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Il Calderone sul Gran Sasso diventa “glacionevato”

da Redazione

Gran Sasso

Si è ridotto negli ultimi 60 anni in superficie e spessore

L’AQUILA – Il Calderone sul Gran Sasso  nel   nuovo catasto dei ghiacciai italiani non viene più classificato come ghiacciaio, ma “glacionevato”, cioe’ una massa di ghiaccio di ridotta superficie e di limitato spessore, che non presenta evidenze di movimento, e che puo’ formarsi nelle fasi di deglaciazione dall’evoluzione di ghiacciai preesistenti. Infatti il professore ed esperto glaciologo dell’Università degli Studi di Milano, Claudio Smiraglia, a capo del progetto di ricerca sui ghiacciai in collaborazione del Comitato Ev-K2-CNR e del Comitato Glaciologico Italiano,rende noto che  l’unico ghiacciaio sull’intera catena appenninica inserito nel primo catasto nazionale dei ghiacciai con una superficie di 0,06 km e chiari segni di flusso, si è ridotto negli ultimi 60 anni in superficie (0,04 km) e spessore.

Il  progetto di ricerca è  portato avanti dall’Universita’ degli Studi di Milano insieme a Levissima, l’acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina e sarà utilizzato  nella realizzazione del nuovo catasto nazionale dei ghiacciai, che vedra’ il suo completamento entro la prima meta’ del 2014. L’obiettivo della ricerca è  di monitorare lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre montagne, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. Il Calderone, pur nella sua nuova classificazione, sopravvive e resta un “geosito” di alto livello culturale, patrimonio paesaggistico e luogo iconico delle trasformazioni in atto nell’ambiente naturale della montagna. “Dalla meta’ degli anni ’50 ad oggi – spiega Claudio Smiraglia – il Calderone si e’ ridotto in superficie (oggi copre 0,04 km quadrati) e spessore, il settore inferiore si e’ ricoperto di uno spesso strato di detriti e, nel 2000, si e’ frammentato in due porzioni ormai prive di evidenze di flusso”.