TERAMO – A partire da domani sera, 30 marzo dalle ore 21, presso il Teatro Comunale di Teramo, ottavo appuntamento con la Stagione di Prosa.
“Italiani si nasce e noi lo nacquimo” è il titolo dello spettacolo che porta la firma di Maurizio Micheli, Tullio Solenghi, con la La Contrada – Teatro Stabile di Trieste e Procope Studio, per la regia di Marcello Cotugno. Sarà riproposto anche mercoledì 31 marzo alle 17 e alle 21.
L’Italia sta per festeggiare i 150 anni della sua Unità: quale miglior occasione per riflettere sugli aspetti del nostro costume e del nostro carattere nazionale che, malgrado il passare dei secoli, non sembrano cambiati e puntualmente si ripropongono? E, dato che l’ironia è di tutte le riflessioni la più acuta ed efficace e il teatro il luogo perfetto per significare la propria identità, qualcuno, Micheli e Solenghi, con la complicità di due amici, di buone riletture, di sfiziose canzoni, propongono “Italiani si nasce”.
E postillano “e noi lo nacquimo”, implicito omaggio al genere del varietà teatrale che, stagionato almeno quanto “l’Unità Nazionale”, rimane a tutt’oggi una ispirazione irresistibile. L’azzardo non è quello della rievocazione nostalgica, bensì del raccontare con l’occhio critico di oggi il carattere degli italiani nel tempo.
E così, in una piazza italiana, ai piedi dei due monumenti di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II, una compagnia teatrale comincia a raccontare una storia d’Italia che si dipana a partire dai lombi supremi, quelli di Adamo, con la creazione, per poi passare ad alcuni protagonisti altolocati della storia (Leonardo, Colombo, Galilei, Cavour, Casanova) ma anche alle più umili comparse (come i due cristiani che stanno per essere sbranati dai leoni del Colosseo) ed altro ancora…personaggi, quelli da loro interpretati, accomunati dallo stesso irresistibile denominatore comune: l’Italianità.
E l’Italianità, esiste ancora? E come si manifesta oggi? E che fine hanno fatto “Dio Patria e Famiglia” o gli inevitabili e invadenti “poeti santi e navigatori”?
Forse lo si può meglio scoprire e raccontare scandagliando la storia patria proprio con la comicità del teatro. Ci pensano i due protagonisti, Micheli e Solenghi, coadiuvati da una compagnia di altri sei attori, che si caleranno nel funambolismo dei personaggi, per ripercorrere attraverso caratterizzazioni, trucchi, dialetti, travestimenti, le mille identità necessarie a raccontare i loro ITALIANI.
MAURIZIO MICHELI – Passa l’adolescenza a Bari e a vent’anni si trasferisce a Milano dove si diploma alla Scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano, prendendo in seguito la laurea al DAMS di Bologna. Debutta al cinema in “Allegro non troppo” di Bruno Bozzetto (1977). A teatro è interprete di numerosi spettacoli, con registi di fama come Patrice Chéreau e Aldo Trionfo; dal 1972 al 1977 si dedica al cabaret dove scrive e interpreta ben quindici spettacoli, tra cui Patria e mammà, Giovinezza addio, Magicmodern Macbeth e una versione di Cyrano. Nel 1978 scrive con Umberto Simonetta Mi voleva Strehler, one man show che, con oltre quattrocento repliche, ottiene subito una vasta eco e diventa negli anni uno testo di culto, tanto che Micheli si prepara a riportarlo in scena la prossima stagione.
Negli anni ’80 numerosi passaggi televisivi lo rendono popolare al grande pubblico e interpreta diverse pellicole al cinema lavorando con Corbucci, Steno e Dino Risi. Torna al teatro con la pièce In America lo fanno da anni (1988) scritta insieme con Simonetta e incentrata sul mondo della televisione. Nel 1989 recita in L’ultimo degli amanti focosi di Neil Simon per la regia di Nanni Loy e in Romance romance, commedia musicale diretta da Luigi Squarzina. Più di recente interpreta Disposto a tutto (1992) scritto con Enrico Vaime e Cantando cantando (1994), di cui è autore e regista. La vena brillante caratterizza le ultime stagioni con le interpretazioni dei remake delle commedia musicale firmate da Garinei e Giovannini: Buonanotte Bettina con Benedicta Boccoli (1994-95) e Un paio d’ali con Sabrina Ferilli (1996-98). Fra i suoi successi più recenti La presidentessa con Sabrina Ferilli (2007), Il letto ovale con Barbara D’Urso, ripreso l’anno dopo con Maria Laura Baccarini (2007/2008).
