quello di mantenere la memoria di queste persone e la testimonianza di impegno civile dei tanti che non si sono arresi. Il nostro è un nucleo di resistenza continua perché la cultura della legalità non può essere solo un esercizio di difesa o di repressione, ma, come scrisse Borsellino nella sua ultima lettera agli studenti di Bassano del Grappa, ‘dev’essere un movimento morale, culturale, civile, persino religioso che abitui tutti a respirare il fresco profumo della libertà’. Ovvero Borsellino, un magistrato, era convinto che la cultura della legalità non passasse attraverso le aule di giustizia o dalle caserme dei Carabinieri, ma partisse dalle scuole”.
“La scuola – ha aggiunto la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Rapicavoli – deve educare alla speranza: ossia dobbiamo partire dalla memoria di chi siamo stati e da dove veniamo per poi proiettarci nel futuro con le utopie e i sogni dei ragazzi, lavorando non sulle emergenze, ma nel quotidiano”.
Quindi la parola è passata al Direttore Tedeschini che ha intervistato Fabiola Paterniti con domande puntuali sulle ragioni che l’hanno spinta a scrivere un volume sul Generale Dalla Chiesa. “L’ho scritto perché da giornalista, e da palermitana, ho sentito parlare poco di Dalla Chiesa – ha ammesso la Paterniti -, perché nessuno ha parlato di questi uomini, e le ragioni possono essere due: da un lato perché all’epoca questi uomini erano ‘fantasmi’, componenti del Nucleo Speciale Antiterrorismo costituito proprio da Dalla Chiesa nel 1974, costretti a vivere in clandestinità, 50 nomi mai usciti prima, erano giovani che hanno dato la vita allo Stato per difendere la popolazione italiana. Il problema è che, dall’altro lato, sono rimasti fantasmi, lo Stato si è dimenticato di loro. Ho parlato con uomini, oggi in pensione, che hanno difeso la nostra democrazia, e che mi hanno raccontato storie bellissime, a dimostrazione che lontano dai riflettori ci sono eroi-cittadini normali che hanno fatto la nostra storia con sacrifici enormi. Ho parlato con Michele Gallo, un carabiniere della squadra, il cui padre novantenne, ha scoperto il vero lavoro del figlio solo oggi che è uscito il mio libro”.
Alla domanda del Direttore Tedeschini sul perché alcuni hanno scelto di ‘stare dall’altra parte’, ovvero dalla parte dei terroristi o dei mafiosi, la Paterniti ha “ricordato una frase di Dalla Chiesa rivolta ai politici, ‘date ai cittadini i diritti che gli spettano e darete un’arma in più contro la mafia’ che si è sostituita allo Stato, perché è più facile. Nei suoi ultimi 100 giorni a Palermo Dalla Chiesa girava per le scuole e diceva che ‘una maestra elementare sconfiggerà la mafia’. Purtroppo è più semplice passare sulla strada del ‘favore’ del potente di turno anziché dalla meritocrazia, e la mafia si alimenta della complicità che passa dall’indifferenza, nel momento in cui non ti interessi di ciò che ti accade intorno sei morto. Oggi molti di quegli uomini del Generale sono amareggiati, la beffa più grande per loro è sentire parlare di terrorismo e mafia, come conferenzieri, persone che non hanno mai preso le distanze dai due fenomeni, anzi in alcuni casi lo Stato ha ostacolato la battaglia, come quando il Governo ha scelto, poco prima del ‘caso’ Moro, di sciogliere e chiudere il Nucleo Speciale Anterrorismo”.
Alla domanda del Direttore Tedeschini sul ruolo dei media nella lotta al terrorismo, la Paterniti ha sottolineato la “rilevanza di ciò che si mostra sullo schermo, c’è un’etica da rispettare. A volte ci sono modelli negativi che però vengono dipinti come boss potenti, che comunque diventano modelli attraenti, e allora vuol dire che stiamo sbagliando qualcosa”.
Subito dopo sono stati gli studenti che hanno rivolto le proprie domande alla giornalista Paterniti, chiudendo l’incontro. “Il Premio Borsellino – ha ricordato la Dirigente Di Pietro – prevede altre iniziative che saranno ospitate nel nostro Istituto, a partire dall’incontro previsto per il prossimo 20 ottobre, quando a scuola avremo il cognato del Giudice Falcone, il sostituto procuratore Morvillo”.