L’AQUILA – Nell’abside di sinistra della chiesa capoquarto di San Pietro a Coppito, a L’Aquila, v’è un interessante affresco, che narra alcuni episodi chiave della storia aquilana del XV secolo. Nella zona inferiore si raffigura un San Giorgio e il drago, con la didascalia «QN S. GIORGIU LIBERO’ LA TUSELLA DALLU DRAU», dove nella Tusella è da intendersi L’Aquila, nel drago Braccio da Montone e forse nel San Giorgio l’eroe Antonuccio Camponeschi, che dallo pseudo Ciminiello fu definito per l’occasione «un San Giorgio quanno s’è a cavalliu».
Meno note, in alto, le due scene delle case turrite, con aquile, scimmia e un gatto. Proviamo ad interpretarle. Nella prima, in basso, notiamo due aquile nere e in gabbia. In primo piano una scimmia legata. Sul tetto, a destra della torre, scorrazza un curioso gattino nero. Molto probabilmente il tutto sta a simboleggiare il “cattivo governo” della città sotto il dominio aragonese, in particolare di Ferrante. Infatti, a parte il colore dei volatili e la loro reclusione, la scimmietta incatenata, secondo il repertorio artistico tardo gotico, rappresenta l’essere umano prigioniero del vizio1.
Il furtivo gattino nero potrebbe forse rappresentare la parodia del perfido Ferrante, già raffigurato in metafora con queste sembianze in un codice quattrocentesco della Cronaca di Buccio di Ranallo, con cartiglio che esprime la diffidenza del re verso gli amici: «Io so’ un gacto che mangio li topi: chi vole delli amici provene pochi»2.
La scena in alto con le aquile bianche in piena libertà è senza dubbio la metafora del “buon governo” della città sotto il governo degli Ang
Ancora, nel 1559, si menziona la gabbia delle aquile, situata davanti al Palazzo della Corte5, e infine, nel 1751, si ha notizia di un rifacimento della stessa gabbia con una spesa di 140 ducati6. La tradizione delle aquile in gabbia oggi ci è tramandata dalla attuale Via delle Aquile a fianco della Torre civica di Piazza Palazzo. Negli anni Sessanta del secolo scorso la Gabbia delle Aquile (non abbiamo indagato da quando) risultava collocata altrove, poco più a valle della Fontana Luminosa.
(a cura di Fulvio Giustizia, archeologo paleontologo e storico di cose abruzzesi)
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