La Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, dopo il sito di Dura Europos in Siria nel 2010 e il villaggio di Taneka Beri in Benin nel 2011, ha dedicato la XXIII edizione del Premio al Bosco di Sant’Antonio, in Abruzzo.
Ogni anno, la Fondazione Benetton Studi Ricerche promuove una campagna di attenzione verso un luogo denso di valori quali natura, memoria e invenzione, attraverso il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
L’iniziativa, che intende valorizzare la cultura di “governo del paesaggio” e il lavoro necessario per salvaguardare i patrimoni naturali, ha scelto di dedicare l’edizione 2012 al Bosco di Sant’Antonio in Abruzzo per il suo valore storico-culturale e per le sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche.
Nelle motivazioni fornite dalla Giuria si legge che il Bosco di Sant’Antonio
“ha forma, vita e misure peculiari di un pascolo alberato, di un bosco difesa, nettamente differenti da quelle di una foresta fitta e produttiva o di una boscaglia arbustiva. Il suo tessuto costitutivo, nonostante visibili zone spurie e carenze manutentive, è disegnato da una meravigliosa collezione di grandi alberi, per lo più faggi, molti dei quali vetusti, alcuni plurisecolari dotati di un corpo monumentale a candelabro”. Il Bosco “è una forma di paesaggio che aiuta a capire come le forze della natura siano state affrontate nella storia delle civiltà pastorali, come conoscenze e tecniche, arti, norme gestionali e pratiche manutentive, di lunga tradizione abbiano saputo governarle in alleanza”.
Il Bosco di Sant’Antonio lega le sue vicende alla vicina Pescocostanzo, in uno scambio secolare di protezione e rispetto ed è un vero e proprio monumento-simbolo per il borgo che è da sempre impegnato nella sua difesa e valorizzazione.
Un luogo celebrato anche dal regista Ermanno Olmi nel film “Mille Anni”, ispirato ad uno degli alberi più antichi dell’Appenino: un faggio monumentale a forma di candelabro del diametro di cinque metri e settanta, che si trova in questo bosco meraviglioso.
Per Olmi, «l’Abruzzo è una regione dove la natura è stata rispettata meglio che in altre. La gente di questa terra ci ha saputo convivere quasi come in un vincolo di pari dignità fra l’Uomo e gli altri abitatori dei pascoli, delle foreste, dei fiumi. Ora questa terra, così com’è e come doveva essere dai tempi lontani, al nostro sguardo di cittadini della “società avanzata” pare che riaffiori dal passato per sorprenderci ed ammonirci».