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Intitolazione di una via al magistrato Minervini, l’appello di Galantini

da Redazione

francobollo dedicato minerviniGIULIANOVA – Un eroe dimenticato Girolamo Minervini, il magistrato nato a Teramo il 4 maggio 1919 ed assassinato il 18 marzo 1980 a Roma dalle Brigate Rosse. In Abruzzo, e soprattutto a Teramo, non c’è una via che lo ricordi. Né al suo nome è stato intitolato un edificio pubblico, fosse una scuola o anche un giardino.

Per questo lo storico e giornalista Sandro Galantini, peraltro insignito dei titoli di Cavaliere e di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, ha preso carta e penna proponendo ai sindaci di Teramo e di Giulianova di intitolare un via, una piazza o una struttura pubblica a Minervini.

«Teramo – dice Galantini – perché è il luogo in cui nacque Minervini. Giulianova perché è la mia città dove, alcuni anni fa, ho peraltro ricoperto la carica di vicepresidente della Commissione toponomastica comunale. Ma l’appello è per tutti i sindaci d’Abruzzo. Almeno per coloro che, come me, ritengano doveroso ricordare una splendida figura di abruzzese che ha immolato la sua stessa esistenza per le istituzioni democratiche. Tuttavia del tutto e ingenerosamente dimenticato».

Figlio del molfettese Cosmo Minervini, delegato prima quindi vicecommissario di Pubblica Sicurezza lungamente in servizio a Teramo, Cosmo entra in Magistratura nel 1943. Il 4 luglio 1964 partecipa al congresso di fondazione di Magistratura Democratica venendo nominato quattro anni dopo segretario presso il Consiglio Superiore della Magistratura. Dopo aver prestato nel 1973, per un breve periodo, servizio presso la Corte di Appello di Roma in qualità di consigliere, il magistrato teramano assume quindi le funzioni di capo della segreteria della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena. Ricollocato in ruolo nel novembre 1979, passa alla Procura Generale. Redattore della “Rassegna di studi penitenziari”, Minervini è anche segretario della sezione di Criminologia del Centro nazionale prevenzione e difesa sociale, consulente giuridico dell’Istat nonché condirettore di “Giustizia e Costituzione”.

Nominato il 17 marzo 1980 Direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena, viene assassinato ventiquattr’ore dopo da un gruppo di fuoco della colonna romana delle BR mentre si trovava sul bus alla fermata di via Ruggero di Lauria a Roma.

«So bene – prosegue Galantini – che in base ai regolamenti toponomastici di Teramo e Giulianova la mia proposta, già protocollata, non vincola in alcun modo le due amministrazioni comunali giacché potremmo considerarla, e tale in effetti è, come una semplice indicazione. Tuttavia sono certo che Gianguido D’Alberto ed Jwan Costantini, rispettivamente sindaci di Teramo e di Giulianova, la terranno in considerazione colmando così, per primi, una grande lacuna. Roma, Firenze, Frascati e Scandicci hanno infatti intitolato a Minervini una via cittadina. L’Amministrazione comunale di Molfetta, anzi, nel maggio 1980 fece di più: non solo intitolò una via ma a Minervini conferì addirittura la cittadinanza onoraria post mortem. Inoltre il 19 novembre del 2020 è stato stampato un francobollo dedicato al magistrato teramano in occasione del quarantesimo anniversario della morte con un profilo biografico nel libro di Stefano Amore “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati”. Spero davvero – conclude Sandro Galantini – di poter presto dire alla figlia del magistrato assassinato, Ambra Minervini, con la quale ho preso questo impegno morale, che suo padre finalmente verrà adeguatamente onorato anche in Abruzzo: a Teramo, a Giulianova ma anche, è questo il mio auspicio, in altre città, grandi o piccole, della nostra regione».

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