A Silvi Fabiano Di Muzio ritrova il suo ex allenatore ai tempi di Loreto, mister Marrone, con il quale ha segnato tantissimo in due anni ed ottenuto anche grandi risultati. Alla sua prima uscita stagionale con la nuova maglia il bomber ha segnato il suo gol numero 600 in carriera, un traguardo invidiabile, inimmaginabile anche per il diretto interessato, un ragazzo che non si è mai preso troppo sul serio, ma che con la passione, la voglia, la forza mentale, oltre alla doti tecniche, ha raggiunto quello che, se non è un record, poco ci manca: 600 gol in 20 anni di attività, una media di 30 gol a stagione, quattro volte capocannoniere nel campionato di militanza, un esempio di longevità e capacità realizzative non comuni. Rammarico per aver lasciato i colori neroverdi che sono quasi una seconda pelle per lui, ma anche la soddisfazione per aver iniziato con il piede giusto la sua nuova avventura: queste le tante emozioni vissute in pochi giorni dall’esperto giocatore, uno dei più rappresentativi della storia del Calcio a 5 abruzzese. Abbiamo intervistato Fabiano Di Muzio che ci ha illustrato i motivi della sua scelta e tutta la sua voglia di fare bene in questa sua nuova esperienza sportiva, l’ennesima di una prestigiosa e lunga carriera.
Il gol numero 600 in carriera: ce lo descrivi?
“È stato il classico mio gol, una rete altamente simbolica che racchiude la maggior parte di quelle da me messe a segno come tipologia e caratteristiche. La cosa bella è stata che è arrivata dopo soli tre o quattro minuti dal mio ingresso in campo quindi mi piace pensare che, dopo averla inseguita per circa un mese, era destino che la realizzassi con la maglia del Silvi ed in quella partita. Un’emozione unica, come quella di ognuno dei 600, forse resa speciale vista l’attesa un po’ troppo prolungata per i miei gusti. Probabilmente ci sono o ci saranno in attività giocatori che potranno o hanno già raggiunto numeri come questi, però averli raggiunti esclusivamente in campionati nazionali (tranne 1!) penso sia un valore aggiunto e renda speciale e difficilmente eguagliabile questo traguardo.
Quali le sensazioni che hai avuto al tuo arrivo a Silvi? Come ti hanno accolto?
“Ho avuto da subito un’impressione molto positiva, un gruppo veramente unito, una società molto seria, uno staff tecnico che già conoscevo. L’Atletico è una società che mi ha fortemente voluto per quello che posso dare come giocatore in modo da cercare di raggiungere un obiettivo che per Silvi sarebbe storico, l’approdo nei campionati nazionali”.
A Silvi ritrovi il tuo ex allenatore …
“Non nascondo che gran parte del merito del fatto che io sia arrivato a Silvi è proprio del mister Marrone col quale sono stato a Loreto due anni segnando più di 90 gol: con lui alla guida siamo arrivati entrambe le volte ai playoff sfiorando anche la A2 in un’occasione, quando cioè abbiamo perso la finale promozione. Sono state annate molto positive sia personalmente che come squadra. Il mister mi conosce bene e mi apprezza. Da non dimenticare che qui trovo un ottimo staff tecnico che, come detto, conosco bene nel quale spicca il preparatore atletico ed amico Loris Mancini, che incontro di nuovo sulla mia strada sportiva. C’è stima fra me e tutti: al primo allenamento sono stato subito omaggiato della maglietta dei 600 gol che poi ha portato bene. Ci tengo poi a sottolineare il gesto del mio compagno, Alessio Giancaterino, che mi ha ceduto la sua maglia numero 9 sapendo della mia scaramanzia e del fatto che ho sempre indossato quella nella mia carriera. Sono piccoli gesti ma ti assicuro non scontati che la dicono lunga sulla bontà del gruppo e sul fatto che magari qualcosa di buono nella mia carriera ho fatto”.
Ci sono ovviamente molte aspettative su di te …
“All’esordio sabato scorso ero stranamente teso perché sentivo la responsabilità addosso. La squadra sta andando bene da quando è subentrato il mister (non ha mai perso nella sua gestione), ha scalato posizioni in classifica. Sabato abbiamo affrontato il Celano che era quarto, è andata bene sia per la squadra che per me. E’ importante essere partito bene, aver raggiunto questo traguardo ma la partita di sabato la vedo come un punto di partenza: da qui ad un mese ci aspettano le partite decisive per il campionato e la Final Eight di Coppa Italia che si svolgerà a ridosso dell’Epifania. Sono impegni importanti nei quali io devo dare una mano alla società e alla squadra sia in campo che per far crescere i giovani interessanti che abbiamo in rosa. È una responsabilità, ma me la prendo volentieri: mi hanno voluto fortemente e devo ripagare tutti al meglio, mi toccherà allenarmi di nuovo più degli altri”.
