Manifestazione tenutasi dal 20 al 25 novembre organizzata dall’associazione Voci di Dentro
CHIETI – Si è conclusa giovedì l’iniziativa dell’associazione Voci di Dentro che ha riprodotto una cella, realizzata dalla Cer di Roccamontepiano, in piazza G.B.Vico per mostrare e far “vivere” la realtà delle carceri italiane
Nell’ immaginario comune il carcere viene spesso paragonato ad un albergo,invece di una piccola stanza da dividere con un estraneo, perciò il progetto Un minuto da detenuti vuole così essere un percorso di esperienze per i cittadini che vogliono provare sulla loro pelle la condizione di recluso.
La cella riprodotta a Chieti ha le misure di due metri per tre, 6 metri quadri dove alloggiano tre detenuti,quindi lo spazio è di 2 metri quadri a persona.Dentro vi sono tre letti a castello, un bagno alla turca con doccia, un lavandino, un televisore, un tavolo, tre armadietti e due sgabelli.
Uno degli obiettivi dell’iniziativa è rappresentato da un video messaggio che facciamo visionare ai visitatori nella cella; è rivolto ai giovani, ed è un invito a non dare ascolto alle cattive compagnie, a seguire la retta via, a rispettare regole e leggi. E chi lo pronuncia è un detenuto che fa parte del laboratorio di scrittura che teniamo nelle carceri di Chieti, Vasto, Pescara e Lanciano.
hanno dichiarato i volontari dell’associazione che sono presenti in piazza per coinvolgere passanti e curiosi sui temi della reclusione e sul diritto costituzionale alla rieducazione e reinserimento dei detenuti nella società.
Quasi 10 mila volontari sono impegnati quotidianamente, 200 mediatori culturali e più di 1.200 corsi scolastici, dall’ insegnare a leggere e scrivere fino all’università. Sono questi i dati diffusi da “Ristretti Orizzonti”, che mirano a far luce su aspetti diversi della vita nelle carceri e quindi non solo sulle drammatiche notizie su sovraffollamento, autolesionismi e suicidi.
Dall’indagine Volontariato, mediazione culturale, scuole e università in carcere inoltre,emerge un considerevole attivismo da parte dei volontari all’interno degli istituti di pena. L’anno scorso quelli che hanno operato nelle carceri italiane sono stati 9.756, di cui 1.930,una ristretta ma significativa parte non appartiene ad alcuna associazione non profit e svolge bensì il servizio di volontariato in maniera individuale. Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta le regioni in cui si è registrato il maggior numero di volontari, impiegati in ogni settore.
Quasi un terzo dei volontari attivi in carcere si è adoperato per organizzare iniziative culturali, sportive e ricreative per i detenuti, altrettanti per dare sostegno morale ai reclusi e alle loro famiglie e 1.300 si sono impegnati nell’organizzazione di attività di carattere religioso. Sono circa 1.800, infine, i volontari impegnati nella formazione scolastica e professionale dei detenuti.
Le carceri italiane sono così giunte a una situazione che è non più accettabile! Alla fine di ottobre i detenuti presenti nelle carceri italiane sono 68.795, di cui 3013 donne, mentre la capienza tollerabile regolamentare è di 44.962 persone, di questi 25.364 sono stranieri. Celle da quattro diventano da sei o addirittura da otto detenuti, alle volte si dorme direttamente per terra, lo spazio vitale va da due a tre metri quadrati a persona. Per mangiare o andare in gabinetto si deve fare a turno; anche per scendere dalla branda bisogna accordarsi con gli altri.
E cosi le carceri diventano “parcheggi”!Ossia si entra per la convalida del fermo, periodi da due giorni a una settimana e poi il Gip li rimette in libertà. Di solito per possesso di quantità non enormi di droga, furti, scippi, piccole truffe e così via.
La reclusione e gli anni trascorsi in cella fanno riflettere e prendere coscienza. Questi reclusi, si recupereranno? Al termine della punizione, potranno reinserirsi nella società o verranno rifiutati e quindi con la probabilità di ri-cadere negli errori?
In ogni modo nelle carceri devono essere trattati da persone!