Musica

Jacopo Sipari dirigerà la prima mondiale della “Via Crucis”

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Il maestro di Pescasseroli sarà il 29 marzo sul podio dell’Orchestra del Teatro Cilea di Reggio Calabria: “La mia passione per la musica sacra è nota

REGGIO CALABRIA – Simón Orfila, fra i bassi-baritoni più apprezzati di oggi a livello internazionale, Francesca Romana Tiddi, Sara Intagliata, Sofia Janelidze e Davide Ruberti si esibiranno, affiancati dall’Orchestra del Teatro “Cilea” di Reggio Calabria, nella prima mondiale della “Via Crucis”, oratorio per soli, coro e orchestra con musica di Antonio Galanti e drammaturgia e testi dei Padri della Chiesa curati da Domenico Gatto.

L’appuntamento è per il 29 marzo 2019, alle ore 20.30. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Cilea e del Coro lirico Cilea il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, tra i più giovani e apprezzati direttori del momento. “É per me motivo di profonda gioia essere stato invitato di nuovo a dirigere in questo magnifico teatro questo straordinario oratorio. La mia passione per la musica sacra è nota e avere il privilegio di dirigere questa prima mondiale con un cast di questo genere è davvero motivo di grande gioia”.

Rispetto al testo, “varie e di diverse epoche sono le fonti di tradizione cristiana su cui è stato costruito il testo di questa Via Crucis: dalle Sacre Scritture all’Omelia sulla Pasqua di S. Melitone di Sardi (scritta intorno alla metà del II secolo) fino ai testi di S. Caterina da Siena (scritti nel 1300). Punto di riferimento per la stesura e la costruzione del testo è la tradizione mariana e quartodecimana. Mariana in quanto la figura di Maria è presenza costante dalla prima stazione fino all’ultima. Lungo l’intero svolgersi della narrazione la Madre vigila sul Figlio senza mai Pasquale Faucitanodialogare direttamente con lui. Nelle due Stazioni incentrate sulla figura di Maria (IV. e XIII.), si crea un dialogo fra Lei e l’Angelo in cui alle domande della donna sulla sofferenza del Figlio (tratte da La Passione di Cristo di S. Gregorio Nazianzeno), l’essere celeste risponde attraverso le parole delle preghiere della chiesa antica (S. Andrea di Creta e Giorgio Warda), che esaltano la figura di Maria come Madre di Dio. Solo al momento della deposizione nel sepolcro (qui paragonato a quella del Cristo in fasce nella mangiatoia) Maria e il Figlio s’incontrano. Quartodecimana in quanto il riferimento principale per la stesura del testo è l’omelia che il Vescovo di Sardi scrisse attorno all’anno 150, in cui espone pienamente le caratteristiche della liturgia pasquale anatolica dell’epoca. Questa Via Crucis racchiude il concetto tipico di quella liturgia che è quello della Pasqua come ricapitolazione del tutto: un testo che entra nel profondo di ciò che le diverse Stazioni rappresentano all’interno sia dell’anno liturgico cristiano sia del rapporto fra Cristo e l’uomo. Al centro di questa Via Crucis non vi è la sofferenza, ma la Gloria di Cristo, che viene esaltata nella Croce, così che il grande momento della Crocifissione è visto, nel solco della tradizione giovannea, come grande elevazione. E la decisione di concludere questa Via Crucis non con la deposizione ma con la resurrezione è proprio di questa intenzione Gloriosa“, spiega Domenico Gatto, direttore artistico del Rhegium Opera Festival.

“Ogni personaggio – Angelo, Maria, Cristo, Madri della Chiesa, Padri della Chiesa – è caratterizzato da peculiari parametri musicali, da un punto di vista sia ritmico sia melodico sia armonico-contrappuntistico. I fiati non seguono la normale ripartizione sinfonica: sono riuniti, infatti, in cinque gruppi di tre strumenti ciascuno, tre per i legni e due per gli ottoni. I legni sono collegati a singoli personaggi che danno voce a sé stessi – Angelo, Maria, Cristo -, gli ottoni, invece, sempre a singoli personaggi, ma che danno voce unisona a una pluralità di persone – Madri e Padri della Chiesa -. Il coro, la cui funzione è di ‘commento’ esterno, si presenta sempre accompagnato dagli archi, con poche eccezioni: nella XII. Stazione, ad esempio, l’insieme vocale, a mo’ di turba, esprime curiosità e stupore per il drammatico annuncio dell’Angelo, riguardante la crocifissione del Cristo. Nello stesso numero, inoltre, il coro si presenta non più con gli archi, ma a cappella. Tra l’altro, questo è un chiaro riferimento alla pratica liturgica, che prevede l’esecuzione dei canti per il Venerdì Santo senza sostegno di strumenti.Ognuno dei cinque gruppi strumentali è sempre collegato a un determinato personaggio: Flauti e Ottavini all’Angelo, Oboi e Corno Inglese a Maria, Fagotti e Controfagotto a Cristo, Corno e Trombe alle Madri della Chiesa, Tromboni e Tuba ai Padri della Chiesa. L’intimo rapporto fra Madre e Figlio – Maria e Cristo – è rimarcato, per entrambi, dalla stessa tipologia di strumentini, ad ancia doppia. Allo stesso modo, l’affinità fra Madri e Padri della Chiesa, come già accennato, è sottolineata, per tutti e due, dell’uso degli ottoni”, argomenta Pasquale Faucitano, referente dell’Orchestra del Teatro Cilea.

