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La Facoltà di Lettere e Filosofia di Chieti contro la Riforma Gelmini

da Piero Vittoria

Previste per il 6 ottobre un’assemblea e la sospensione delle lezioni

CHIETI – A seguito della seduta del 22 settembre 2010, il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti si è schierato all’unanimità contro il progetto di riforma dell’ordinamento universitario (DDL 1905 “Gelmini”). Il Consiglio si è detto fermamente convinto che, in caso di approvazione del suddetto decreto, si verificherebbe un notevole abbassamento del livello qualitativo dell’istruzione e della ricerca scientifica ponendo, tra l’altro, le basi per un progressivo smantellamento della funzione pubblica universitaria.

Durante l’assemblea è emersa ben chiara la convinzione che il taglio previsto dal DDL, invece di innalzare il livello qualitativo degli atenei italiani agli standard europei, porterebbe alla precarizzazione di insegnanti e ricercatori, determinando un sempre minore afflusso di risorse economiche che metterebbe a serio rischio la qualità della ricerca scientifica. Così facendo, in definitiva, si rischierebbe di compromettere seriamente il futuro del Paese stesso.

Per questo motivo, mercoledì 6 ottobre, le attività didattiche della Facoltà di Lettere e Filosofia saranno sospese in modo da permettere a studenti e docenti di partecipare all’assemblea che si terrà dalle 10.30 alle 12.00 presso l’Aula Magna. Saranno illustrate le ragioni della contestazione e fissate, di comune accordo, le forme e le modalità di protesta.  Il Consiglio di Facoltà, esprimendo quindi tutta la sua contrarietà al progetto di riforma.

Di seguito si riporta il documento integrale redatto in occasione della seduta del 22 settembre 2010:

Nella sua seduta del 22 settembre 2010 il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “G. d’Annunzio” rileva che il progetto di riforma dell’ordinamento universitario (DDL 1905 “Gelmini”) attualmente in discussione alla Camera dei Deputati produrrebbe, qualora approvato nella forma attuale, un grave depauperamento nell’ambito dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica, ponendo, tra l’altro, le basi per un progressivo smantellamento della funzione pubblica dell’istituto universitario, con gravissimo nocumento alla condivisione democratica del sapere e alla sua libera espressione e circolazione.

Determina sconcertata preoccupazione un disposto di legge che pretenderebbe di innalzare il livello qualitativo degli atenei italiani agli standard europei sottraendo risorse alla didattica attraverso il drastico ridimensionamento del corpo docente e la precarizzazione di una parte qualificata e indispensabile di quello; mentre i tagli all’istruzione pubblica operati negli ultimi anni e previsti nella prossima manovra finanziaria determineranno un sempre minore afflusso di risorse economiche, tale da mettere a serio rischio la qualità e la quantità della ricerca scientifica, mortificando l’effettiva capacità di offrire una seria qualificazione professionale alle giovani generazioni, e rischiando in definitiva di compromettere seriamente il  futuro del Paese stesso.

Il Consiglio di Facoltà, unanime, sottolinea  in particolare che:

1. Nella riforma è del tutto assente un progetto credibile di università pubblica, democraticamente impostata e adeguatamente sostenuta,  che costituisca il cardine dello sviluppo italiano e delle prospettive di qualificazione scientifica e culturale dei giovani, tale insomma da determinare anche concrete ricadute sul piano degli sbocchi professionali.

2. La riforma lascia del tutto irrisolta tanto la questione dello status giuridico dei ricercatori quanto il nodo del reclutamento, mettendo a serio rischio il ricambio generazionale all’interno delle strutture universitarie.

3. Facendo della GOVERNANCE, termine tipico dei consigli di amministrazione di banche e imprese private, il fulcro della sua amministrazione, la nuova Università prospettata dalla riforma esclude totalmente la componente accademica e studentesca dalla gestione e dalla partecipazione alle scelte strategiche della vita e delle risorse degli Atenei, i quali verranno condizionati pesantemente ed in modo univoco e magari dall’esterno nelle opzioni strategiche, sia scientifiche che culturali.

4. I tagli indiscriminati di fondi e personale rispondono al chiaro progetto di determinare forzosamente l’uscita di risorse economiche ed umane dall’Università pubblica verso il privato e/o di “privatizzare” quanto resta di pubblico all’interno del mondo accademico in modo da creare una rete indefinita di surrogati formativi, compressi a livello di personale e facilmente controllabili, in grado di soddisfare prevalentemente, se non esclusivamente, il mercato del lavoro interinale e subordinato.

5. I costi economici della riforma sono destinati ad  essere sostenuti ancora una volta dai soli lavoratori del comparto e dagli studenti, non essendo sufficienti gli investimenti del Ministero, d’altronde privo di un suo autonomo bilancio. In tal senso vanno letti i blocchi dei salari e le riduzioni degli scatti stipendiali (che fanno ulteriormente regredire la capacità economica dei lavoratori universitari rispetto a quella dei loro colleghi di ogni ordine e grado nel resto dell’Unione Europea) e l’aumento delle tasse universitarie.

Prospettata dagli organi governativi con lo scopo di qualificare l’istruzione universitaria e di correggerne vizi e deformità accumulatisi nel tempo, questa riforma, qualora fosse approvata, determinerebbe un drammatico arretramento per la complessiva crescita culturale dell’Italia, proiettandola in modo definitivo fuori dal quadro dei Paesi più avanzati, sia in termini di impegno economico per il comparto dell’istruzione superiore e della cultura, sia in termini di competitività effettiva che non può non basarsi sul solido reticolo determinato dalla ricerca scientifica e tecnologica.


E’ pertanto con grande senso di responsabilità che il Consiglio di Facoltà esprime tutta la propria contrarietà al progetto di legge di riforma, e dichiara lo stato di agitazione permanente, da manifestarsi nelle forme e con le modalità che verranno stabilite di comune accordo da tutte le componenti presenti al suo interno.

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