Il workshop ha dato origine alla scrittura scenica collettiva “La storia di Rahel”, che ha debuttato il 26 novembre presso il Babel Theatre Hamra, a Beirut, fulcro dell’attività culturale della città; è stato poi replicato presso l’Auditorium di Safari Foundation a Tripoli il 1 dicembre; presso El Buss Camp, Centro culturale palestinese, a Tiro, il 2 dicembre, e ha concluso all’Unesco Palace lo scorso 16 dicembre le manifestazioni previste nella campagna internazionale “16 Days Of Activism To End Violence Against Women” per la promozione della Legge contro la violenza domestica in Libano: evento, quest’ultimo, promosso dal Centro antiviolenza Kafa in collaborazione con il Forum delle donne palestinesi in Libano e le associazioni delle Donne libanesi.
Spiegano Cam Lecce e Jörg Grünert, che da anni rappresentano l’Italia in attività di formazione in Libano:
Nel percorso di formazione i partecipanti, attraverso le tecniche e metodi della pedagogia teatrale e artistica, e metodi riconducibili al teatro dell’oppresso, hanno acquisito strumenti del teatro sociale per osservare e analizzare quali sono i fattori che determinano le barriere invisibili che alimentano il conflitto tra i generi. Sulla scena 13 donne, attrici sociali provenienti da Beirut, Balbeck, Beddawi camp, Naher El Bared camp, Tripoli, Ein El Helwi camp, Borj El Shemli camp, Mar Elias camp, Sidone e Tiro a rappresentanza dell’intero territorio libanese, raccontano la storia di una bambina nel corso della sua crescita, e di come l’educazione che ella riceve tramanda le barriere invisibili che creano discriminazione dei generi e violenza contro le donne e i bambini.
I partecipanti alle attività di formazione, soprattutto operatori socioculturali del Forum Donne Palestinesi e delle associazioni di Donne Libanesi, sono stati selezionati in seguito ad una sessione di focus group, rispondendo ad un questionario stilato dalla sociologa Roberta Pellegrino, del Centro Antiviolenza Ananake di Pescara. In Libano Deposito dei segni ha goduto della collaborazione della sociologa Mona Aboboud, che ha contribuito anche al monitoraggio finale delle attività svolte.
La rappresentazione di teatro didattico racconta la storia di Rahel che desidera studiare e che invece, in giovane età, è costretta a sposarsi. I suoi genitori hanno deciso che studierà suo fratello Said, che dovrà poi occuparsi del loro mantenimento, mentre del suo dovrà occuparsi il marito. Rahel si lascia convincere e si sposa. Ben presto si troverà a fare i conti con la vita matrimoniale, le offese, le rinunce, la violenza, l’abbandono del marito, lo scherno e il rimprovero generale perché causa del disonore della famiglia. Rahel è una donna intelligente e coraggiosa, nonostante il matrimonio non ha mai smesso di studiare (sebbene di nascosto) e quando il marito l’abbandona riesce a trovare un lavoro, a sistemare i suoi figli presso la famiglia natale e a vivere da sola lavorando… Subisce molestie e mobbing sul posto di lavoro e una sera viene stuprata. Rahel prende i suoi figli e si sposta in un altro luogo. La sua vita sarà una lotta continua per difendere i suoi diritti di madre, di donna, di lavoratrice. E se pur tra dolori e sofferenze Rahel dirà “no!” a tutti i soprusi che subirà per difendere ed affermare i diritti umani contro la discriminazione di genere e la violenza contro le donne e i bambini.
Il progetto ha ricevuto il Patrocinio del Ministero della Cultura Libanese. In Italia il progetto è promosso da: Comune di Pescara, Provincia di Pescara, Comune di Spoltore, Regione Abruzzo, Consigliera di Parità della Provincia di Pescara, Centro Antiviolenza Ananke di Pescara, Aiccre Abruzzo (Sezione Italiana del Consiglio e dei Comuni e delle Regioni d’Europa), Facoltà di Scienze Sociali Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, Dipartimento Comunicazione e Spettacolo Università Roma Tre.
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