Dal 15-25 marzo alla Fortezza di Civitella del Tronto a cura di Massimo Pasqualone
CIVITELLA DEL TRONTO (TE) – Sabato prossimo 15 marzo alle ore 18, presso Fortezza di Civitella del Tronto, ci sarà l’inaugurazione della mostra “La realtà dei sogni” del Maestro Gianfranco Zazzeroni, urbinate di nascita ma abruzzese di adozione. 20 dipinti e incisioni calcografiche saranno esposti in delle più grandi e importanti opere di ingegneria militare d’Europa dalla forma ellittica con una estensione di 25000 mq ed una lunghezza di oltre 500 m.
Da contorno il panorama suggestivo che si gode dalla Fortezza (Gran Sasso, Monti della Laga, Maiella, Monti gemelli fino al mare adriatico). La mostra durerà fino al 25 marzo e gli orari di apertura sono 10,00 / 18,00 sabato, domenica e festivi – 10,00 /17,00 feriali.
Scrive dell’artistta il critico d’arte Prof. Massimo Pasqualone:
Ogni opera di Gianfranco Zazzeroni è una intensa partecipazione alla vita, una identificazione panica di una totalità fisica e psichica. Ma è nel particolare che l’artista assume l’universale, è nella dimensione fenomenica che introietta le grandi verità del mondo, a volte nascoste nei «frammenti di un arcobaleno» o nei meandri dell’«orchidea» che sempre incarna quel meraviglioso “magma della vita” a cui Zazzeroni ha dedicato una preziosa meditazione, partecipando a processi di disvelamento, non credendo che la vita sia quella che si vede.
L’artista estroietta ciò che prova, quasi un’eco profonda dello “scrivo quel che mi attraversa” professato da Nazim Hikmet, accostando a volte la sua preziosa sensibilità alle dimensioni precipue della natura, dove manifesta e forse ritrova nel contempo emozioni, sentimenti, sguardi malinconici o di gioia di chi sa che la realtà vera è sotto il velo di Maja, perché l’artista, mutuando le bellissime parole della compianta Alda Merini, “interroga il mondo intero e le sue incertezze, come se la frontiera della sua storia stesse al di là dei fiori…”.
Zazzeroni guarda, decostruisce, destruttura, e poi ricompone alla luce della sua visione del mondo, della sua inchiesta esegetica, che rende con precisi tratti, padroneggia con il chiaro intento di proporre una personale visione di quell’attimo spazio-temporale che fissa il momento di una stagione o l’istante di una relazione con l’alterità che alla fine è il vero senso della vita. Poetica dell’attimo e del silenzio, della luce e del colore, visione di un istante che viene fissato nell’opera d’arte e si fa bellezza, attrazione, come testimonia l’etimologia greca della parola bello, perché “la bellezza risplende nel cuore di colui che ad essa aspira più che negli occhi di colui che la vede”, sostiene in modo esaustivo Khalil Gibran.