TULLIO SOLENGHI – Nato a Genova, Solenghi frequenta la Scuola di Teatro dello Stabile di Genova, dove conoscerà Massimo Lopez. Debutta in teatro nel 1970 con Madre coraggio di Brecht, prodotto dallo Stabile genovese, con cui la collaborazione proseguirà per altre 7 stagioni di fila. Nel frattempo, nel ’76, l’incontro con Pippo Baudo che lo vuole nella trasmissione “Chi” gli apre le porte del piccolo schermo; seguiranno nel ’78 “Luna Park”, sempre con Baudo, e l’anno successivo “Grancanal” con Corrado. Nel 1982 fonda il celebre “Trio” con Anna Marchesini e Massimo Lopez, che debutta con il programma di Radio2 “Helzapoppin”. L’immediato riscontro del pubblico premia il “Trio” dando inizio ad un sodalizio artistico di grandissimo successo, destinato a mietere successi e applausi per oltre un decennio. [fonte: http://www.culturaspettacolovenezia.it]
Il Trio ha fatto la storia della televisione italiana portando al successo numerose trasmissioni, fra le quali “Tastomatto”, “Domenica In”, “Fantastico 7”, tre edizioni del “Festival di Sanremo”, e giungendo all’apice della popolarità nel 1990 con la parodia de “I promessi sposi”. A teatro portano due spettacoli, Allacciare le cinture di sicurezza (1987) e In principio era il trio (1991), entrambi campioni di incassi in tutta Italia. Sciolto il sodalizio nel 1994, Solenghi si alterna fra la televisione e il teatro. Sul piccolo schermo conduce “Domenica In” nel 1998 assieme a Giancarlo Magalli, diverse edizioni di “Striscia la Notizia” (fra il ’96 e il ’97 con Gene Gnocchi, poi di nuovo nel 2005 con Massimo Lopez) e dal 2003 presenta i Premi ETI-Gli Olimpici del Teatro, sorta di “Oscar” del teatro italiano, che si tengono ogni anno a settembre a Vicenza. Fra i suoi più recenti successi teatrali ci sono invece Le nozze di Figaro di Beaumarchais (2006/2007) e L’ultima radio di Sabina Negri (2008). [fonte: http://www.culturaspettacolovenezia.it]
MARCELLO COTUGNO – Diplomato in regia a Napoli all’Accademia di Guglielmo Guidi nel 1989 e dieci anni più tardi alla New York Film Academy con “Don’t you need. Somebody to love” (menzione speciale al LAIFA 2001 di Los Angeles), Cotugno debutta nel 1996 con la regia di Emilie Muller che gli vale una segnalazione al Premio UBU. Aiuto regista di Gabriele Lavia, Sergio Castellitto, Ricky Tognazzi, Luigi Squarzina, partecipa agli atelier di regia di Nekrosius alla Biennale di Venezia e nel 2000 vince il premio di drammaturgia nazionale “7 Spettacoli per un Teatro Italiano per il 2000” col suo testo Anatomia della morte di. Dirige tra gli altri “Perversioni sessuali a Chicago” con Luca Zingaretti e Valentina Cervi, “Niente e nessuno” di Letizia Russo, “Bash” di Neil LaBute, “Closer+vicini” di Patrick Marber (finalista al Premio Ubu 2003), “La forma delle cose” di Neil LaBute, prodotto dalla Compagnia Lavia e dal Teatro Eliseo, “L’ultima radio” di Sabina Negri. Nel 1999 vince al Festival di Trevignano il premio alla miglior regia e il premio del pubblico col corto “Fuori dal giro”. Nel 2006 dirige “La Tazza” (premio Franco Santaniello al Napoli Film Festival), nel 2007 presenta “Cosimo Q.” al Festival Internazionale di Napoli, nel 2008 dirige “Fine delle trasmissioni”. [fonte: http://www.culturaspettacolovenezia.it]