PESCARA – Il 22 dicembre, presso la Maison des Arts della Fondazione Pescarabruzzo si è aperta la mostra Paesaggi Interiori 1933 – 1989 di Giuseppe Misticoni che la Fondazione ha promosso e realizzato in collaborazione con i figli dell’importante pittore e scultore abruzzese.
Alla mostra sono esposte circa 80 opere, provenienti dal Palazzo della Provincia, da collezionisti privati e di proprietà della Fondazione stessa, che abbracciano un arco temporale molto significativo, e che testimoniano la trasformazione continua del suo linguaggio artistico. Si tratta della mostra antologica più ampia dedicata fino ad oggi all’artista.
La Fondazione Pescarabruzzo rende un sentito omaggio all’artista, a pochi giorni dalla ricorrenza della sua nascita, il 25 dicembre 1907 a Spoltore, e nel 25° anniversario della sua scomparsa. Hanno partecipato Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Ottavio De Martinis, Presidente della Provincia di Pescara, Raffella Cocco, Dirigente scolastico del Liceo Artistico, Musicale e Coreutico “Misticoni-Bellisario” di Pescara e Ivan D’Alberto, Storico e teorico dell’arte contemporanea. Sono presenti i figli dell’artista, Armando, Giorgio e Luigi.
La mostra resterà aperta sino al 30 marzo, dando così ai visitatori la possibilità di immergersi nell’universo creativo dell’artista. Le foto dell’inaugurazione sono a cura di Roberto di Blasio.
Di seguito l’intervista al Prof. Ivan D’Alberto: “Viene inaugurata oggi presso la fondazione Pescara Abruzzo di Pescara, una mostra che potremmo definire una vera e propria antologica su Giuseppe Misticoni, che ricordiamo va appunto presentato sia come animatore, che come promotore, di una serie di situazioni che hanno fortemente condizionato la storia dell’arte contemporanea del nostro territorio e ovviamente della città di Pescara ed anche lui, come artista. Inizia negli anni quaranta nella sua abitazione privata a dare lezioni di pittura, perché l’idea era proprio quella di istituire una scuola, un vero e proprio liceo artistico, che fosse totalmente svincolato dalle accademie di Belle Arti e dalla Facoltà di Architettura, perché sul territorio regionale non c’erano queste istituzioni di alta formazione artistica.
Viene poi chiamato al fronte, sarà in Albania per poi rientrare in Italia alla fine degli anni 40 e questo sogno che aveva nel cassetto, in qualche modo, viene nuovamente tirato fuori, per cercare di concretizzarlo si attraverseranno varie fasi, che vedono appunto la nascita di questa scuola anche in diverse sedi della città e che da una dimensione comunale, diventerà provinciale e infine la parificazione a Statale, nascerà quindi questo “Liceo Artistico” che oggi porta il suo nome perché poi negli anni 90 i licei artistici sono stati fusi agli istituti d’arte e quindi parliamo di liceo artistico MiBe (Misticoni-Bellisario) perché appunto l’altro polo è quello del Bellisario.
Invece, come artista, lo ricordiamo nel suo percorso artistico/professionale, che inizia negli anni trenta con una produzione legata ai linguaggi figurativi, che hanno un forte rimando alla scuola Campana e anche Laziale, si fa riferimento appunto a Margherita Sarfatti e al gruppo 900, per poi, piano piano, convertirsi ai nuovi linguaggi, iniziando appunto con un astrattismo geometrico, la frammentazione della figura, per poi passare alla pittura gestantica e materica ed infine un ritorno alla figura, però in chiave riletta, un po’ espressionista se vogliamo. Quegli studi che lui conduce, soprattutto tra la fine degli anni 70 e nel corso degli anni 80, sulla parapsicologia, lo porteranno anche ad una produzione fortemente aderente a questo ambito disciplinare.
Quindi, appunto con un’indagine un po’ più legata alla dimensione psichica dell’individuo, ma anche degli affondi in quella che la dimensione onirica, quindi il mondo dei sogni. In sostanza parliamo di una produzione molto eterogenea, che però non va intesa come un desiderio di aderire alle mode del tempo, ma invece di partecipare al dibattito culturale, quindi artistico, contribuendo con una proposta che potesse anche suscitare interesse e anche contaminare tutti quegli artisti che poi gravitavano intorno a questo personaggio. Non dimentichiamoci che molti dei docenti del Liceo Artistico, proprio nella fase di reclutamento, venivano scelti negli ambienti dell’arte e quindi perlopiù parliamo di artisti che la mattina insegnavano e poi il pomeriggio inauguravano mostre, non soltanto in Abruzzo ma nel resto d’Italia. Parliamo di un autore che ha lasciato una grande eredità al territorio abruzzese perché appunto, oltre ad aver dato vita a questo polo scolastico, ha aperto le porte ai vari linguaggi della contemporaneità e quindi la città, ma un po’ tutto il territorio regionale deve molto a questo personaggio e credo che questa mostra qui alla Fondazione Pescarabruzzo, possa essere davvero un giusto riconoscimento al grande lavoro e alla grande eredità che ci ha lasciato”.
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Abruzzonews supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Informazione Abruzzo: chi siamo, contatta la Redazione, pubblicità, archivio notizie, privacy e policy cookie
SOCIAL: Facebook - Twitter