ABRUZZO – Un temibile mafioso abruzzese: Marco Reginelli detto, per la sua piccola statura, “The Little Man” o “The Small Man” era nato a Nepezzano (TE) il 2 gennaio del 1897.
Lasciò la sua famiglia e il padre Saverio per Emigrare negli stati Uniti dove giunse, dopo aver viaggiato sul Piroscafo “Taormina”, nel giugno del 1914. Qui fu accolto dal fratello Nazareno che era giunto in America due anni prima e con lui visse per qualche tempo nella cittadina di PennsGrove nel New Jersey. Qui esisteva una ricca colonia di emigranti abruzzesi in particolare provenienti da Valla San Giovanni in provincia di Teramo. All’inizio si adattò ad ogni tipo di lavoro e di certo ne conobbe di umili. Poi il fratello riuscì a sistemarlo presso la prestigiosa fabbrica della Du Pont. Intanto il giovane Marco aveva iniziato a scoprire un mondo che non aveva mai conosciuto e del quale non seppe più fare a meno: locali notturni, corse di cavalli, gioco d’azzardo e soprattutto belle donne. Per tutto questo, però, necessitavano più soldi e quindi fu fatale per Marco avvicinarsi agli ambienti malavitosi. Decise allora di lasciare PennsGrove per la più attraente e “tentacolare” Philadelphia.
Per qualche tempo a Reginelli tutto sembra volgere al meglio e nonostante le cattive frequentazioni e una vita fuori dalle regole non conosce difficoltà con la giustizia. Poi, tra il 1924 e 1925, conosce per ben tre volte il carcere e viene condannato ad un anno di detenzione. Da quel momento in poi diventa “personaggio sospetto”. Intanto inizia per lui una inarrestabile scalata all’interno della criminalità .Più volte interrogato su vari omicidi , grazie ad ottimi avvocati, riesce sempre a dimostrare la sua estraneità. Rischia grosso nel 1936 quando viene arrestato per l’omicidio di Pio Lanzetta ma successivamente il testimone, che lo aveva accusato, ritrattò tutto. Nel 1939 sono in molti a ritenerlo uno degli uomini più potenti della Mafia di quel territorio. Intanto il suo patrimonio cresce a dismisura. Reginelli ora ama vestire da sarti di prestigio, si circonda di bellissime donne e sceglie come alloggio una prestigiosa suite dell’Hotel Plaza di Philadelphia. Il “gioca d’azzardo” diventa ogni giorno di più il “suo” territorio e chiunque tenta avventurarcisi viene spazzato via. Successivamente decide di fissare la sua base operativa a Camden nel New Jersey e da qui muove le fila della sua organizzazione.
Si fida in particolare di un altro italo-americano il siciliano Angelo Bruno (detto “il Padrino gentile”) che alla sua morte gli succederà. Riesce sempre, con astuzia, ad evitare seri guai giudiziari e con capacità organizzativa piazza i suoi uomini nei punti strategici. Sul suo “libro paga” pare vi fossero giudici, poliziotti e giornalisti. Insomma il piccolo abruzzese ora è davvero un uomo da temere. Dalla sua blindatissima residenza di Camden ha ampliato le sue operazioni mafiose anche in tutto il New Jersey e ad Atlantic City è lui a “governare” ogni attività criminosa. E proprio ad Atlantic City realizzerà un locale destinato ad essere ancora oggi ricordato per le importantissime e prestigiose presenze di artisti: il 500 Club. Qui si esibiranno, tra gli altri, Dean Martin, Jerry Lewis, Sammy Davis e naturalmente “The Voice” Frank Sinatra. In tutti questi anni il Governo Federale ha sempre cercato, inutilmente, di creare i presupposti per il rimpatrio in Italia di Reginelli come “indesiderabile”. Ma grazie al suo avvocato Murray Chotiner (che anni dopo avrà un ruolo nello “scandalo Watergate”) Reginelli rimarrà fino alla fine dei suoi giorni negli Stati Uniti. Il 26 maggio del 1956 “The Little Man” muore, per cause naturali, a Baltimora. Ai suoi funerali sfilerà una intera generazione di mafiosi, vecchi e nuovi, provenienti da tutta l’America.
(a cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”)
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