Grande esordio per la 59^ stagione estiva dell’ EMP con un classico del repertorio mondiale e due stelle di prima grandezza del firmamento della danza: Rossella Brescia e Jose’ Perez
PESCARA – Sarà un classico del repertorio mondiale la Carmen di Bizet ad inaugurare oggi,14 luglio, la 59^ stagione estiva dellEnte Manifestazioni Pescaresi al Teatro D’Annunzio.
Il balletto con la Direzione artistica di Luciano Cannito vedrà protagonisti due stelle di prima grandezza del firmamento della danza : Rossella Brescia e Jose’ Perez.
CARMEN: balletto in due atti di Luciano Cannito
Antonio Aguila, Michele Barile, Dario di Blanca, Daniela Filangeri, Rossella Lucà, Massimo Margaria, Diego Millesimo, Tommaso Petrolo, Grazia Striano, Carmela Visciano
Coreografia e regia di Luciano Cannito
Assistente alla coreografia Luigi Neri
Musiche George Bizet e Marco Schiavoni
Luci Carlo Cerri
Costumi Elena Cicorella
Maitre de Ballet Stefania di Cosmo e Antonio Aquila
Carmen è nel gruppo di clandestini traghettati dal senza scrupoli scafista Escamillo. Dopo un’allucinante traversata sbarca fortunosamente a Lampedusa. Subito i clandestini sono braccati dai carabinieri agli ordini del severissimo Don Josè. Nonostante la travolgente passione tra i due, lo spirito ribelle e fiero di Carmen non si lascerà piegare dai tentativi di Don Josè di convincerla ad una mediocre vita “perbene”, fatta di routine, di passeggiate e di tanta televisione. La noia, la solitudine e l’angoscia spingono Carmen a fuggire e a tornare dai suoi amici, nel campo profughi, tra le braccia di Escamillo, ben consapevole di quello che l’aspetta…
La potenza della musica di Bizet è riuscita a far diventare Carmen un archetipo universale della passione estrema, della voluttà, della forza e dell’istinto. Carmen è il sole dei Sud, la felice disperazione di possedere solo se stessi e la propria libertà. La mia Carmen è forse semplicemente questo. Immaginata nell’isola di Lampedusa, isola del Sud per la ricca e annoiata Europa, mitico Nord per centinaia di disperati e profughi in fuga chissà da dove e chissà per quanto tempo. Storie, del resto, sotto i nostri occhi dalla mattina alla sera. Carmen può essere oggi una sudanese, una kurda, un’afgana, una kosovara, una pachistana, e non ha paura di rischiare tutto per la propria libertà. E’ una giovane donna che, come una leonessa, sa di possedere forza, bellezza, potenza e libertà. Carmen sa di essere ricca di quella ricchezza che non si può comprare. E’ invece l’uomo – Don Josè ad essere un poveraccio imbrigliato nella sua burocratica e sicura armatura di maschio occidentale ad avere tutto da perdere contro chi non ha nulla da perdere. E poi c’è l’Escamillo dell’Opera di Bizet. Il grande torero.
Il “macho”, diremmo noi oggi. Straordinario ritratto anche questo, di personaggio archetipo. L’uomo del successo, l’uomo della gloria effimera. Tutto sommato l’uomo della superficialità. La storia termina con la morte di Carmen. Ma perché non ci chiediamo che fine farà Don Josè? Chi è il vero perdente? Chi muore o chi resta vivo, ucciso nell’anima, nella fede, nell’orgoglio, nella speranza?