“Da un punto di vista formale, ogni stazione è inquadrata da un preludio e un postludio: il primo è sempre strumentale, il secondo sempre vocale. Fa eccezione solo l’ultima stazione, che, essendo conclusiva, non prevede né l’uno né l’altro. Il postludio è stato ripreso dall’inno gregoriano Crux fidelis, suddiviso in quattordici parti e utilizzato in altrettante Stazioni. Nella I. Stazione è presentato nelle sue linee essenziali; nelle successive, poi, opportunamente armonizzato ed elaborato in un contesto polifonico: una sorta di ritornello, sempre diverso, anche con lievi sfumature, che accompagna la Via Crucis fino al suo epilogo. È naturale che il Crux, che tradizionalmente è utilizzato nella liturgia del Venerdì Santo, non trovi collocazione proprio nell’ultima stazione, dedicata alla Resurrezione. Particolare rilevanza assumono il preludio e il postludio nella XII. Stazione, proprio per evidenziare l’estremo sacrificio del Cristo. Tutta la tensione accumulata durante il percorso si risolve nell’ultima Stazione, dove si esprime musicalmente l’esaltazione della Gloria del Figlio di Dio. In particolare, l’Amen finale vede la partecipazione di tutti i personaggi, del coro e di tutta l’orchestra, in un crescendo generale esaltante. Il linguaggio utilizzato è ‘postmoderno’: non sono individuabili precisi riferimenti storici, né per epoca né per autore. In pratica, la scrittura della Via può essere definita modaleggiante, a tratti caratterizzata da ambientazioni arcaizzanti o diatonizzanti, a tratti con influssi tonali di tipo classico-romantico, senza trascurare alcuni procedimenti compositivi del secolo scorso. Gli impianti tonali e modali di base, per ciascuna Stazione, si susseguono con grande varietà, prevedendo, al loro interno, ‘modulazioni’ più o meno marcate, sempre suggerite dalla circostanza testuale. Il linguaggio è sempre discorsivo, tendente a un’immediata comunicabilità e intelligibilità da parte degli ascoltatori; tutto questo, però, cercando di non cadere in situazioni banali o scontate, ma che rappresentino musicalmente la particolare condizione psicologica ed emotiva del percorso di redenzione di tutta l’umanità: la Via Crucis”, conclude Domenico Gatto.

Antonio Galanti, compositore e organista, ha studiato al Conservatorio di Firenze. Si è diplomato in Pianoforte, Composizione, Organo, Strumentazione per banda e Musica corale. All’Università di Pisa si è laureato con lode in Lettere, con tesi in Storia della musica (Messa musicale e prassi liturgica dal dopoguerra ad oggi). Dal 1999 è titolare di Armonia contrappunto fuga e composizione, al Conservatorio di Alessandria. Ha vinto il 1° Premio al VII Concours Suisse de l’Orgue (Svizzera, Sion, 1989), il 2° Premio al II Concorso Nazionale di Composizione Musicale Sacra (San Giovanni in Persiceto, 1993), il 1° premio al XXXI Festival Musica Antiqua (Belgio, Bruges, 1994), il 2° Premio al III Concorso Europeo di Composizione Organistica “Rocco Rodio” (Castellana Grotte, 2004), il 3° premio al XVIII International Edvard Grieg Competition for Composers (Norvegia, Oslo, 2014) e il 1° Premio al II Concorso Internazionale di Composizione per Organo “Rino Benedet” (Bibione, 2016). Il suo catalogo, fra l’altro, comprende il ciclo aperto delle Toccate per organo, opere dedicate a strumenti antichi di rilievo, oratori, musica sinfonica, per strumento solista e orchestra, vocale.

Ha curato l’edizione critica di musiche dei secc. XVIII-XIX per orchestra (M. Bottini,) Musiche per organo e cimbalo, 5 voll., 2006-2008). Pubblica per le edizioni Bèrben, Billaudot (Francia), Carrara, ElleDiCi, EurArte, La Bottega Discantica, Pizzicato (Svizzera) e Rugginenti. Dal 2004 cura la rubrica Recensioni musiche per il mensile «Suonare news». La “Via Crucis” è uno degli appuntamenti della stagione 2018-2019 del “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirico Cilea.

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Tags: Pescasseroli

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