Intervista a Daniele, studente universitario dell’Aquila

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Grazie al prezioso contributo del nostro amico Daniele torniamo a ripercorrere il dramma del 6 aprile a L’Aquila nella speranza che possa presto tornare tutto alla normalità.

Parlami di quella notte e di quei “23 secondi”di terrore nella quale hanno perso la vita centinaia di persone, qual é stata la tua prima impressione, pensavi ad una solita scossa?

“Sono vivo per miracolo ovviamente a quell’ora riposavo. Ma poche ore prima stavo studiando matematica per un esame imminente. La scossa mi ha fatto sobbalzare dal letto, ricordo che mi sono addormentato seduto con i libri sulle ginocchia e questi sono caduti tutti a terra… panico direi di no, abituati ormai da quasi tre mesi a scosse giornaliere alcune delle quali anche del quarto grado della scala Richter! A L’ Aquila se ne parlava spesso ma gli studi effettuati da esperti in materia prevedevano che lo sciame sismico si sarebbe mantenuto sullo stesso livello di magnitudo o si sarebbe attenuato.

Dal primo piano si pensa di uscire prima…in teoria è facile dirlo ma ritrovarsi senza corrente a scendere velocemente due rampe di scale non è una cosa banale! Giovanni, il mio compagno di stanza, terrorizzato mi gridava “scendiamo!” … I calcinacci sulle nostre teste e come sottofondo quel tremendo rumore… tipo il boato che produce il vento… sono stato fortunato dopo poco eravamo fuori e vivi! Giovanni spaventato dalla scossa avvenuta poche ore prima della mezzanotte aveva perfino preparato lo zaino ed il PC nel caso di un’evacuazione improvvisa!…

Io non avevo preparato nulla…in definitiva non lo avevo fatto per il semplice motivo di non credere che un simile giorno nella propria vita possa mai accadere. Siamo scesi sotto casa e siamo rimasti insieme ad altri amici della nostra palazzina, dopo pochi minuti di totale ed incessante silenzio mi sono reso conto del casino generale e qui iniziano i pianti, i lamenti e le urla di quelle persone colte dal panico! Nella fuga da casa oltre a portare con me il pigiama, l’unico oggetto che sono riuscito a prendere è stato il mio cellulare. La prima chiamata ricevuta é stata quella di mia madre preoccupata della stessa scossa avvertita a Chieti, poco dopo mi sono sentito con Maria Laura la sorella della mia ragazza residente anche lei nelle vicinanze, percependo la sua agitazione l’ho invitata a raggiungermi il più presto possibile e poi prima che il mio telefonino si spegnesse definitivamente ho cercato di chiamare, ma senza aver risposta, mio fratello studente residente nella Capitale al quinto piano di una palazzina…era troppo presto per comprendere che l’epicentro non era da ricercare ma era lì nella nostra città! Dopo poco tempo è riuscita a raggiungermi Maria Laura con la macchina e siamo rimasti a parlare per ore.

Nella prima mattinata la proprietaria del bar sotto casa ci ha offerto la colazione: cappuccino e croissant…fortunato una seconda volta ad avere qualcosa da “sgranocchiare” anche se lo facevo a forza!… Forse l’ho fatto per rimanere in piedi e per ragionare con lucidità sull’accaduto perché come ben si sa a stomaco pieno lo si fa meglio. Verso le otto in pigiama (poiché avevo solo quello) per il centro storico dell’Aquila, con il favore del giorno, mi sono reso conto del vero dramma che aleggiava in tutta la città…ho assistito a qualcosa che non avevo mai visto prima, qualcosa di simile alla guerra così come la si può vedere nei film … case crollate, strade inagibili e calcinacci dappertutto componevano uno squallido scenario. Arrivati alla casa dello studente ci siamo arrestati, sembrava quasi spaccata a metà…i soccorritori erano dappertutto me li ricordo così indaffarati… i loro visi nascondevano una grande preoccupazione per quello che avrebbero trovato sotto le macerie…un’altra cosa ricordo bene un grande hotel precisamente il “Duca Degli Abruzzi”, dopo il terremoto si era addirittura adagiato sul terreno!
…Non mi sono arreso per le svariate ed angoscianti immagini che mi si presentavano una dopo l’altra… sono andato ancora in giro con la voglia di poter offrire il mio aiuto a chi ne avesse bisogno… mi correggo a chi ne avesse più bisogno …ma forse era già troppo tardi… compresi che il peggio era già accaduto! Quel terribile giorno del sei aprile ho pensato seriamente di restare all’Aquila ma ho deciso di ripartire quando ho dedotto che la mia posizione più che d’aiuto fosse solo d’intralcio, così sono ripartito verso le sedici con due amici di Pescara e con una gran voglia di far parte di una qualsiasi associazione di volontariato! A Chieti mi stavano aspettando i miei genitori abbastanza tranquilli dopo aver ascoltato la mia voce al telefono… il mio pensiero tornando a casa è stato: sono davvero fortunato!”

Cosa hai lasciato?

“Oltre ai luoghi pieni di ricordi ovviamente di inestimabile valore affettivo a l’Aquila ho lasciato un caro amico di soli venticinque anni con il quale ho condiviso momenti universitari felici…personalmente il giorno che ho saputo dell’accaduto sono stato colto da una profonda malinconia non solo per la grave perdita ma anche per il solo pensiero che mentre la sua palazzina in Via XX Settembre è crollata, la mia alloggiata in zona Torrione malgrado le crepe, malgrado i calcinacci venuti giù è ancora in piedi”.

Sei mai tornato ad Aquila dopo il terremoto?

“Sono rientrato a casa due volte dopo quella dolorosa notte, sono riuscito persino a riportare a casa pochi oggetti ma sufficienti a colmare i miei affetti, i miei ricordi più cari … ancora oggi penso a quelle persone che da quella notte non solo non hanno più nulla ma hanno perso quello di più caro che gli è stato donato: la propria vita”.

Quali prospettive per il nostro amato capoluogo?

“Penso che la ricostruzione non sia facile ma la sola idea di riavere un alloggio stabile e di poter tornare per così dire alla vita normale, sia tra le mete più ambite da tutti gli sfollati. C’è da dire che per noi si sono mossi in tanti e la solidarietà in questo momento costituisce il tesoro più prezioso”.

Pubblicato da
Francesca Di Lanzo

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