SPOLTORE – Sentinelle di quartiere tra i cittadini per segnalare alle forze dell’ordine sospetti e potenziali reati. L’iniziativa è stata avviata a seguito di un protocollo firmato con la prefettura di Pescara e presentata martedì sera nel Centro Sociale di Santa Teresa: “il progetto si chiama “controllo di vicinato”” spiega il sindaco Chiara Trulli “e nasce per creare una rete in grado di intensificare la sicurezza nelle nostre frazioni quartieri. Ci saranno incontri anche per Villa Raspa, Caprara e Spoltore capoluogo. Siamo consapevoli dell’importanza di dialogare sul territorio, dobbiamo sentirci tutti convocati per accrescere la sensibilità verso la legalità e il rispetto delle regole. Spoltore è una realtà tranquilla, dove la qualità della vita è elevata, ma quello che vogliamo fare è lanciare un progetto pilota per migliorare, perché ci sono degli elementi di preoccupazione. È importante creare una squadra tra gli attori istituzionali e i cittadini, con lo scopo di fare un fronte comune”.
Per l’Arma dei Carabinieri hanno partecipato il Capitano Giovanni Rolando della Compagnia di Pescara e il Comandante della Stazione di Spoltore Mauro Labricciosa che, assieme al Comandante della Polizia Locale, hanno evidenziato il problema delle truffe agli anziani. “La nostra attività” ha rivelato Labricciosa “il più delle volte non si vede. Non possiamo raccontare e fare slogan su quello che facciamo ma vi possiamo assicurare che ci siamo, sempre pronti ad ascoltarvi”.
Tra gli obiettivi del controllo di vicinato, c’è quello di sostituire le segnalazioni a mezzo social che, come hanno evidenziato alcune testimonianze dei cittadini, spesso sono controproducenti ed espongono a rischi. “La comunicazione attraverso i social” hanno spiegato “non fa altro che ingigantire problemi un tempo circoscritti dal passaparola”.
Spazio anche al mondo della scuola e alla formazione come strumento di prevenzione: “sono di Santa Teresa” ha sottolineato l’assessore all’istruzione Francesca Sborgia “e mi capita di incontrare tanti di voi che mi segnalano problemi, che poi faccio presente al comandante D’Orazio o ai Carabinieri. A un certo punto ho pensato: perché farlo singolarmente? Forse è il caso di rappresentare pubblicamente il meccanismo di rete che mettiamo in campo tutti i giorni. A questo tavolo partecipano anche i dirigenti scolastici, perché ci siamo accorti che le azioni in grado di diventare atti delinquenziali interessano persone sempre più giovani”.
“Da qualche anno è stato reintrodotto nelle scuole l’insegnamento dell’Educazione Civica” ha aggiunto la preside del circolo didattico Nicoletta Paolini. “Le nuove linee guida tendono a diluirla in tutte le discipline, le insegnanti sono corresponsabili nell’obiettivo di accrescere il senso civico nelle nuove generazioni, per sentirsi persone con diritti ma anche doveri”.
Bruno D’Anteo, dell’Istituto Comprensivo, ha aggiunto che la scuola è un osservatorio privilegiato dei fenomeni in sviluppo sul territorio: “noi abbiamo un compito di prevenzione ma anche di repressione, che va al di là del tempo passato a scuola, ad esempio nei casi di bullismo o i tentativi di adescamento dei ragazzi. I progetti sull’educazione civica sono numerosi, ma gli effetti non sono immediati, si vedono nel tempo”.
“Le parole del preside D’Anteo mi permettono di legarmi al focus del mio intervento” ha proseguito l’assessore alle politiche sociali Nada Di Giandomenico. “Come elevare il livello di sicurezza di in questo territorio? La sicurezza è data dalle forze dell’ordine, da un punto di vista preventivo, di controllo e repressivo. Ma c’è anche la strada educativa: facciamo una rete di alleanza di fiducia, perché se si arriva al gradino della repressione siamo già a un certo livello di gravità, io vorrei che certe cose non accadessero. La sicurezza va coltivata e costruita sia con un impegno culturale, sia lavorando sul piano della alleanza istituzionale. Come adulti dobbiamo essere esempio e modello di responsabilità. E non voltarci altrove di fronte al disagio. I servizi sociali offriranno a breve anche dei corsi di genitorialità e sui bisogni dell’adolescenza”.
La responsabile dei servizi sociali, Silvia Di Giosaffatte, riscontra un cambiamento nei rapporti sociali: “lavoro per questa comunità da oltre vent’anni, e sono qui a testimoniare che c’è stato un grande cambiamento nella nostra società, a cominciare dalle famiglie. Io sono qui a rappresentare i ragazzi, perché quando commettono dei reati e sono ancora minorenni vengono ascoltati dai servizi sociali: vi posso assicurare che dietro queste situazioni ci sono giovani arrabbiati con la vita. La sofferenza si trasforma poi in rabbia, e la rabbia in atti che non vanno compiuti”. Di Giosaffatte ha poi sottolineato il ruolo degli esempi, perché “un adulto sereno è stato un bambino sereno, mentre chi subisce abusi molto spesso li replica sugli altri”.
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