Sei sempre visto dai giovani come un esempio qualsiasi sia stata la maglia da te indossata …
“E’ una grossa soddisfazione, la più grande. Questa cosa è successa anche a Chieti: con i ragazzi più giovani si era creato un rapporto molto stretto e anche qui a Silvi la cosa è evidente, basti pensare, come ho detto, al gesto di Giancaterino, ma anche al rapporto già nato con altri ragazzi che non conoscevo. Ho fatto un allenamento, una partita e un dopo partita (il classico “terzo tempo”) con loro. Sento in maniera chiara la stima che loro hanno nei miei confronti ed il fatto che siano disponibili ad imparare da me e a chiedere consigli mi riempie di orgoglio. È importante fare bene sul campo, ma lo è allo stesso modo quello che riesci a trasmettere agli altri”.
“Chi mi conosce sa che mi metto sempre in discussione, sono una persona umile e semplice che non dà nulla per scontato. Sarei potuto rimanere a Chieti fino al termine della stagione con la presunzione di non poter mai essere mai messo in discussione in virtù sia del mio passato ma anche della mia condizione attuale. Ho deciso ,invece, di fare una riflessione perché era evidente che tatticamente il gioco del Chieti non era adatto alle mie caratteristiche e quindi, come penso sia giusto fare in questi casi, ho parlato in maniera aperta con il mister e ho deciso tranquillamente e serenamente di fare quella che è la scelta più giusta per il mio bene, ma anche più intelligente per tutti, allenatore e società e compagni di squadra che magari ora avranno più spazio. Mi dispiace perché ero tornato a Chieti con grande entusiasmo, avrei voluto fare tanto sia in campo che fuori, però per far bene negli sport di squadra sono necessarie tante componenti e più di 20 anni di attività mi hanno insegnato a capire al volo le situazioni e a comprendere anche che tutti gli altri bei discorsi che spesso fanno da contorno all’essere “giocatore” decadono nel momento in cui magari non stai rendendo quanto gli altri si aspettavano da te, a prescindere dalle reali motivazioni. Questa è una realtà del nostro sport, ma forse anche della vita”.
Il destino vuole che sabato prossimo, alla tua seconda partita ufficiale con il Silvi, troverai di fronte tuo fratello Luca con il Montesilvano: sarà una giornata particolare, inutile negarlo, per entrambi …
“Saranno contenti i miei genitori che per la prima volta potranno vedere entrambi i figli che giocheranno uno contro l’altro. È la prima volta che affronterò Luca in un match ufficiale: sarà una sensazione particolare perché con lui c’è un rapporto come quello fra tutti i fratelli, ma forse il calcio a 5 ci ha unito e allo stesso tempo regalato una sana rivalità che ha permesso ad entrambi di migliorare. Sono molto emozionato e curioso di vedere che effetto farà scendere in campo contro Luca che, tra l’altro ho saputo negli ultimi mesi sta anche giocando come “ultimo uomo” e quindi probabilmente mi marcherà … sarà uno scontro nello scontro. Io dovrò fare di tutto per far vincere la mia squadra così come lui farà con la sua. A lui auguro di riuscire a portare a termine gli obiettivi che si è prefissato. Ha già iniziato la carriera di allenatore e questo mi fa molto piacere: lo vedo ancora però molto importante in campo, non a caso negli ultimi due anni è stato capocannoniere in Serie C ed ha già segnato tanto anche quest’anno. Io ho disputato solo una partita in Serie C sabato scorso, ma ho già potuto constatare la durezza e la difficoltà di un campionato molto diverso dalla Serie B: in B i valori tecnici sono superiori però le squadre ti permettono di giocare in maniera più aperta, mentre in C si va molto sullo scontro fisico, le compagini sono molto più chiuse e c’è maggiore agonismo. Basandomi su questa mia prima esperienza posso dire che i gol segnati da Luca in questi due anni e mezzo sono veramente tanti e di grandissimo valore. Un grosso in bocca al lupo e che vinca il migliore e sicuramente a fine partita ci ritroveremo insieme nel “terzo tempo” come ai bei tempi del Cus Chieti”. Saremo avversari si, ma è anche bello che due fratelli siano protagonisti di un campionato comunque importante e seguito. Considerando che Luca ha cinque anni meno di me, se continuerà a giocare e segnare con le medie degli ultimi anni anche lui potrà raggiungere i miei numeri, segnalandosi tra gli atleti più profilici in campo regionale. Io glielo auguro. E comunque più di 1000 gol realizzati da 2 fratelli penso sia una cosa favolosa ed unica in Italia”.
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