Ha ricordato il sindaco:
la figura di Spadolini mi è particolarmente cara non solo per la statura politica e per la caratura morale della persona, ma anche in considerazione dei m
iei trascorsi all’interno del Partito Repubblicano Italiano, la realtà politica in cui ho mosso i miei primi passi nel lontano 1983. E oggi sono orgoglioso di poter condividere con il Segretario Nucara le riflessioni sull’attività politica di un uomo che, a distanza di quasi vent’anni dalla sua scomparsa, presenta elementi di grandissima attualità e ci porta alla memoria valori intellettuali, umani e professionali che oggi sono oggetto di riscoperta. In un momento storico come quello attuale in cui la classe dirigente politica è resa oggetto di numerose critiche, legate soprattutto alla ‘questione morale’, al mancato ricambio generazionale e ai benefici di ‘casta’, la figura di Spadolini si staglia nella sua grandezza, se pensiamo che a soli 25 anni era già Professore di Storia contemporanea a Firenze e a 30 anni era Direttore del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino. Solo nel 1972 è stato chiamato all’impegno politico, caratterizzato dalla sua naturale vocazione a ‘bruciare le tappe’: infatti, a soli due mesi dall’elezione al Senato della Repubblica è stato eletto Presidente della Commissione Pubblica Istruzione e dopo due anni è diventato Ministro del Primo Dicastero per i Beni Culturali e Ambientali, istituito per sua volontà, e ancora nel 1979 è diventato Ministro della Pubblica istruzione, il primo non democristiano. Ma come non ricordare anche il suo impegno per superare la crisi politica del Pentapartito a fine anni ’80, quando era Presidente del Senato, attraverso l’attuazione di riforme istituzionali da raggiungere con il consenso condiviso delle massime forze politiche del paese. E poi l’uomo Spadolini che nel corso dei suoi incarichi di Primo Ministro riuscì a portare un’idea di novità nella vita politica del paese, un concetto di etica che Indro Montanelli, suo grande estimatore, definì molto opportunamente ‘odore di pulizia’ grazie all’onestà e alla forza con cui affrontò e risolse il ‘cancro’ della P2 e delle sue infiltrazioni negli apparati dello Stato, e fece sì che la sua figura non fosse minimamente scalfita da ombre di sospetti e accuse in un periodo storico di grande turbolenza giudiziaria. Infine vorrei sottolineare come l’intitolazione di una via cittadina a Spadolini oggi trova un ulteriore motivo di soddisfazione in quanto avviene in concomitanza con i recenti festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, e quindi in corrispondenza con le celebrazioni di un altro grande personaggio della nostra storia, Giuseppe Mazzini, l’intellettuale più amato da Spadolini sulla cui tomba appare infatti la scritta ‘Un Italiano’, la stessa apposta sulla tomba del Padre della Patria.
Ha detto l’onorevole Nucara:
Spadolini amava definirsi ‘un giornalista prestato ala politica’, una definizione intesa come concezione di un giornalismo fondato sulla cultura, sulla conoscenza delle realtà affrontate, sulla coerenza. Elegante e dotto, sempre ben documentato, ebbe una concezione nobile della politica. Spadolini riteneva l’Italia un paese fragile e a perpetuo rischio di rottura. L’obiettivo della politica in un Paese come il nostro doveva quindi essere quello di arginare il pericolo di fratture irrimediabili, per questo non amava il nascente bipolarismo e il futuro federale dello Stato.
Subito dopo il sindaco Albore Mascia e l’onorevole Nucara hanno rimosso il drappo rosso e scoperto la targa di intitolazione della strada di Pescara a Giovanni Spadolini.
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